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Ma perchè mi riprende la tristezza? E perchè le memorie mi dànno pena? E perchè di tratto in tratto la mia rassegnazione è scossa? È inutile lamentarsi sopra una tomba; e il passato è come una tomba che non rende più i suoi morti. Dio mio, fa tu ch’io me ne ricordi una volta per sempre!

Francesca e ancora giovine, e conserva ancora quella sua bella e franca giovialità che in collegio aveva un fascino così strano sul mio spirito un po’ oscuro. Ella ha una grande e rara virtú: è gaja, ma sa intendere i dolori altrui e sa anche lenirli con la sua misericordia consapevole. Ella è, sopra tutto, una donna intellettuale, una donna d’alti gusti, una dama perfetta, un’amica che non pesa. Si compiace forse un po’ troppo dei motti e delle frasi acute, ma le sue saette hanno sempre la punta d’oro e son lanciate con una grazia inimitabile. Certo, fra quante signore mondane ho conosciute, ella è la più fine; fra le amiche, è la prediletta.

I figli non le somigliano molto, non sono belli. Ma la bimba, Muriella, è assai gentile; ha un riso chiaro e gli occhi della madre. Ha fatto gli onori di casa a Delfina con una compitezza di piccola dama. Ella, certo, erediterà la “gran maniera„ materna.

Delfina sembra felice. Ha esplorata già la maggior parte del giardino, è andata giú fino al mare, è discesa per tutte le scale; è venuta a raccontarmi le meraviglie, ansando, divorando le parole, con negli occhi una specie di barbaglio. Ella ripeteva spesso il nome della nuova