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234 IL BUON CUORE


questa superficie è maggiore sono precisamente quelli che crescono più rapidamente di popolazione e di potenza. La Francia ha il 16% di superficie coperta da boschi, è l’Italia quasi altrettanto; la Russia il 40% e la Germania il 24%. Il P4ortogallo non ha che il 6% del suo territorio coperto da boschi; nella Spagna la percentuale è del 3, e sopratutto la parte interna di questo paese è ridotta a un tale stato di nudità, che, secondo un noto proverbio, l’allodola, la quale attraversa la Castiglia, deve portarsi seco il becchime. Le cause del diboscamento sono diverse. La più importante proviene dalla civiltà stessa, la quale, facendo aumentare il valore del legname, ne facilita la vendita. Ma se il taglio dei boschi è una fonte di utile immediato, in seguito esso provoca una notevole diminuzione di reddito. Quando poi, accertata questa diminuzione, si vuol procedere al rimboscamento, ciò riesce difficile, non solo per le spese che si richiedono, ma anche perché si deve lottare contro l’ostilità degli abitanti delle rispettive regioni, i quali mal si adattano a cambiare il loro tenore di vita; in alcuni luoghi si videro i pastori opporsi a ogni tentativo di rimboscamento, distruggendo le piantagioni, sradì-calici° alberi tenerelli, incendiando intere foreste per procurarsi nuovi pascoli. Anche il regime politico influisce molto in que sta questione. E necessario diffondere la conoscenza de’la grande importanza e della grande utilità dei loschi. Quando tutti saranno convinti della verità del proverbio serbo il quale dice che «chi uccide un albero uccide un uomo tutti saranno unanimi nel reclamare, per la conservazione dei boschi e per il rimboschimento, leggi rigorose come quelle che furono emanate con tanto successo nella Svizzera.


Religione


Vangelo della Domenica X dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

In quel tempo uno della turba disse a Gesù: Maestro, ordina a mio fratello che mi dia la mia parte dell’eredità. Ma Gesù gli rispose: O uomo, chi ha costituito me giudice e arbitro tra voi? E disse loro: Guardatevi attentamente da ogni avarizia; imperocchè non sta la vita d’alcuno nella ridondanza dei beni che possiede. Eclisse una similitudine: Un uomo ricco ebbe un’abbondante raccolta nelle sue tenute; e andava discorrendo dentro di sè: Che farò ora che non ho dove.ritirare la mia raccolta? E disse: Farò così: Demolirò i miei granai, e ne fabbricherò dei più grandi: e vi radunerò tutti i miei beni, e dirò all’anima mia: O anima, tu hai messo da parte dei beni per moltissimi anni. Stolto, in questa notte è iidomandata a te l’anima tua: e quello che hai messo da parte, di chi sarà? Così avviene di chi tesoreggia per se stesso, e non è ricco per Iddio. (S. LUCA, Cap. 12).

Pensieri. Il Vangelo d’oggi ci richiama alla mente due classi -di persone; chi pensa a ricercare solo i beni} cella terra, perchè non crede nella vita futura chi, pur credendo alla vita futura, cerca i beni della terra con tanta avidità e tenacia, da far credere che alla vita futura non creda neppur egli.

Non è detto che l’uomo ricco ricordato nell’odierno Vangelo non credesse nella vita futura. Il suo linguaggio è però tale da far credere che non ci credesse. N’e’ suoi calcoli il pensiero di Dio, il pensiero del conto che si dovrà rendere a Dio per l’uso dei beni che abbiamo ricevuto sulla terra, non entra affatto. Godere e il suo scopo, è l’unica sua preoccupazione. Pur troppo si danno quelli che giustificano il loro attacco ai beni della terra col dire che in fondo sono i soli beni che l’uomo possa possedere. La vita presente, secondo essi, è la sola vita dell’uomo. Una volta morti, e morto tutto per noi. E’ un diritto quindi, è un dovere, il cercare di godere qui. E’ un inganno, è un tradimento, quello di coloro che consigliano alla pazienza, alla rassegnazione, in mezzo ai dolori e ai sacrifici della vita, dicendo: vi aspetta il paradiso: meno godete a questo mondo, più godrete all’altro. E’ questo il programma del socialismo, nell’atteggiamento che ha preso negli ultimi tempi. Per attirare a sè le masse popolari, le masse che lavorano, le masse più soggette alle privazioni della vita, loro dicono: siamo noi soli che provvediamo al vostro bene, alla, vostra felicità: la felicità va cercata sulla terra: cosa vi promettono i preti? Il paridiso; un’illusione, un’inganno. • E il popolo crede! Con qual conseguenza? Prima di tutto non è detto che cercando i mezzi della felicità su questa terra, i mezzi si trovino sempre: quanti ostacoli si trovano nell’invidia, nella concorrenza altrui, in disgrazie imprevedute, inevitabili! Ma si ammetta pure che questi beni si raggiungano; raggiunti i beni è raggiunta la felicità? Anche l’uomo ricco del Vangelo d’oggi aveva conseguito il possesso di molti beni; ne aveva più del bisogno; non sapeva dove metterli: si ripromette di godere in seguito; ma intanto è nella preoccupazione, nelle ansie, per pensare al modo di conservarli.... Anche la ricchezza ha i suoi fastidi, i fastidi di conservarla in mezzo a tanti pericoli di perderla, ai ladri, ai cattivi amministratori, alle disgrazie imprevedute. I ricchi hanno dei fastidi che i poveri non conoscono affatto. Ma vi è una disgrazia che tutte le previsioni non valgono a scongiurare: la ricchezza non impedisce nè scema quella disgrazia, anzi l’accresce: questa disgrazia è la morte! E’ ciò che toccò al ricco dell’odierno Vangelo. Egli era felice nella sovrabbondanza dei beni; egli non pensava che ad assicurarsi maggiormente la felicità nel futuro: stolto, gli gridò una voce superiore, que: sta notte ti sarà ridomandata l’anima: e quanto hai apparecchiato di chi sarà? Tutta la felicità che il mondo promette è una felicità che cessa, e può cessare anche improvvisamente. Questo pensiero attossica il piacere sul punto stesso in cui lo si gode, e lo attossica tanto più quanto più si è persuasi che il piacere della vita presente è il solo vero piacere.

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