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città dell’antica Grecia, le quali in altri tempi sovvennero ed accolsero i miseri costretti da guerre, od altro luttuoso infortunio ad abbandonare la patria loro, ma certi di trovar soccorso ed asilo presso i loro virtuosi fratelli, che come essi eran figli di grande, e generosa nazione.

L’incontro, che ebbero i due magistrati di Perugia nella visita fatta a mons. vescovo di Foligno, è curioso e interessante. Era ivi un ecclesiastico della branca degli esaltati assolutisti. Appena intese l’oggetto della loro spedizione, anzichè far eco ai ringraziamenti del prelato, cominciò ad esclamare, che il terremoto era il castigo de’ peccati de’ liberali. Il rimprovero di declamazione, e d’irrisione dato con tutta ragione all’ingegnosissimo Voltaire, e a molti de’ suoi contemporanei, può ora medesimamente darsi da noi a tutti gli esaltati del contrario partito, e per dimostrarci imparziali, anche a non pochi del nostro. Chiamò l’avversario peccato gravissimo il notturno canto delle parole, che ora riferiremo:

È meglio di morir sotto i mattoni,
          Che star sotto il cappello a tre cantoni.