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il risorgimenro rumeno 151


barbare, influenze dei popoli inferiori che fin’ora avevano rispettato. Questa fù la storia di Giorgio Şincai, allievo del Collegio di Propaganda, protetto del cardinale Stefano Borgia, ed autore della nuova «Cronaca» dei Rumeni e di Pietro Maior, che seguì gli stessi corsi dai chierici romani per esser poi tra i suoi un nemico dichiarato della corrente ultramontana e che, nella sua «Storia del principio dei Rumeni nella Dacia», dava un Vangelo ai credenti della nuova fede. Il terzo capo di questo movimento, Samuele Micu-Klein, aveva fatto i suoi studi a Vienna.

2. Un seguace di queste teorie, Giorgio Lazăr, fondava a Bucarest, già dal 1818, una scuola d’ingegneri, dove accorrevano anche allievi superiori in età a quella dello straordinario maestro, il quale con eloquenza da profeta parlava dei «discendenti del gran Cesare, del glorioso Aureliano, dell’eccelso Traiamo» che «giacciono adesso nelle più abiette capanne, sotto il giogo dell’ignoranza, ignudi, tristi e simili alle bestie» e del dovere di elevarsi fino al livello di quei nobilissimi avi.

3. In Tudor Vladimirescu (oriundo dal villaggio di Vlădimiri), figlio di poveri contadini, già capitano di ausiliari rumeni in servizio dei Russi, poi impiegato nell’amministrazione fanariota, Lazăr trovò un propugnatore delle sue idee che non l’aveva nè ascoltato, nè letto. Coi suoi «panduri», esercito rustico, ch’egli seppe disciplinar, percorse l’intiero paese per