Pagina:Il buon cuore - Anno XIV, n. 48 - 27 novembre 1915.pdf/1

Anno XIV. 27 Novembre 1915. Num. 48.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —La mamma del soldato.
Religione. —Vangelo della domenica terza d’Avvento.
I bomb sora Verona e Brescia (Poesia). — I doveri del soldato italiano.
Beneficenza. —Comitato Pro Soldati Ciechi — Circolare alle “Formiche„
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.


Educazione ed Istruzione


La mamma del soldato


Siamo lieti di poter offrire ai nostri lettori queste pagine commosse, che dai campi della lotta il lecchese Capp. mil. Don Edoardo Gilardi invia a Vita e Pensiero, Rassegna di coltura, fondata dal P. Gemelli.

L’ammirazione comune circonda oramai il giovane valoroso sacerdote, il cui nome è strettamente congiunto con le glorie del 12. bersaglieri. Tutti parlano del primo cappellano decorato in guerra e ripetutamente onorato con la medaglia al valore. L’eroico general De Rossi ha potuto scrivergli: «Ho ammirato in lei il prete e l’uomo. Non mi dimenticherò mai di lei che ha saputo trarmi in salvo e apprestarmi le prime cure nel momento del maggior pericolo. I giornali hanno avute parole di entusiasmo per il suo coraggio, quando ferito non volle ritirarsi, ma continuò nel suo pio ministero.

In questi mesi di guerra egli ha mostrato il suo eroismo. In queste pagine ci rileva il suo cuore.


Non posso dimenticare quelle dolci serate di primavera, trascorse presso mia madre, sotto le glicinie in fiore, che pendono a mazzi festosi dal pioppo che sta nel mezzo del giardino di casa. Io leggevo qualche libro; ella lavorava in silenzio, felice della mia presenza, del mio amore, che fu sempre solo per lei. Qualche volta non udendo più il tintinnio degli aghi che si disputavano il filo della calza, m’accorgevo che la mamma insensibilmente aveva cessato il lavoro e mi guardava. Quanta gioia provavo nel colpirla in flagrante in queste sue amorose contempla-

zioni!..... Alzavo d’un tratto gli occhi dal libro e li fissavo nei suoi con un’aria allegra di scoperta. Ella non poteva trattenere un sorriso e si rivolgeva ai fiori del giardino, fingendo di non curarsi di me.

Povera mamma! Quell’abbraccio estremo, con quelle ultime parole nelle quali è tutto l’amore e la magnanimità dell’animo suo: Va, figlio mio, dove sei chiamato: sii buono e forte; ricordati di me che ti amo tanto», io non le dimenticherò giammai; ed ancora dopo quattro mesi di lontananza, sento correre sulle gote il tepore delle sue lagrime, per le membra la stretta di quell’amplesso affettuoso.

Ch’io dimentichi mia mamma?.... Quando mi rannicchio sulla poca paglia della mia trincea, facendomi piccolo sotto la coperta, per togliere quanto posso di me stesso all’impertinenza del freddo, parmi vederla vicina, compiacersi con me per il dovere santo scrupolosamente compiuto, sentire sulle guance l’impressione delle sue labbra nel bacio della sera.

Io non so concepire il senso selvaggio della frase sfuggita ad un giovane: «io vorrei essere al mondo, senza aver avuto mai nè padre nè madre». Come se gli affetti domestici più puri sieno impedimento a compiere il dovere di dare tutti noi stessi per una causa santa. Perchè mai gettare sulla memoria venerabile delle nostre buone madri quest’onta di viltà?

Alla donna che ci ha dato colla vita un sangue generoso, cresciuti gli anni nostri fra tanti dolori, educato in noi con cure amorosissime un animo grande, mancherà forse il coraggio di sopportare il più doloroso dei martirî, l’immolazione del figlio per la Patria più grande?

Chi ha madre e nutre veramente un cuore di figlio, ha presso di sè il custode più geloso del proprio dovere di fronte al nemico. Molte volte nei momenti più difficili della vita d’avamposti, rotto dalla fatica, inzuppato d’acqua, intirizzito dal freddo, impressionato dalla vista di tanto sangue e di tante stragi, ho desiderato ancora intensamente una volta al dolce seno di mia madre, per attingervi una giovinezza nuova. Come un bambino che s’accovaccia tra le braccia della nutrice e nascondendo colle manine gli occhioni azzurri grida: «Mi vedi?», io, abban-