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Andrea Sperelli accese una sigaretta. Ad onta de’ conati, egli non riesciva a inghiottire il cibo, a vincere la ripugnanza dello stomaco agitato in sommo da un orribile tremolio. Quando il Secìnaro gli versava il vino, egli beveva insieme il vino e il tossico.
A un certo punto, il principe, sebbene fosse assai poco sottile, ebbe un dubbio; guardò l’antico amante di Elena. Questi non dava, oltre la disappetenza, altro segno esteriore di turbamento; gittava all’aria, con pacatezza, i nuvoli di fumo e sorrideva del solito suo sorriso un po’ ironico al narratore giocondo.
Il principe disse:
― Oggi ella verrà da me, per la prima volta.
― Oggi? A casa tua?
― Sì.
― È un mese eccellente questo, a Roma, per l’amore. Dalle tre alle sei pomeridiane ogni buen retiro nasconde una coppia...
― Infatti ― interruppe Galeazzo ― ella verrà alle tre.
Ambedue guardaron l’orologio. Andrea chiese:
― Vogliamo andarcene?
― Andiamo ― rispose Galeazzo, levandosi.
― Faremo la via Condotti insieme. Io vado per fiori al Babuino. Dimmi tu, che sai: quali fiori preferisce?
Andrea si mise a ridere; e gli venne alle labbra un motto atroce. Ma disse, incurantemente:
― Le rose, una volta.
D’innanzi alla Barcaccia, si separarono.
La piazza di Spagna, in quell’ora, aveva già una deserta apparenza estiva. Alcuni operai restauravano