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ma trovar lo spazio intercostale, non la costa. D’intorno, il silenzio pareva più profondo; tutti gli astanti avevano conscienza della volontà micidiale che animava que’ due uomini; e l’ansietà li teneva, e li stringeva il pensiero di dover forse ricondurre a casa un morto o un morente. Il sole, velato dalle pecorelle, spandeva una luce quasi lattea; le piante, or sì or no, stormivano; il merlo fischiava ancora, invisibile.

― A loro!

Il Rútolo si precipitò sotto misura, con due giri di spada e con una botta in seconda. Lo Sperelli parò e rispose, facendo un passo indietro. Il Rútolo incalzava, furioso, con stoccate velocissime, quasi tutte basse, non accompagnandole più con i gridi. Lo Sperelli, senza sconcertarsi a quella furia, volendo evitare un incontro, parava forte e rispondeva con tale acredine che ogni sua botta avrebbe potuto passar fuor fuora il nemico. La coscia del Rútolo, presso l’inguine, sanguinava.

― Alt! ― tuonò il Santa Margherita quando se n’accorse.

Ma in quell’attimo appunto lo Sperelli, facendo una parata di quarta bassa e non trovando il ferro avversario, ricevè in pieno torace un colpo; e cadde tramortito su le braccia del Barbarisi.

― Ferita toracica, al quarto spazio intercostale destro, penetrante in cavità, con lesione superficiale del polmone ― annunziò nella stanza, quand’ebbe osservato, il chirurgo taurino.