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IL BUON CUORE 333


I doveri del soldato italiano

DISCORSO fatto nella Chiesa di S. Fedele in Milano la Domenica 1l’d’Avvento 21 Novembre 1915 alla Messa del Soldato. Interrogaverunt etiant milites dicentes: quid faciemus etiam nos LUCA, Cap. III).

Giovanni, il Precursore, predicava.sulle sponde del Giordano. Erano momenti solenni per l’umanità: nella coscienza universale si elaborava la grande causa della redenzione del genere umano. Cristo era già apparso sulla terra, ma non ’era ancor conosciuto. L’ufficio della rivelazione era stato affidato a Giovanni, un solitario, vestito di pelo di camello, che predicava il battesimo di penitenza per la remissione dei peccati. Era una rivoluzione interna delle coscienze, in preparazione della venuta di colui che avrebbe redento e giudicato il mondo. A questa parola incitatrice si era commossa tutta la Giudea; persone di ogni classe si affrettavano, per avere consigli, intorno a Giovanni: anche i soldati non estranei a questo movimento, che era un movimento sociale, si affollavano intorno a Giovanni, e gli chiedevano: che cosa,dobbiamo fare anche noi? Ed egli loro rispose: non togliete il suo ad alcuno • per forza, nè per frode, e siate contenti dei vostri stipendi. Ecco i doveri del soldato romano, predicati da Giovanni lungo il Giordano, ecco i doveri del soldato italiano, predicati a voi dalla Chiesa Cattolica.

Non rapite l’altrui nè con violenza, nè con frode, e siate contenti della vostra paga. Questi sono doveri specifici, doveri di classe; ma questi doveri erano stati preceduti dall’annuncio, dalla intimazione di altri doveri di carattere generale, non proprii di una classe sola di persone, ma di tutte le persone, propri dell’uomo, dell’uomo peccatore, che ha bisogno del perdono e della grazia di Dio. Voce di uno che grida nel deserto: preparate le vie del Signore. Razza di vipere, chi vi ha insegnato a fuggire l’ira che vi sovrasta? Fate frutti degni di penitenza. La scure è alla radice degli alberi. Ogni albero che non porta buon frutto sarà tagliato e gettato nel fuoco. • La penitenza, ecco il primo dovere che il soldato, nella sua condizione generale con tutti, come uomo e come peccatore, deve compiere.. All’atto pratico, come si adempie questo dos, ere di penitenza, che prima di essere nelle opere esterne deve trovarsi nel cuore, la penitenza, che si compie nelle profondità della coscienza prima di diventare una pratica esteriore? Non ve lo dirò io; ve lo dica un vostro compagno. Come voi egli si è trovato in questo periodo di eccezionale importanza e gravità della storia italia

na, come voi, al primo appello di guerra, egli volò coll’esercito, sull’Alpi e all’Isonzo, combattè per la causa d’Italia, a fine di dare all’Italia i suoi naturali confini, che sono oggi il suo diritto, per essere domani la sua forza. Il redattore del giornale l’Ordine di Ancona, l’avv. Gaspare Bianconi mandò una lettera al proprio fratello Luigi tre giorni priina di partecipare alla battaglia per la presa di una collina intorno a Tolmino, ove rimase ucciso. Il documento porta la data di un giorno del mese di ottobre, e comincia così: •,( L’ora del cimento si avvicina. Lo preannuncia il cannone che da qualche tempo echeggia cupo e minaccioso, sotto un cielo limpidamente azzurro. Io, tranquillo attendo la mia ora. Che essa apporti la vittoria e la gloria! Il mio pensiero corre ai miei cari, alle persone che mi sono amiche, a quelle cui son legato da affetto sincero. Se avverrà che io cada in questo cimento, nessuno imprechi al destino. Se esso deve compiersi, è meglio si compia sul campo dell’onore». La lettera ricorda poi uno per uno i membri della famiglia ed i parenti, facendo singole raccomandazioni. d’inspirar sempre ogni loro atto a virtù. Al padre dice di farsi animo, e gli augura che l’aFfetto profondo da lui sempre nutrito per la patria, gli mitighi il dolore; alla madre raccomanda di trovare nella fede un impulso alla rassegnazione. Poi dice: «Prima di morire le ho voluto dare un conforto: ho messo a posto la mia coscienza con Dio. La mattina della partenza, a Padova, nella basilica di S. Antonio, dopo tanti anni, sono tornato a confessarmi e a comunicarmi». «Sciolsi così una lunga crisi dell’animo mio. Sentii che in quell’ora mi guidavi tu e mi guidavano anche i miei poveri nonni, presso la cui tomba, spesso ho sentito come una voce che mi incitava a quel passo. Quella mattina ho pianto; ed ha pianto con me il confessore, una bella, veneranda figura di vecchio, che aveva tutti i lineamenti di mio nonno. Ora sono tranquillo». Lo stato di questo giovane soldato, nella prima parte di abbandono delle pratiche religiose, pur troppo ritrae lo stato di altri suoi compagni: forse qua:,:uno fra voi dovrà dire: è il mio!... Possano tutti seguire il compagno anche nella seconda parte del t itorno a Dio, acquistando così il santo diritto di dire: ora sono tranquillo. Non aggiungo altro: ogni parola aggiunta guasterebbe. Tale è il dovere che il soldato italiano deve compiere in unione con tutti i fedeli, secondo l’intimazione del Precursore Giovanni: fate frutti ’legni di penitenza: mettere prima di tutto;,ti regola la propria coscienza con Dio. Seguono i doveri specifici del soldato. Non togliete il suo ad alcuno per forza. Soldati italiani! Questa intimazione non è per voi: