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6 iliade v.153

Il pudor svegli e del disnor la tema.
Grande è il certame che s’accese: il prode
Ettore è quegli che le navi assalta,155
E le porte già ruppe e l’alta sbarra.
   Da questi di Nettunno acri conforti
Incoraggiate le falangi achee
Si strinsero agli Aiaci in sì bel cerchio,
Che stupito n’avría Marte e la stessa160
Minerva de’ guerrieri eccitatrice.
Questo fior di gagliardi il duro assalto
De’ Troiani e d’Ettór fermo attendea,
Come siepe stipando ed appoggiando
Scudo a scudo, asta ad asta, ed elmo ad elmo165
E guerriero a guerrier; sì che gli eccelsi
Cimier su i coni rilucenti insieme
Confondean l’onda delle chiome equine.
Così densati procedean di punta
Contra il nemico questi forti, ognuno170
Nella robusta mano arditamente
Bilanciando il suo telo, e di dar dentro
Tutti vogliosi. Fur primieri i Teucri
Stretti insieme a far impeto precorsi
Dall’intrepido Ettór, pari a veloce175
Rovinoso macigno che torrente
Per gran pioggia cresciuto da petrosa
Rupe divelse e spinse al basso; ei vola
Precipite a gran salti, e si fa sotto
La selva risonar; nè il corso allenta180
Finchè giunto alla valle ivi si queta
Immobile. Così pel campo Ettorre
Seminando la strage, infino al mare
Penetrar minacciava, e senza intoppo
Fra le navi cacciarsi e fra le tende.185
Ma come a fronte ei giunse della densa