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amata, non aveva mai mai mai potuto dimenticarla! Aveva sentito, rincontrandola, tutta la sua passione insorgere con tal violenza che n’aveva avuto quasi terrore: una specie di terrore ansioso, come s’egli avesse intravisto, in un lampo, lo sconvolgimento di tutta la sua vita.„

― Tacete! Tacete! ― disse Elena, con il volto atteggiato di dolore, pallidissima.

Andrea seguitava, sempre in ginocchio, accendendosi nell’imaginazione del sentimento. ― “Egli aveva sentito trascinar via da lei, in quella fuga improvvisa, la maggior e miglior parte di sè. Dopo, egli non sapeva dirle tutta la miseria dei suoi giorni, l’angoscia de’ suoi rimpianti, l’assidua implacabile divorante sofferenza interiore. La tristezza cresceva, rompendo ogni diga. Egli n’era sopraffatto. La tristezza era per lui in fondo a tutte le cose. La fuga del tempo gli era un supplizio insopportabile. Non tanto egli rimpiangeva i giorni felici quanto si doleva de’ giorni che ora passavano inutilmente per la felicità. Quelli almeno gli avevan lasciato un ricordo: questi gli lasciavano un rammarico profondo, quasi un rimorso... La sua vita si consumava in sè stessa, portando in sè la fiamma inestinguibile d’un sol desiderio, l’incurabile disgusto d’ogni altro godimento. Talvolta lo assalivano impeti di cupidigia quasi rabbiosi, disperati ardori verso il piacere; ed era come una ribellion violenta del cuore non saziato, come un sussulto della speranza che non si rassegnava a morire. Talvolta anche gli pareva d’esser ridotto a nulla; e rabbrividiva innanzi ai grandi abissi vacui del suo essere: di tutto l’incendio