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120 de antiquissima

fossesi scritto d’opera sua: ed egli, uomo altrimente di riposatissimi affetti, risposemi che stimerebbe esser lui posto in obbligazion di render ragione di ciò che avrebbe scritto. Onde io, non per dolore di aggravio o di torto alcuno, ma perchè non mancassi all’obbligo mio, mi determinai al difendermi.

Di poi la maniera da me usatavi, a chiunque avrà letta quella Risposta, ogni altra cosa mostra fuorchè acerbezza; perchè fui sempre di sentimento che le cose appartenenti alle scienze trattar si debbano con sedatissima maniera di ragionare; ed appresso di me è grave argomento esser nulla o poco vere le cose ove si sostengono con istizza e con rabbia; ed osservo tuttavia ne’ costumi che chi ha potenza non minaccia, e chi ha ragione non ingiuria. Al più al più le filosofiche dispute, oltre a’ lavori della mente, non ammettono altro dell’animo, per ristorarsi di tempo in tempo del duro travaglio dell’intenzione, che certi piacevoli motti, i quali diano a divedere gli animi de’ ragionatori esser placidi e tranquilli, non perturbati e commossi; ed ove abbiamo a riprendere, vi entri a farlo la gravità, con la quale possiamo pungere civilmente, non offendere da villani; acciocché i filosofi, i quali contendono di cose che non soggiacciono all’appetito, si distinguano dal volgo, che difende le sue cose con la compassione e con l’ira. E ciò sia generalmente detto per la difesa del mio costume.

Ora passo alle cose; e mi sia lecito primieramente domandare, vostra buona licenza, se io non sieguo l'ordine della Replica vostra: prima, perchè tener dietro con un cammino non mai interrotto alle scritture degli avversarj, egli mi pare esser d'uomo pugnace, e che voglia più tosto opprimere l’oppositore che rintracciare la verità, alla quale non si tien dietro per ogni via, ma per quella assolutamente che permetton le cose: dipoi, perchè voi medesimi me ne fate ragione che non seguitaste l'ordine ch'io ho tenuto nella Risposta.

Vedo la vostra Replica in tutto contener quattro parti I. Una riprensione del ripartimento da me fatto della vostra censura, in confermazione del vostro detto, che in quel mio libro si esponga una Idea di Metafisica, non già una Metafisica già compita (pag. 108): II. L'opposizione delle cose che vi ho meditato (pag. 110): III. La confutazion delle origini che io adduco delle voci verum et factum, caussa et negocium, e di alquante altre (p. 115, 116): IV. Un desiderio della condotta che vorreste avessi io tenuta nel rintracciare l’antica filosofia degl’Italiani (pag. 118). A me sembra dar cominciamento a rispondervi da quella parte che poneste in ultimo luogo, dalla condotta: dipoi difendermi la distribuzione che feci della vostra censura: quindi confermare l’origini delle voci: e finalmente stabilire le cose che vi ho meditate; perchè primo in questa impresa fu il consiglio della condotta, alla quale poi seguì l’opera; e l’origini debbon precedere, che mi diedero occasione di meditare le cose.