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IL BUON CUORE 366


pini, popolati di puppi e di uccelli, e per finimento un cornicione di mattoni di bellissima invenzione. L’Averlino lasciò la fabbrica dopo nove anni, nel 1465, pressochè condatta a termine sulla facciata a destra, sul lato verso S. Nazaro, e su un tratto verso il Naviglio, e incominciata all’interno, dove nella prima crociera si ricevevano già i malati sin dall’anno 1464. Tutto il terzo di destra del grande Ospitale fu terminato continuando il suo disegno; e questo tratto è più che sufficiente per ammirare l’edificio quale fu ideato da quel grande architetto. Collocandosi di fronte alla facciata, sul terzo di destra, bisogna incominciare col supporre tolti i muri che ingombrano le arcate del piano terreno alzato sopra un elevato basamento di pietra d’Angera; bisogna figurarsi sostituito all’insulso frontone di mezzo un frontispizio centrale analogo a quello che si 4 vede sulla facciata verso il Naviglio, ignominiosamente mascherata da orride costruzioni. Con queste due semplici modificazioni si ha dinnanzi l’Ospitale Maggiore di Milano, ideato dall’Averlino. Allora basta osservare partitamente la poetica giocondità di quel loggiato aperto, l’eleganza degli ornati, la leggiadra originalità della fascia, la ricchezza del finimenta, le bifore, che sembrano vaghe cesellature, per dire che forse mai la carità pubblica ha pensato di accogliere con più confortante sorriso d’amore e di arte i disgraziati che la povertà obbliga a ricoverarsi in un Ospedale. «L’architettura nei quattro cortiletti minori risultanti dalla crociera della sala dei malati, assai meno ricca, non è meno vaga che sulla facciata, per la bellezza dei loggiati e degli archi che sembrano star su per virtù di qualche cosa di vivo che anima la materia, tanto sono aggraziati e leggiadri, malgrado le rozze colonne». A questi cenni del Chirtani facciamo seguire quelli che trovansi nel volume La Beneficenza in Milano, che in parte ripetono e in parte completano i cenni dati, presentando il fabbricato dell’Ospedale quale trovasi attualmente. Il Filarete aveva disegnata ’dapprima la pianta, quasi un enorme rettangolo di_ metri 238 per 95, con nove cortili e con una grande Chiesa alla Vergine Annunciata, che doveva giganteggiare nel mezzo della Corte centrale; ma per economia fu semplificato il disegno non solo, ma edificata altresì solamente la parte a destra. Questa parte forma un quadrato perfetto, diviso in quattro da due braccia che si incrociano, dal che ne venne il nome di crociera: nel centro si innalza una cupola che dà aria e luce alle sale. I portici della facciata erano formati da archi semicircolari, appoggiati sopra colonnette di sasso e chiusi solamente da cancelli, mentre oggi, come ricordò e deplorò il Chirtani, furono murati. Nel centro di questa fabbrica si vede il luogo ove doveva aprirsi la porta, che, mercè una scalinata, metteva alle crociere: sopra questa porta una lapide, ornata da un

tratto in bassorilievo del Duca Francesco, reca l’iscrizione: Franciscus Sfortia, Dux iiij O. M. P. Q. et ejus uxor Bianca Maria Vicecomes, qui Situm eadesque dederunt una cum mediolanensi populo, hoc hospitale posuere anno MCCCCLVI Ecco, per chi può desiderarla la traduzione. «Francesco Sforza, Quarto Duca, ottimo, grande e potente, e sua moglie Bianca Maria Visconti, che donarno il luogo e i palazzi, fondarono, insieme col popolo milanese, questo Ospedale l’anno 1456.» «Alla morte di Gian Pietdo Carcano, si dià incarico al celebre Architetto Richini, di concerto coll’architetto Mangoni, predispose un incroCiamento simile al primo, e costruì quel bellissimo cortile, nel quale si entra oggi dalla porta maggiore e che mette alla chiesuola eretta in forma di croce greca. Le tre porte sono di gusto secentista, barocco, e di questo stile sono pure le quattro statue dell’Angelo Gabriele, di Maria Annunciata, di S. Ambrogio e di S. Carlo, che si vedono ai lati. «Bramante, nome celebre nell’arte architettonica, aveva designato il portico a destra del cortile, davanti al comparto delle donne. Richini e Mangoni vi cambiarono solo i capitelli, e seguirono, nella nuova facciata il primiero stile coi lavori di terra cotta e colla forma delle finestre, ma lasciarono però chiaramente scorgere come le arti del disegno, che fiorivano al tempo del Bramante, fossero decadute, quando lavorava il Richini. Finalmente il braccio sinistro di questo grandioso edificio fu compiuto nel 1797, per il lascito del notaio Macchio in base al disegno che preesisteva fin dall’Agosto 1791 dell’Ingegnere Castelli, e la facciata riuscì disarmonica col resto, monotona e meschina».

Quale deve essere in futuro la destinazione del fabbricato dell’Ospedale? La risposta a questa domanna forma lo scopo e la parte principale del nostro articolo. Intanto venne già risolta una questione pregiudiziale. Dalle competenti autorità fu deliberata nella periferia della città la costruzione di un grande Ospedale per la popolazione di Milano. Resta quindi eliminato uno dei più grandi inconvenienti deplorati, l’eccedenza degli ammalati in rapporto alla capacità del locale. Il quesito generale viene di conseguenza a restringersi al quesito particolare: l’Ospedale così ridotto nel numero degli ammalati, deve conservarsi come ospedale, oppure, messi altrove anche gli ammalati che restano, l’Ospedale, libero completamente dai suoi antichi abitatori, l’Ospedale- deve devolversi, per l’uso futuro, a qualche important?, istituzione cittadina esistente o da crearsi? E’ poco più di un mese, che l’ing. Luigi Brioschi,