Pagina:Il vicario di wakefield.djvu/201

192 il vicario di wakefield.

del dolore cagionatogli dall’avuta percossa che certo a me parve di non leggiera offesa. E però ultimamente destò a compassione il signor Burchell, il quale ad istanza scambiollo con un altro ad un’osteria ove posammo.”

“Ben venga,” dissi io, “ben venga, la mia figliuola; e sia il ben tornato e mille volte benedetto il valoroso liberatore di lei. Povero accoglimento possiamo farvi, o miei cari; ma non con povera esultazione il cuore vi riceve. E tu che la salvasti, o Burchell, se la mia fanciulla a te pare ricompensa alcuna a tanto favore, ella è tua. Se non isdegni di scendere ad accasarti con una misera famiglia quale è la mia, prendila; ed abbiti l’acconsentimento di lei, poichè il cuore già ne hai, siccome ancora il mio possiedi. Perdona s’io ’l dico, ma ella è un tesoro. E non è il vanto ch’altri le dà di bellezza che a me la fa sembrare preziosa, ma sì bene l’anima bellissima di quella vergine.”

“Ma tu sai pure,” rispose egli, “con che strema povertà fortuna mi angustia, e come io non potrei mantener bene la donna com’ella merita.”

“Se questa tua obbiezione, o Burchell, è diretta a scansare la mia profferta, non dico più nulla. Ma niun uomo, ch’io mi sappia, più degno della mano della fanciulla, di quel che tu ’l sia. E s’io fossi in istato di riccamente dotarla, e mille ne fossero i pretensori, la mia scelta non cadrebbe che sull’onesto e bravo Burchell; ed avrei per allogata ottimamente la figliuola mia.”

A queste parole egli non rispose nè un motto: ed io stimai essere quel suo silenzio un mortificante rifiuto. Poi domandò se fosse lecito di farsi apportare dalla vicina bettola alcuni rinfreschi; ed udito che sì, fece ordine pel miglior desinare che mai si potesse in fretta in fretta imbandire, con dodici fiaschi del miglior vino ed alcuno cordiale per ristorare me, sogghignando e dicendo volere egli per una volta in vita fare il largo e lo spendereccio, e, quantunque in una prigione, pigliarsi buon tempo, co-