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IL BUON CUORE 335


numero dei soldati ciechi in Italie: non d ancora accertato, ma, da calcoli approssimativi, pare resti molto al di sotto del centinaio. Un doppio quesito si presenta a risolvere riguardo ai soldati ciechi: prima la guarigione delle ferite e delle cicatrici, e questa è opera da compiersi negli ospedali dai medici; una volta poi accertato che la cecità è reale e irrimediabile, dalla cura medica bisogna passare a un’altra cura, alla cura morale, che metta il soldato cieco in grado di riparare le consegunze della cecità, risvegliare, conservare, porre in esercizio tutte le energie, che sono rimaste presso di lui.: coll’essere divenuto cieco, il giovane soldato non ha cessato di essere uomo, con tutte le facoltà rimaste intatte dell’uomo. Quest’opera successiva, formata dal concorso del sodato cieco e degli amici del soldato, con un nome, che ne determina lo scopo, si chiama La rieducazione del cieco. Primo ufficio di chi si assume quest’opera sarà quello di insegnare al soldato a leggere e a scrivere coi metodi propri dei ciechi. Poi bisognerà avviarlo all’esercizio di una professione: se la professione che esercitava prima è tale da poter essere ripresa e continuata, il partito migliore sarà di continuarla: quanto si è imparato prima sarà base opportuna a quanto resta ad impararsi dopo. Norma fondamentale in ogni caso dovrebbe essere il favorire quella che il cieco preferisce; si impara più presto, e meglio quanto si impara volentieri. Per raggiungere questo scopo è necessario avere i mezzi necessari e preparare un gruppo di persone per•ristruzione e l’assistenza speciale dei ciechi in appositi laboratorii e istituti. A Roma il principe Aldobrandini ha adibito pei soldati ciechi un’ala del suo magnifico palazzo sulla via Nazionale; a Firenze, il signor Ugo Oietti, coadiuvato dall’opera zelante ed illuminata della Società Nazionale Regina Margherita pei Ciechi, ha aperto una sua casa, completamente arredata e disponibile, per la rieduca’zione dei soldati ciechi. E’ in quella casa che venne ospitato il soldato cieco decorato dal Re della medaglia d’argento al valor militare, quando, degente all’Ospedale, al Re che lo visitava, disse che nel danno di essere cieco era lieto, perchè l’ultima impressione che aveva avuto negli occhi, prima di perderli, era la vista della schiena degli austriaci in fuga. E in Lombardia, e a Milano, che si fa? Tre iniziative sono sorte. Il Consiglio dell’Opera Pia Prato, che ha eretto uno splendido fabbricato nel paese di Asso, a favore dei ciechi poveri della Provincia di Como, dopo aver deliberato L. 10.000 a favore dei ciechi feriti in guerra, con successiva deliberazione, metIcva a’ disposizione del Governo tutto il fabbricato di Asso, perchè venisse usato come casa di rieducazione dei soldati ciechi. E’ un bel gesto, che onora chi l’ha compiuto, la proposta venga o non accettata.

La famiglia Bergomi, che tiene una piccola villa a Monza, ha fatto proposta alla Società Pro Ciechi, di usarne a vantaggio dei soldati ciechi. Il Consiglio dell’Istituto dei Ciechi in Milano, considerandosi, per l’importanza dell’Istituto, come il rappresentante tradizionale presso di noi di tutte le opere che hanno per oggetto il bene dei Ciechi, fece al Governo la proposta di mettere a sua disposi.done, nel fabbricato stesso dell’Istituto, un numero;:ufficiente di locali per raccogliervi n. 15 soldati ciechi, per la loro rieducazione. La circostanza di trovarsi questi locali uniti al grande Istituto, con facilità di potersi valere di tutti i mezzi di istruzione di cui l’Istituto dispone, ha fatto prendere in benevola considerazione da parte del Governo la proposta.del Consiglio. A giorni arriveranno i primi soldati ciechi; tutto è preparato per ben riceverli; speriamo che tutto riesca bene; che lo scopo sia pienamente raggiunto. E i mezzi? Il Governo si è obbligato a pagare, fin che dura il periodo d’istruzione, la diaria di L. 3 al giorno; ma per coprire tutte le spese di vitto, di Vestito ed istruzione, occorrono altri aiuti: la beneficenza milanese, che non viene mai meno dinanzi all’api)ello di un bisogno, non mancò neanche questa volta: una pubblica sottoscrizione si è aperta, registrata dai giornali cittadini, che già toccò la cifra di lire dodici mila: altre offerte verranno in seguito. Ma vi è di più. Un Comitato di signore e di signorine si è costituito presso l’Istituto dei Ciechi, dietro l’iniziativa del Presidente, *doti. Francesco Schiavi. Il Comitato si prefigge due scopi: il primo di organizzare la raccolta dei fondi; il secondo, diverso, ma non meno importante del primo, di visitare i Ciechi, di far loro letture istruttive e dilettevoli, informarsi dei loro bisogni, per soddisfarli nel limite del possibile. 11 Comitato si è formato di due gruppi: il prim • di signore e signorine, presentate dall’On. Consig o, sotto la direzione della Professoressa Mondolfo; il secondo dalle Signore Capi gruppo dell’Asilo Infantile,.liete della sostituzione, non avendo potuto far la sclita fiera biennale. Il giorno 20 di questo mese, in un salone dell’Istituto, coll’intervento del Rettore onorario consulente, mons. Luigi Vitali, del Rettore effettivo prof. Pietro Stoppani e del Presidente del Consiglid dell’Asilo, dott. Schiavi, il Comitato si è regolarmente costituito. Ecco l’elenco, in ordine alfabetico, delle signore che compongono il Comitato: Professoressa Lavinia /VIondolf o, presidente; signorina Matelda Cajrati, segretaria; Alessi Ade’ia; Baslini Ada; Belgioioso principessa Madeleine; Brocco Vacchelli Lisa; Camozzi Emma; Carandini Dalla Rosa marchesa Anna; Cenzati dott.a Emma; Colombo Cova contessa Ilda; Cramer Frida; Denti Augusta; Donati Enrica; Duroni Marzorati prof. Carlotta; Ersterle Donna Bice; Foligno Bianca; Greppi •