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vero la luce riflessa dagli specchi o da altri corpi tersi, e poscia s’allontani lo sguardo dal sole, l’impressione dello splendore rimane negli occhi, sì che tutti gli oggetti che guardiamo appariscono prima gialli, poi rossi, verdi, cerulei, e si veggono così alterati fino a che quell’impressione si conserva nei nostri occhi.»1 Conobbe poi che anche l’immagine d’un corpo incandescente può produrre effetti simili, componendosi colle immagini d’altri corpi. Scrisse infatti che se si guardi un carbone quando è fatto candido per l’azione del fuoco, e poscia si volga altrove lo sguardo, tutte le cose si vedranno prima gialle, poi verdi, e finalmente cerulee.2 Avverte inoltre che se si chiudono gli occhi dopo avere per lungo tempo guardato il sole, l’immagine di quest’astro si vede gialla, poi verde, quindi di color ceruleo, e cerulea scomparisce.3

14. È però da notare, che in autori più antichi del Porta si trovano alcune avvertenze intorno ai colori che rimangono nell’occhio dopo cessata l’azione diretta del lume esterno sulla retina. Aristotele dice, che se si fissi lo sguardo al sole o ad altro corpo rilucente, e poscia si volgano gli occhi ad altro oggetto, comparisce su questo in direzione della vista un color simile all’osservato da prima, il quale poi trasformasi in rosso, indi in paonazzo e finalmente volge al bruno e dileguasi4. Alhazen, illustre ottico arabo, mostrò di ben conoscere che quando, do-

  1. De refr. opt. lib. VII, prop. 10.
  2. De refr. opt. lib. IX, prop. 65.
  3. De refr. opt. lib. IX, prop. 6.
  4. Aristot. Liber De insomniis.