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Anno XIV. 4 Settembre 1915. Num. 35-36.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Buscido, il codice etico dai Giapponesi. — L’esplorazione delle Catacombe di Roma (continuazione e fine vedi num. 33-34.
Religione. —Vangeli delle domeniche XIV dopo la Pentecoste e I dopo

la decollazione.

Perché vince il nostro Esercito. — Da «La Valle d’Intelvi».
Beneficenza. —Opera Pia Catena.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.


Educazione ed Istruzione


Buscido, il codice etico dai Giapponesi


Il Giappone possiede nel Buscido un codice etico, di cui fu difficile formarsi un’idea per la mancanza di libri adatti che lo illustrassero.

Letteralmente la parola Buscìdo significa maniere cavalleresche militari, cioè «precetti di cavalleria»; perché in sostanza il Buscìdo una raccolta di massime che i nobili guerrieri, o Samurai, dovevano osservare nella loro vita ordinaria e nella loro professione di guerrieri. Tuttavia non si deve credere che il Buscìdo rappresenti semplicemente il vecchio codice cavalleresco della nobiltà giapponese; esso è più altamente comprensivo, e può definirsi come l’equivalente giapponese di ciò che le nazioni cristiane chiamerebbero Verità Infinite come la cristallzzazione per così dire, dei principii morali di tutti gli insegnamenti religiosi. Buscìdo è l’«Anima del Giappone» la quale produce e vivifica ogni forma e ogni espressione delle religioni giapponesi.

Per quanto diverse siano le sette, un vincolo comune le ricollega al Buscido; dacchè in esso sta scevra da dogmi, la vitalità fondamentale donde è derivata tutta la parte morale della religione indipendentemente dalla credenza nel divino: esso insegna gli elementi di ogni vera virtù, la rettitudine in pensiero e in azione.

Quali sono le origini del Buscìdo? Anzitutto fu il Buddismo a suggerire un sentimento di serena fede nel fato, ima quieta rassegnazione all’inevitabile, una stoica compoStezza in presenza dei pericoli e delle calamità, incuranza della vita e famigliarifà con la morte.

Poi venne lo scintoismo, che fornì molti degli elementi mancanti nell’insegnamento buddistico; inculcò la fedeltà al sovrano, il ricordo riverente degli avi e la pietà filiale. Degno di nota è il fatto che nei templi scintoisti il posto d’onore è dato a uno specchio piano, inginocchiandosi davanti al quale i devoti vedono riflessa la propria immagine; l’atto della preghiera in questi templi equivale alla ingiunzione delfica «conosci te stesso.»

Al popolo giapponese lo scintoismo insegna a riguardare la patria come «qualche cosa di più del suolo donde si può estrarre oro e raccogliere cereali; essa è la residenza degli Dei, degli spiriti dei, nostri cielo maggiori; per loro l’Imperatore personifica sulla terra e ne riassume in sè la potenza e la clemenza».

Oltre a queste due importanti fonti del Buscido bisogna ricordare gli scritti di Confucio e di Mencio che formarono i principali libri di testo della gioventù giapponese. Quei due pensatori provvidero la massima parte delle dottrine strettamente etiche de Buscìdo. Quanto ai principii essenziali che il Buscìdo ne trasse e da cui risultò costituito, sono pochi e semplici.

In prima linea sta la Rettitudine o Giustizia, il più importante precetto del Samurai. I sotterfugi e le torte vie ripugnavano alla sua mente,

Accanto alla rettitudine c’è poi Giri, letteralmente Giusta Ragione, che finì per significare il dovere verso i genitori, i superiori, gli inferiori, la società in generale, e cosi via. La pietà filiale offre uno dei più notevoli esempi di Giri.

Il coraggio era ritenuto appena degno di prender posto fra le virtù, a meno che non fosse impiegato in una causa di giustizia. Confucio lo definisce spiegando nel modo negativo in lui abituale che cosa esso non è: «Il riconoscere ciò che è giusto e il non metterlo in pratica dinota mancanza di coraggio.»

Una forte distinzione è fatta fra il mero coraggio fisico ed il coraggio morale. Un principe Samurai disse una volta: «Lo slanciarsi nel più folto della mischia e farsi uccidere è una impresa abbastanza facile che il più rozzo degli uomini sa compiere, ma il coraggio vero sta nel vivere quando è giusto che si debba morire.» Non si parlava di «grande valore»