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196 | il vicario di wakefield. |
nelle spalle piena di rossore e di tema. Ma la Sofia che pochi momenti prima l’aveva creduto suo, vedendo ora di quanto immenso tratto la fortuna glielo allontanasse, e com’ella rimanesse fuor d’ogni sua più cara speranza, non sapeva in che modo nascondere le lagrime che le si affollavano sotto della palpebra.
“Ah signor mio!” disse con voce tremante mia moglie; “come debbo io sperare il vostro perdono? Lo scherno col quale v’insultai l’ultima volta ch’io ebbi l’onore di vedervi in mia casa, non può essere mai perdonato. Que’ maligni scherzi fur troppi.”
“Buona donna,” rispose egli sorridendo, “a’ vostri scherzi ebbi pur io le mie risposte, e il dica tutta la brigata s’io non vi resi pan per focaccia. A dir vero, io non ho di presente in dispetto persona alcuna, se non quel fellone che tanto spaventò questa mia povera fanciulla. Ma non mi bastò tempo per poterlo squadrare da capo a fondo, sicchè non saprei darne indizio veruno al giudice. Pure lo conosceresti tu, se ’l vedessi, o Sofia?” — “Nol so di certo, o signore; ma e’ mi sovviene ch’egli aveva un gran lividore al di sopra del ciglio.”
Stava Jenkinson udendo; e saltato in mezzo domandò se colui fosse di capelli rossi. E la Sofia rispondendo che sì; egli chiese al signor Guglielmo se gli fossero parute assai lunghe le gambe di quello scellerato. Disse il baronetto non sapere della lunghezza, ma della velocità sì bene, avendolo colui superato nello stracorrere; cosa di cui pochi erano capaci.
“Ebbene,” gridò allora Jenkinson, io lo conosco il ribaldo. Egli è desso fuor d’ogni dubbio; lo scorridore più lesto di tutta l’Inghilterra, quegli che vinse alla corsa il famoso Pinwire di Newcastle. Egli si noma Timoteo Baxter; e so ancora dove egli adesso si sarà appiattato. Se vossignoria comandasse al carceriere di lasciarmi uscire con due birri, che sì che in men d’un’ora io qui lo strascinerei!”