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I.


Erma quadrata, le tue quattro fronti
sanno mie novità meravigliose?
Spirti, cantando, da le sedi ascose
partono del mio cor leggieri e pronti
 
5Il cor mio prode tutte impure fonti
serrò, cacciò da se tutt’altre cose
impure, tutte fiamme obbrobriose
domò, ruppe all’assedio tutti i ponti.
 
Spirti, cantando, salgono. Ben odo
10io l’inno; e inestinguibile, possente,
del periglio di me mi prende un riso.
 
Pallido sì ma come un re, io godo
sentir nel core l’anima ridente,
mentre il già vinto Mal rimiro fiso.


II.


L’anima ride li amor suoi lontani
mentre fiso rimiro il Mal già vinto
che in quei di foco intrichi aveami spinto
come in boschi nudriti da vulcani.
 
5Or ne ’l gran cerchio de’ dolori umani
entra, novizia in veste di jacinto,
dietro lasciando il falso laberinto
ove i belli ruggían mostri pagani.
 
Non più sfinge con unghie auree l’abbranca,
10non górgone la fa pietra restare,
non sirena per lunga ode l’incanta.
 
Alta, in sommo del cerchio, un’assai bianca
donna, con atto di comunicare,
tien fra le pure dita l’Ostia santa.