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v.43 libro undecimo 261

Candidissimi colmi, e un altro in mezzo
Di bruno acciar. Su questo era scolpita
Terribile gli sguardi la Gorgone45
Col Terrore da lato e con la Fuga,
Rilievo orrendo. Dallo scudo poscia
Una gran lassa dipendea d’argento,
Lungo la quale azzurro e sinuoso
Serpe un drago a tre teste, che ritorte50
D’una sola cervice eran germoglio.
Quindi al capo diè l’elmo adorno tutto
Di lucenti chiavelli, irto di quattro
Coni e d’equine setole con una
Superba cresta che di sopra ondeggia55
Terribilmente. Alfin due lance impugna
Massicce, acute, le cui ferree punte
Mettean baleni di lontano. Intanto
Giuno e Palla onorando il grande Atride
Dier di sua mossa con fragore il segno.60
   All’auriga ciascuno allor comanda
Che parati in bell’ordine sostegna
Alla fossa i destrier, mentre a gran passi
Chiuse nell’armi le pedestri schiere
Procedono al nemico. Ancor non vedi65
Spuntar l’aurora, e d’ogni parte immenso
Romor già senti. Come tutto giunse
L’esercito alla fossa, immantinente
Fur cavalli e pedoni in ordinanza,
Questi primieri e quei secondi. Intanto70
Giove dall’alto romoreggia, e piove
Di sangue una rugiada, annunziatrice
Delle molte che all’Orco in quel conflitto
Anime generose avría sospinto.
   D’altra parte i Troiani in su l’altezza75
Si schierano del poggio. In mezzo a loro