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Anno XIV. 24 Luglio 1915. Num. 29-30.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Un prete patriota.
Religione. —Vangeli delle domeniche VIII e IX dopo la Pentecoste.
Beneficenza. —Per l’Asilo Infantile dei Ciechi Luigi Vitali.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.


Educazione ed Istruzione


Un prete patriota

Rievocazioni di un superstite dalle carceri austriache.


Giovedì mattina, giorno 15, alle ore 10, nel Tempio Civico di S. Sebastiano si svolse una commovente cerimonia, solenne e famigliare a un tempo.

Il venerando Sacerdote D. Enrico Vitali, il prete patriota ben trattegiato nel bell’articolo che riportiamo dal Corriere della Sera celebrò in forma privatissima la Messa di diamante.

Gli facevano degna corona sull’altare, il fratello mons. don Luigi, Rettore Onorario Consulente dell'Istituto dei Ciechi, i Conservatori del Tempio Mons. Belgéri, Ing. Paolo Cesabianchi e prof. Eugenio Pellini, Mons. Magistretti, proff. don Pensa della Biblioteca Ambrosiana e don Pietro Stoppani, Rettore effettivo dell’istituto dei Ciechi.

Un ristretto numero di congiunti e di devoti amici del celebrante assistettero al Divin Sacrificio fra le molte felicitazioni giunte al venerando sacerdote, va notata un’affettuosa dedica posta da S. E. il Cardinal Ferrari ad una sua fotografia e una lettera con sentite espressioni di stima e di compiacimento del Sindaco.

Il Buon Cuore si permette di presentare, benchè in ritardo voti rispettosi e sinceri.


Sessant’anni or sono il Rettore del tempio civico milanese di San Sebastiano, don Enrico Vitali, salive la prima volta. Altri tempi allora! Il clero ambrosiano, fatte poche eccezioni, era liberale; questa nobiltà di sensi patriottici nella gente Vitali era radicata come una tradizione di famiglia. Lo fu an-

che in seguito, quando l’italianità nel clero, prevalendo l’indirizzo dell’intransigenza clericale, s’andava facendo più difficile. Oggi che a tutti è dato, anche ai più ritrosi, inneggiare alla grandezza dell’Italia, don Enrico Vitali appare come inobile.esempio di coerenza. civile non mai disgiunta da una serena dignità sacerdotale.

Un’esistenza longeva; una bonaria modestia, che non chiese mai nulla, pure avendo sofferto in tempi lontani, quando l’Austria ci teneva il piede sul collo, ed il sospetto di patriottismo poteva condurre all’arresto immediato ed a maggiori guai.

A tanta distanza di tempo e di memorie, giova ricordare una pagina biografica di don Enrico Vitali.

La spia.

Il 20 maggio 1859 era avvenuta la battaglia di Montebello con la sconfitta degli austriaci. Il giorno dopo entravano in Milano, da porta Romana, molti feriti. Il popolo che si affollava per curiosità commentava l’evento, non dissimulando la gioia per la sconfitta degli stranieri. Tra i curiosi si trovava don Enrico Vitali. L’atteggiamento e le parole del giovane prete, che fu sempre conversatore spontaneo, tradivano i suoi sentimenti italiani. Un forastiero gli si fece vicino, entrando con lui in discorso politico improntato di schiettezza liberale. Era:una spia tirolese. Questa si mise ai fianchi del Vitali,, elo accompagnò fino sul corso Ticinese, presso una casa dove si sadunavano ogni sera molti sacerdoti di stampo liberale.

Il giorno dopo si presentano alla stesa casa due persone a cercare di don Enrico Vitali. Fu risposto che non abitava qui; che la sua dimora era in via Santa Croce. I due si recano al luogo indicato e didhiacono di aver l’ordine di condurre don Enrico a Santa Margherita.

S’immagini lo spavento della madre. L’arresto a quei tempi giustificava anche i timori estremi. La povera signora potè far avvisare don Giovanni Spagliardi, direttore delle carceri. Questi venne immantinente: e si assunse sotto la sua responsabilità di condurre il Vitali a S. Margherita; i due questurini avrebbero voluto seguirlo a distanza. Lo Spagliardi