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Morte flagellatrice. Su la faccia impudica della luna correva una nuvola nera, mostruosa, disegnata con un vigore e un’abilità degni della matita d’O-Kou-sai; l’attitudine della tetra corifea, l’espression del suo teschio dalle orbite vacue erano improntate d’una vitalità mirabile, d’una spirante realità non mai raggiunta da alcun altro artefice nella figurazione della Morte; e tutta quella sicinnide grottesca di scheletri slogati in gonne discinte, sotto le minacce della sferza, rivelava la tremenda febbre che aveva preso la mano del disegnatore, la tremenda follia che aveva preso il suo cervello.

― Ecco il libro che ha inspirato questo capolavoro a Francis Redgrave. Un gran libro!... Il più raro tra i rarissimi... Non conoscete voi Daniel Maclisius?

Lord Heathfield porse allo Sperelli il trattato De verberatione amatoria. Si accendeva sempre più, ragionando di piaceri crudeli. Le tempie calve gli s’invermigliavano e le vene della fronte gli si gonfiavano e la bocca gli s’increspava, un po’ convulsa, ad ogni tratto. E le mani, le mani odiose, gestivano con gesti brevi ma concitati, mentre i gomiti rimanevano rigidi, d’una rigidezza paralitica. La bestia immonda, laida, feroce appariva in lui, senza più veli. Nell’imaginazione dello Sperelli sorgevano tutti gli orrori del libertinaggio inglese: le gesta dell’Armata Nera, della black army, su pe’ marciapiedi di Londra; la caccia implacabile alle “vergini verdi„; i lupanari di West-End, della Halfousn Street; le case eleganti di Anna Rosemberg, della Jefferies; le camere segrete, ermetiche, im-