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IL BUON CUORE 309


DISCORSO DEI MORTI

detto nella Chiesa Prepositurale di Sellano il 1° Novembre 1915

Il giorno dei Morti è, nel corso dell’anno, un Nor’io dei più sacri e solenni. Vi si pensa prima che arrivi, lo si ricorda dopo che è passato. E’ il giorno in cui i vivi si - ricongiungono col pensiero ai defunti, e si fa, per un: istante, una famiglia sola coi rimasti e partiti. Quest’anno il giorno dei morti è più sacro e solenne degli altri anni. E’ l’anno della grande guerra, l’anno nel quale l’Italia, travolta nel rivolgimento universale, si è levata, come un sol uomo,, per strappare all’Austria, nemica tradizionale, i suoi confini naturali, condizione assoluta ed indispensabile della sua difesa, della sua forza, della sua grandezza futura. Tutta la nazione si trovò unificata nel pronunciare il fatidico grido: Va fuori d’Italia, va fuori stranier. Ma quante morti nella lotta immane! Non solo le grandi città, le grosse borgate, ma i più piccoli villaggi piansero la morte di qualcuno dei propri figli. Pur nell’orgoglio ricordando nobili eroismi, il lutto è universale. Dall’Alpi alla Sicilia, non v’è angolo d’Italia che non pianga sul tumulo di giovani vite, prematuramente troncate. E ai, nostri vanno aggiunti i morti delle altre nazioni: è un’onda, un fiume di persone,, che, dal pieno vigor della vita, sonò travolte nell’oceano della Morte. Il Sommo Pontefice Benedetto XV, padre comune dei fedeli, tocco nel cuore da questo spettacolo di ’tante anime che si presentavano quasi in modo improvviso al tribunale di Dio, bisognose del suo speciale perdono, ha ordinato ai sacerdoti la celebrazione di tre, Messe, nel giorno dei Morti,.come già vien fatto nel giorno di Natale: pia e gentile coincideza: il Natale ricorda la nascita del Figliuol di Dio; la morte, nel linguaggio cristiano, ricorda la nascita degli uomini alla seconda vita: natalis dies. Il Cimitero è il luogo in cui questa mescolanza di vivi e defunti A accentua, i defunti, colle loro tombe; i vivi colla loro visita e colle loro • preghiere. Il Cimitero, anche nel rapporto puramente sociale, si eleva a grande importanza, come richiamo a serie considerazioni, come insegnamento di virtù:. il campo della morte diventa lezione della vita. I Cimiteri hanno sempre fatto parte d’ella vita organica delle popolazioni: il culto dei morti è preso da tutti come indizio di animo gentile e di civiltà: borgate e città, hanno sempre avuto, come un elevato bisogno di rendere i loro cimiteri degni di ammirazione e di rispetto, per bellezza di posizione, per imponenza di fabbricato, per bellezze di arte. Sono celebri i cimiteri di Pisa, di Bologna, di Staglieno a Genova. Noi bellanesi, specialmente coll’ampliamento fatto quest’anno, possiamo andare superbi del nostro

camposanto, e mostrarlo come argomento di alta religiosità e di onore pel nostro paese. Andate quindi quest’oggi al campo santo, ma andatevi con sentimento cristiano: andate nel camposanto, non solo per curiosità, ma col nobile. intento di riportarne gli insegnamenti della vita: Tre sono i grandi vizi, causa dei. mali più grandi, che affliggono l’umanità: l’avarizia, la dissolutezza, l’irreligione; l’avarizia che offende la giustizia, la dissolutezza che offende l’innocenza, l’irreligione ’che offende la fede. Andate al Camposanto: da quelle tombe i morti parlano; oh! come parlano forte i morti; ascoltateli. Ecco una tomba: è di un piccolo proprietario: che piccolo spazio occupa’. Quando era vivo, quanto, ha litigato, quanto ha dato da fare agli avvocati, ai tribunali! Ha litigato con quelli di famiglia nella divisione, ha litigate coi parenti per, l’eredità, ha litigato con vicini per la determinazione dei confini; quindi collere, ire, invidia... ed ora? E’ qui, sotterra, ridotto ad un pugno di polvere! Ecco un’altra tomba: è la tomba di un operaio vedrete operai e contadini spender troppo in scassi e divertimenti alla festa, e che poi si rifiutano di far certe spese necessarie per la famiglia, e quando si tratta di aiutar qualche opera buona, dicono: non posso. Cosa vi dice il povero morto dalla sua tomba? Sentitelo: povero me! mi sono presentato all’altro mondo in fretta, mi son trovato nudo e misero. Invece delle opere btione, mi sono trovato davanti ad altri vuoti, ed ho sentito la voce del Giudice eterno. che mi ha rinfacciato tutte le grazie cot cessemi e non corrisposte, e poi mi ha condannato! Ecco un’altra tomba: anche da questa esco to lamenti e rimpianti. E’ la tomba di un ricco. Morì h ni in mezzo all’oro, in un bel palai., ciato fuori subito di casa. come un poveretto che non può pagare l’affitto. Ora ci-2 è sottèrra, fra quattro assi inchiodate: che gli valgono i capitali, che gli giovano le molte cartelle? Anch’egli si è presentato al giudizio di Dio, e mè disgraziato, grida: potevo fare tante opere buone, aiutare i poveri, le istituzioni di beneficenza, le chiese, gli oratori, invece non ho pensato che a godere ed accumulare ricchezze. Il Signore mi trovò mancante e mi cacciò maledetto da sè. C’è una parola anche per voi, ragazze, ’che andate al Cimitero più per farvi vedere che per devozione. Conoscete di chi è questa tomba? Altrochè; era una vostra compagna, la più ambiziosa, la più sfacciata; tutto quello che guadagnava se lo metteva indosso: nastri, carme ette, trasparenti, vesti strette. E poi divertimenti, festini.... Fu appunto ìn una festa che si buscò una polmonite, che a diciott’anni, la mondò all’altro mondo. Non voleva morire così giovane, (ppure è qui: sentite come piange, come si dispera, come vede le cose diverse da