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misero a dubitare di tutto. La repubblica spenta da’ barbari, dopo lunghi secoli su gli stessi ordini si rimise, che ’l censo de’ filosofi fosse il probabile, de’ matematici il vero: e si restituirono quasi tutte le arti e le discipline dell’onesto, del comodo e del piacere unano nell’antico loro perduto lustro, e in molte parti forse anche maggiore. Si sono ultimamente di nuovo sconvolti gli ordini, e si è occupato dal probabile il luogo del vero: si è invilito questo nome dimostrazione, trasportandosi ad ogni ragione, non che probabile, bene spesso apparente: e come egli avvenne de’ titoli, che quel di signore, che fu rifiutato, come troppo superbo, da Tiberio, usandosi poi dare ad ogni vilissimo uomo, ci ha fatto perdere la grave idea di cotal voce; così il vocabolo dimostrazione, dato a probabili e talora apertamente false ragioni, hacci profanato la venerazion della verità. Ora vediamo gli avanzi, senza computar i gran danni che arreca, e che molto maggiori ha di breve ad arrecare il senso propio fatto regolatore del vero, che non si leggono o rado si leggono gli antichi filosofi: perchè la mente è come un terreno, che per quanto sia di fecondo ingegno, se tuttavia non s’ingrassa con la varia lettura, a capo di tempo si sterilisce. E se talora alcuno se ne legge, si legge tradotto: perchè si stimano oggi inutili gli studj delle lingue, su l’autorità di Renato, che dicea: saper di latino non è saper più di quello che sapea la fante di Cicerone; e l’istesso intendendosi anche detto della greca: la coltura di queste due lingue ha fatto perdite considerabili, che amaramente deplora, con tutto che Franzese, il Dupino; perchè le due nazioni, una la più dotta, l’altra la più grande dei mondo, solamente con la lezione de’ loro scrittori ci potevano comunicare il loro spirito. Si pensano sì nuovi metodi, ma non si trovano nuove cose; ma bensì queste si prendono dagli Sperimentali, e s’apparecchiano in nuovi metodi: perchè il metodo è buono a ritrovare, ove tu possi disporre gli elementi col metodo; lo che ricsce unicamente nelle matematiche, e nelle fisiche ci vien negato affatto. Ma quel che più importa, si è introdtlto uno scetticismo inorpellato di verità; perchè d’ogni particolar cosa si fan sistemi, che vuol dire che non vi ha cosa comune in che si convenga, e dalla quale le particolari cose dipendano: ed avviene quel vizio che Aristotile1 nota negli uomini di mente corta, che d’ogni particolar evento determinano massime generali di vita. Si dee certamente obbligazione a Renato, che volle il proprio sentimento regola del vero; perchè era servitù troppo vile star tutto sopra l’autorità: gli si dee obbligazione, che volle l’ordine nel pensare; perchè già si pensava troppo disordinatamente con quelli tanti e tanto sciolti tra loro objicies primo, objicies secundo. Ma che non regni altro che ’l pro-

  1. II Rhet. cap. 17.