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Ella titubò. Pareva che le fosse discesa pel volto una lieve ombra. Rispose:

― Domani, se ci sarà sole, verrò con Delfina su la piazza di Spagna, verso mezzogiorno.

― E se il sole mancasse?

― Sabato sera, andrò dalla contessa Starnina...

La musica ricominciava. Il primo tempo esprimeva un lottar cupo e virile, pieno di vigore. La Romanza esprimeva un ricordarsi desioso ma assai triste, e quindi un sollevarsi lento, incerto, debole, verso un’alba assai lontana. Una chiara frase melodica si svolgeva con profonde modulazioni. Era un sentimento assai diverso da quel che animava l'Adagio del Bach: era più umano, più terreno, più elegiaco. Passava in quella musica un soffio di Ludovico Beethoven.

Andrea fu invaso da una così terribile ansia che temè di tradirsi. Tutta la dolcezza di prima gli si convertì in amarezza. Egli non aveva la conscienza esatta di questo suo nuovo sofferire; non sapeva raccogliersi nè dominarsi; ondeggiava perduto fra la duplice attrazion feminile e il fascino della musica, da nessuna delle tre forze penetrato; provava, dentro, un’impressione indefinibile, come d’un vuoto in cui risonassero di continuo grandi urti con un’eco dolorosa; e il suo pensiero si spezzava in mille frammenti, si sconnetteva, si disfaceva; e le due imagini feminili si sovrapponevano, si confondevano, si distruggevano a vicenda, senza ch’egli potesse giungere a separarle, senza ch’egli potesse giungere a definire il suo sentimento verso l’una, il suo sentimento verso l’altra. E a fior