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menticando mai, negli appelli alla “santa battaglia„ per le rivendicazioni politiche, le donne lavoratrici. La lotta è formidabile, tutte le forze proletarie sono necessarie, se si vuole davvero la vittoria. Perchè dunque i socialisti italiani — ed essi soli — saranno così prodighi, da regalarne la metà alla classe nemica?

ANNA KULISCIOFF.


“La parola è all’imputato!„ E l’imputato è qui in carne ed ossa. Perchè, se il pensiero fondamentale della risposta al Comitato femminile fu concordato coi colleghi — e poteva esprimersi con la sobrietà, se non proprio con le parole, con cui il mio Pubblico Ministero lo ha qui sopra riassunto — lo svolgimento, le righe incriminate, tutto ciò, insomma, che nel documento corpo di reato potè dar luogo a una polemica, appartiene esclusivamente a chi l’ha scritto, sottoscritto e, da sè solo, a pieni voti collaudato.

Me me adsum — dunque — qui feci; in me, adirate e adorate compagne, convertite ferrum! Non vi sono altri responsabili. L’infamia è d’un solo.

Il quale osserva subito questo: se la replica di Anna Kuliscioff, anzichè essere di una donna, la cui fede e le cui battaglie son note, fosse venuta dal Comitato del suffragio femminile, che si trincerò nel più eloquente silenzio; se tale replica potesse apparire l’espressione dei sentimenti e dei propositi di un gran numero di donne, e di donne italiane; lo scrivente, fossero anche le staffilate, sul suo groppone socialista, state cento volte più fiere, si compiacerebbe altamente di averle provocate.

Perocchè — in cotesto caso — esse significherebbero che le ragioni, per le quali dell’immediata — non si dimentichi mai questo aggettivo — ammessione delle donne italiane al suffragio il partito socialista non saprebbe, crediamo, essere entusiasta; quelle ragioni avrebbero perduto buona parte del loro valore. E significherebbero quell’avvento della femminilità lavoratrice in grande massa nel movimento di classe, che è uno dei più fervidi dei nostri desiderî ed auspicî.