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grazie tu al mio buon salvatore? I valorosi dovrebbono sempre mai amarsi l’un l’altro.”

Ma colui attonito tuttavia e taciturno non s’attentava d’innalzare lo sguardo. S’avvide l’altro d’essere da lui riconosciuto; e prese maniere convenienti alla nativa sua dignità, fe cenno al mio figliuolo che s’accostasse. Non mi venne mai veduta in mia vita tanta maestà quanta ne apparve allora su quel nobile aspetto. Quel filosofo che dice non esservi oggetto più venerando di un uomo giusto che combatta colla sventura, s’inganna; perocchè degno di maggiore ammirazione è quello di un altro giusto che vola a soccorrere il primo.

Com’ebbe egli guardato con alquanto sussiego il mio figliuolo, così prese a dire: “Ti colgo, o giovane sconsigliato, nello stesso delitto....”

Fu qui impedito dal proseguire da un servo del carce. riere, venuto ad informarci come una persona d’alto affare, giunta con più valletti ed in carrozza alla città, inviava i saluti al gentiluomo ch’era in nostra compagnia, e chiedeva di sapere quand’egli avesse destinato di accoglierlo.

“Digli che aspetti,” rispose quegli, “finchè avrò ozio per riceverlo.”

Poi rivolgendosi a Giorgio continuò così: “Ti veggo reo della stessa colpa per cui già un’altra volta ti ho colmato di severe rampogne, e per cui la legge ti appresta ora giustissimo punimento. Tu fai pensiero, che disprezzando tu la tua vita, ti sia permesso anche di toglierla altrui. Ma vi ha forse differenza alcuna tra il duellante che mette a repentaglio una vita spregiata, e ’l sicario il quale ferisce a tradimento e con più sicurezza? Varrà egli a rendere meno detestabile la frode del biscazziere, il dire ch’egli aveva tenuta la posta con una girella d’ottone?”

“Ahi signore!” esclamai io, “chiunque voi siate, prendavi pietà d’un povero giovinetto sviato che peccò per obbedire ad una madre offesa, la quale nell’amarezza del dolore scongiurollo, per tutto quanto v’ha di più sacro per