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In più luoghi delle S. Scritture Voi troverete prescritta e lodata la giusta uniformità dei pesi e delle misure. E per citarvene alcuni, Vi invito a leggere nel Deuteronomio (c. 25. v. 15.) Tu non avrai che un sol peso giusto e vero; nè riterrai presso di te che una sola e fedele misura. — Nei Proverbii (c. 20. v. 23) Iddio abbomina pesi diversi, e una stadera dolosa. — Nell’Ecclesiastico (c. 42. v. 4.) Vi sia l’eguaglianza della stadera, e dei pesi. — In Isaia (c. 28. v. 8. e 17.) Nella misura contro misura, quando verrà rigettata, la giudicherai. Porrò nel peso il giudizio, e nella misura la giustizia. — Nell’Evangelista Matteo (c. 7. v. 2.) Quella misura che usate cogli altri verrà usata con voi.

Nè crediate, o V. F., che l’occuparsi di simili studi ed ammaestramenti per istruire gl’idioti, e salvarli dalle frodi disdica al Sacerdozio, quando esso adempia a tutti gli altri suoi sacri doveri, e rigetti da sè ciò tutto che pecchi di mestiere profano e di sordido lucro; giacchè nel Testamento vecchio leggiamo (Paralip. c. 25. v. 29.) che Davide avea ordinato ai Leviti di vegliare sopra ogni peso e misura; e nel Testamento nuovo, come già diceavi, troviamo in più luoghi rappresentato colle parabole il nostro Salvatore che si degna presiedere alla distribuzione delle paghe, alla visita dei terreni, al rendiconto dei fattori, al premio o castigo dei commercianti ai quali erano date le monete pel traffico.

Ciò premesso, valendomi ora delle espressioni stesse della lodata Circolare Ministeriale, io non dubito punto che alcuno di Voi, o V. F., sia per rifiutarsi di prendere una parte attiva nell’insegnamento del sistema metrico decimale, che debb’essere in piena osservanza coll’aprirsi del p. v. anno 1850. Quanto minore è il tempo che resta per istruire il popolo, tanto maggiore dev’essere l’attività di chi lo ammaestri nel nuovo sistema dei pesi e delle misure, il quale abbracciando gl’interessi d’una intera popolazione vuol essere il più che si può conosciuto, affine di evitare le frodi che il più scaltro potrebbe commettere a danno del più semplice.

Io v’inculco pertanto, o V. F., in nome anche del Ministro di Sua Maestà, di mettervi d’accordo coi Maestri Comunali per la istituzione di scuole serali e domenicali, profittando particolarmente delle ore, in cui terminati gli uffizii divini, ogni individuo può senza incomodo assistere alle lezioni; e dove manchi il Maestro, vi prego di supplire colla religiosa vostra sollecitudine. Per tale oggetto vi accompagno con questa mia Cir-