Pagina:Iliade (Monti).djvu/448

v.998 libro decimosesto 115

Rattenuta la foga, e in cor dubbiava
Se spronarli dovesse entro la mischia
Novellamente, e rinfrescar la pugna,1000
O chiamando a raccolta entro le mura
L’esercito ridurre. A lui nel mezzo
Di questo dubbio appresentossi Apollo,
Tolte d’Asio le forme. Era d’Ettorre
Zio cotest’Asio ad Ecuba germano,1005
E nondimeno ancor di giovinezza
Fresco e di forze, di Dimante figlio,
Che del frigio Sangario in su le rive
Tenea suo seggio. La costui sembianza
Presa, il nume sì disse: Ettor, perchè1010
Cessi dall’armi? È d’un tuo pari indegna
Questa desidia. Di vigor vincessi
Io te quanto tu me! ben io pentirti
Farei del tuo riposo. Orsù, converti
Contra Patróclo que’ destrieri, e trova1015
D’atterrarlo una via: fa che l’onore
Di questa morte Apollo ti conceda.
   Disse; e di nuovo il Dio nel travaglioso
Conflitto si confuse. In sè riscosso
Ettore al franco Cebrïon fe’ cenno1020
Di sferzargli i destrieri alla battaglia:
Ed Apollo per mezzo ai combattenti
Scorrendo occulto seminava intanto
Tra gli Achei lo scompiglio e la paura,
E fea vincenti col lor duce i Teucri.1025
Sdegnoso Ettorre di ferir sul volgo
De’ nemici, spingea solo in Patróclo
I gagliardi cavalli, e ad incontrarlo
Diè il Tessalo dal cocchio un salto in terra
Coll’asta nella manca, e colla dritta1030
Un macigno afferrò aspro che tutto