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308 IL BUON CUORE


no egualmenté: solo il beneficio sarà goduto da altri che non furono i primi indicati. Andate, disse il re ai suoi servi, andate ai capì delle strade e quanti incontrerete, chiaritate tutti alla nozze. E i servi andarono; e furono gli Apostoli che, datisi l’addio dopo la discesa dello Spirito Santo, si diffusero sulla faccia della terra e tutti chiamarono senza distinzione di classe o di nazionalità, ricchi o poveri, ebrei e gentili, alla fede cattolica, alle nozze del figliuol, di Dio. E si avverò quel fatto che non può mai essere ricordato senza destare nell’animo un senso di meraviglia e di soave compiacenza, la conversione dei popoli dal paganesimo al cristianesimo, il sorgere, il formarsi, l’affermarsi, in mezzo all’errore e alla corruzione dei costumi, quella società pura, santa, lieta fraternizzante, che faceva esclamare: Guardate come i cristiani si vogliono bene; sembrana tanti fratelli, una famiglia sola! E l’agape, li convitto era la forma esterna di questa unione fraterna. Nè solo la Chiesa deve dirsi la sposa di Cristo; é sposa di Cristo ogni anima che riceve in sè la fede di Cristo, la grazia di Cristo. Vi ha un momento nvlia vita di ciascun fedele, nel quale questo ’sposalizio non è soltanto simbolico, ma reale; è quando Cristo nella realtà del Corpo suo si unisce all’anima nostri nel Sacramento dell’Eucaristia, e si fa di noi e di Cristo una cosa sola, tanto da poter ripetere, come espressione di un fatto reale, la frase: non sono io che vivo, ma è Cristo che vive in me! Ho veduto dipinto lo sposalizio di Caterina da Siena con Cristo. Il Bambino, seduto sulle ginocchia di Maria, si volge amoroso e sorridente a Caterina, che trasfigurata in un impeto di religioso affetto, gli sta inginocchiata ai piedi. Il Bambino stende la sua manina, e pone nel dito a Caterina l’anello. Non lo dice colla parola; lo dice ben ’Più;col sorriso, lo dice coll’atto.: Caierina, tu sei mia sposa! Si guarda; l’anima è commossa; si prova un senso d’invidia; si vorrebbe essere al posto di Caterina.... Anime buone, lo siete, quando in grazia di Dio ricevete il Corpo di Cristo! Il banchetto fu pieno d’invitati. E’ l’umanità, in una parte notevole dei suoi membri, convertita al cristianesimo. L’Asia, l’Europa, l’Africa, l’America, la Grecia, l’Italia, la Spagna. la Germania, la Francia, l’Inghilterra, la Russia, gli Stati Uniti.... Ma entrato il Re per vedere i convitati vi osservò un uomo ce non era in abito da nozze. Non basta essere nel grembo del Cristianesimo, per avere il diritto di rimanere assisi al banchetto del figlio del re; bisogna appartenere alla Chiesa Cattolica, che sola rappresenta nella sua forma autentica e completa la istituzione di Cristo non basta neppure appartenere alla Chiesa Cattolica: si può essere materialmente in grembo della Chiesa, ma non ’appartenervi, o per dottrine-érrtinee professate, o per colpe che hanno fatto

esulare la grazia di Dio dall’anima; per essere degni di rimanere al banchetto, al quale si fu pure invitati, bisogna avere la veste nuziaole; bisogna avere ja fede, bisogna avere la grazia. L’abbiamò? possiamo dire a noi stessi con animo tranquillo di averla? In questo caso restiamo tranquilli; anzi fidenti. Non l’abbiamo?... Nessuna forza umana può impedire che non si abbia ad applicare a noi la minaccia dell’odierno Vangelo: legatelo per le mani e pei piedi e gettatelo nelle tenebre esteriori; f -ki sarà pianto e stridore di tutti. Dio vuol salvi tutti noi! ma non ci vuol salvi scalza di noi, senza la nostra positiva cooperazione: la veste nuziale dobbiamo prepararla noi: Dio ci fa l’alto onore di associarci, colla nostra cooperazione, alla be nefica, alla sublime opera di redenzione. Non vogliamo? La nostra colpa prende ragione e misura dal grado infinito della sua bontà. Dio non può riman3re indifferente dinnanzi alla misericordia ed alla giustizia égualmente offese dalla nostra stolta resistenza a suoi inviti di ossequio alla verità, di pratica della urtò. Non è Dio che 21111i 2 bisogno di noi; siamo oi abbiamo bisogno di Dio. Molti sono chiamati, pochi gli eletti. Parola, che malgrado tutte le attenuanti che una teologia indulnte può escogitare, suona sempre terribile. Più che pensare ad eluderne l’applicazione con delle scanpatoie, eludiamola col modo certo che sta nelle nostre mani: siamo credenti, siamo buoni. E’ il solo modo di poter dire: gli eletti siano pur pochi; io sarò di quel numero. L. V

Tiepolo... dal Ciel

El Tiepolo, dal Ciel, guardand in.giò, La vist la soa pittura bombardada, Piangend l’ha.ditt: me l’aspettaPa no, Dalla Kultur tedesca tant vantada! Ah se podess dal Ciel tornà ancamò ’In terra a fa domà osa scappada, Che gust me ciaparia,de pesta giò Sul Cecco-Bepp e sulla soa armada! Purtropp mi sont costreit a sta chi su. Magari spettator d’alter barbari De lor, che se ne irnpipen del Gesù Però mi sont content de senti Lu A dimm: ghe faroo mi da giò qui ari Al pontò che rialzai podarii pu!

ERRATA CORRIGE

La prima strofa del sonetto del sig. F. Bussi, intit9tato «Guglielmo l’è matt,» si legga: Sì, sì, l’è matt, l’è matt propi de bon!