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v.187 libro ventesimo 199

E a Marte di cittadi atterratore.
Così di qua, di là deliberando
Siedono i Divi, e niuna parte ardisce,
Benchè Giove gli sproni, aprir la pugna.190
   E già tutto d’armati il campo è pieno,
E di lampi che manda il riforbito
Bronzo de’ cocchi e de’ guerrieri, e suona
Sotto il fervido piè de’ concorrenti
Eserciti la terra. Ed ecco in mezzo195
Affrontarsi di pugna desïosi
Due fortissimi eroi, d’Anchise il figlio
Ed Achille. Avanzossi Enea primiero
Minacciando e crollando il poderoso
Elmo, e proteso il forte scudo al petto,200
La grand’asta vibrava. Ad incontrarlo
Mosse il Pelíde impetuoso, e parve
Truculento lïone alla cui vita
Denso stuol di garzoni, anzi l’intero
Borgo si scaglia: incede egli da prima205
Sprezzatamente; ma se alcun de’ forti
Assalitor coll’asta il tocca, ei fiero
Spalancando le fauci si rivolve
Colla schiuma alle sanne; la gagliarda
Alma in cor gli sospira, i fianchi e i lombi210
Flagella colla coda, e sè medesmo
Alla battaglia irrita: indi repente
Con torvi sguardi avventasi ruggendo,
Di dar morte già fermo o di morire:
Tal la forza e il coraggio incontro al franco215
Enea sospinser l’orgoglioso Achille,
E giunti a fronte, favellò primiero
Il gran Pelíde: Enea, perchè tant’oltre
Fuor della turba ti spingesti? Forse
Meco agogni pugnar perchè su i Teucri220]