Pagina:Il buon cuore - Anno XIV, n. 51 - 25 dicembre 1915.pdf/15


IL BUON CUORE 367


nel giornale la Perseveranza mise innanzi la proposta che l’Ospedale Maggiore, interamente sgombro di ammalati, fosse convertito nella sede del Palazzo di Giustizia, del quale si ha pure urgente bisogno in Milano. La proposta, discussa nei giornali cittadini, venne portata in seno della Società Letteraria, presente il proponente, vivamente festeggiato per l’interesse da lui preso nel richiamare l’attenzione del pubblico sui più importanti problemi cittadini, ma il quesito rimase insoluto. In via incidentale, vennero proposte altre soluzioni, quella principalmente che il grande fabbricato dell’Ospedale servisse alla raccolta di biblioteche e di musei, ove il pubblico, con larga rappresentanza di tutti i cittadini, si desse convegno, convertito l’ampio cortile in giardino, rallegrato da fiori ed ombre discrete. Ma tutti questi progetti urtano in due grandi inconvenienti; rompono la solenne tradizione dell’Ospedale nella storia milanese, e difficilmente le nuove destinazioni troverebbero nei vecchi locali dell’Ospedale l’assetto convehiente: diventerebbero necessarie riforme, adattamenti, demolizioni, ricostruzioni, col pericolo di compromettere l’antica struttura dell’edilizio, riuscendo una costruzione di ripieghi, dove esiste una costruzione organica imponente, per linee decise ed eleganti. Esponiamo la nostra opinione, che formata al vaglio di tutti gli elementi che entrano nella questione, ci si presenta non solo preferibile, ma di necessità assoluta. L’Ospedale si conservi Ospedale; si liberi dalle eccedenze degli ammalati, che ne hanno gravemente compromesse le sorti igienicamente, e hanno obbligato ad allargamenti ed aggiunte, che deturparono la bellezza delle primitive linee architettoniche artistiche. Fu deliberata, come già si disse, la costruzione di un nuovo grande ospedale alla periferia di Milano; furono già votati i fondi per raggiungere lo scopo. Là si raccolgano tutti gli ammalati in eccedenza nell’Antico grande Ospedale; si abbia la cautela di allontanare dal centro malattie di carattere contagioso, come la tubercolosi; si raccolgano là tutti gli ammalati del contado, appartenenti all’antico Ducato di Milano, che per fondazione hanno diritto ad essere accolti nell’Ospedale di Milano, e si limiti l’accoglienza nell’antico Ospedale ai soli milanesi, con malattie di carattere non contagioso.. Di quanti vantaggi questa soluzione sarebbe apportatrice! Si conserverebbe l’antica tradizione milanesi, di trovare l’Ospedale Maggiore dove i nostri antenati l’hanno posto: nella vita di un popolo e di una città a conservarne il vigore morale e il senso della dignità qual parte grande hanno le tradizioni! L’Ospedale maggiore sarebbe ancora la Cà grande, nel centro di Milano, con maggior comodo dei citta

dini, subito accolti come ammalati, subito introdotti come visitatori degli ammalati. Un altro gravissimo riflesso obbliga a conservar l’Ospedale maggiore dov’è. Molti padiglioni isolati in appendice all’Ospedale vennero costruiti al di là del Naviglio; sono padiglioni completi e perfetti nelle loro unità: ma hanno bisogno di una base comune, che li alimenti e li tenga uniti: questa base, questa nutrice comune, è l’Ospedale. Saranno richieste nel seguito delle modificazioni nel fabbricato: non saranno alterazioni, saranno liberazioni di parte arbitrariamente aggiunte; si potrà tornare un passo per volta, alla purezza, alla bellezza dell’antica costruzione del Filarete, come augurava il Chirtani. E’ consuetudine introdotta fin dal 1464 di tramandare ai posteri la memoria dei pii benefattori dell’Ospedale coi ritratti che vengono esposti al pubblico, ogni anno dispari, e nella ricorrenza della festa patronale dell’Annunziata il 25 Marzo. La consuetudine venne regolatamente disciplinata nel 1810, nel senso che i ritratti dovessero essere di mezza figura•per i benefattori che avessero legato al Luogo Pio un importo al di sotto delle lire 100,000. Attualmente i ritratti sono quasi trecento, dei quali uno attribuito a Tiziano, ed è quello del benefattore Marco Antonio Rezzonico, morto il 22 Maggio 1584. Sono ritratti e- • seguiti dall’Alder, dal Salomone, dall’Abbiati, dal Porta Andrea, del Biondi, dell’Appiani, dell’Haiec, dal Sogni, dal Focosi, dal Pagliano, dal Bertini, dal Tallone. E’ una raccolta pregevole, e forse unica in Europa. Nella ricorrenza di questa esposizione di quadri, che dura otto giorni, i milanesi accorrono tutti, attratti specialmente dalla curiosità di vedere i quadri dei benefattori, morti negli ultimi tempi: dove trovare un locale tanto ampio da raccogliervi una così numerosa ed imponente collezione, sempre in aumento; e d’altra parte, se l’Ospedale venisse adibito ad altri usi, come potrebbe in modo omogeneo, conveniente, ospitare ancora la collezione? Tutto concorre quindi a far conservare, dove è, l’attuale fabbrica dell’Ospedale Maggiore. Anzi, un nuovo ornamento di decoro dovrebbe aggiungersi alla costruzione artistica, che sarebbe a un tempo di decoro a tutta la città. L’idea non è mia: è di un amico, distinto patrizio milanese, amante di belle arti, e ne farei il nome se non temessi di fargli dispiacere. Dinnanzi all’Ospedale dovrebbe aprirsi una gran via, che, partendo dal corso di Porta Romana, allargando la via degli Osti, demolite alcune case di fianco all’Ospedale, a S. Stefano e nel Verziere, andrebbe a finire dinanzi all’attuale Palazzo di Giustizia: sarebbe una magnifica via, in mezzo a Milano, che darebbe aria e condegna prospettiva ad uno dei più splendidi monumenti della città, che è l’attuale Ospedale Maggiore. Un progetto iniziale di questa via trovasi già forse nel piano regolatore della città.