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IL BUON CUORE 279


Le rampogne severe, le parole che come spada feriscono, Gesù le adopera per ispirare odio, errore contro il peccato; ma per la nostra povera ragilità Gesù tiene in serbo compassione e misericordia: non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Egli è il Pastore che non si dà posa finchè non ha ricondotto all’ovile la pecorella smarrita. Abborre la colpa, ma ama e vuol salvo il peccatore. Nei nostri usi sociali questo insegnamento di Gesù fu inteso un momentino... a rovescio. Mentre si palliano e si scusano coll’etichetta di «debolezze inseparabili dalla natura umana» molte delle nostre colpe, si arrota il sarcasmo e si lancia lo sprezzo contro gli sciagurati, che per vie a noi sconosciute, sono sgraziatamente scesi nel bassa fondo della colpa. Savratutto se chi offende la legga morale è persona a noi invisa, allora sappiamo declamare, Grisostomi da occasione, le più eloquenti tirate contro lo scandalo, la corruzione dei tempi e là nequizia degli uomini; e dei fratelli delinquenti domandiamo, se non la morte, la degradazione, la squalificazione almeno. Se invece la colpa la rintracciamo in noi o in persone che ci sono care, allora, con un lavorio che dovrebbe servirci di norma costante nella vita, sappiamo scovare e ’natiare in luce le scuse, le attenuanti che provano legittima, o almeno scusabile, la condotta del nostro fratal’o. E’ uno strano pervertimento, un tranello che tendiamo noi a coi stessi. Se la colpa desta tanto disgusto nell’animo di Gesù da strappargli sudore e sangue nell’orto, sino a farlo agonizzare: se tanta ripugnanza ispira alle anime.buona, non è per una qualsiasi concezione astratta; si è paarchè, la colpa se;upa la dignità della p -;rsona umana e deforma l’opera di Dio nella sua creatura. La colpa priva l’uomo della grazia di Dio, quindi della: pace, o della rassegnaziane almeno sulla terra, lo priva della felicità nell’altra vita. Il peccato adunque è tanto odioso perchè nuoce alla felicità della creatura. Per questo Dio che ama le sue creature se ne risente, e con Lui piangono e pregano e protestano le anime buone che sulla terra vorrebbero instaurato il regno di Dio.’ Protestano contro il male, ma piangono sulla sventura delle povere arime aggirate dalla bufera delle passioni. Odio alla colpa, ma compassione per il peccatore: così la madre, malgrado abbia un orrore invincibile contro la tisi, non fugge, non mendica pretesti, ma, ince il disgusto, moltiplica le cure, si sagrifica se fatalmente una sua creatura resta vittima del terribile morbo che non-perdona.

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Nella pratica della vita, ecco l’insegnamento del Vangelo: un grande orrore per la colpa, adoperandoci per immunizzarci noi e per rendere meno difficile agli altri la via del bene; ’non giudicare gli altri, a meno che a ciò non ci costringa un preciso dovere; e nel giudicare, quando ciò sia richiesto, usare seme una grande misericordia. Evitare in ultimo, con una condotta irreprensibile, che il giudizio che noi facciamo sulla moralità altrui, non costituisca — ciò che sarebbe grottesco per lo meno — la più aperta condanna alla moralità nostra. G. G.

I bomb, coli’ aciò prussich!

L’ha tiraa in pee on’altra balossada Quell moster d’on Feppin imperator; Al so confront on assassin de strada, L’è on fior d’on gaiantomm, on omm d’onor. I bomb con l’acicl prussich!! Sta trovada, Che cert g’han suggerii i so professor, L’è degna del so coeur che l’ha applicada Del so beli coeur de sass, de impiccador! Ma vegnarà el moment o car Peppin Che l’acid prussich t’el faremm mangia E dopo su ona brusca, col tostin. Te faremm i quattr’oss ben ben tosta, E poeu ridott in pinnol velenos Ghi claremrn ai to amis de mastegà. gErmu<rco Bussr.

Il 20 Settembre a Parigi

MEDAGLIA D’ORO dedicala ed offerta a S. M. IL RE D’ITALIA dalla LEGA FRANCO-ITALIANA. Onde commemorare la partecipazione dell’Italia alla guerra che le.nazioni civilizzata e umane aostengcno contro i barbari ed in oacasic,na•del:a nostra festa nazionale del 20 sattambre, la lega Franco-Italiana. ha, durante- la-festa di gaia dei 19 settembre, dedicato ed offerto a S. M. il Re Vittorio Emanuele III una bellissima medaglia d’oro che è stata rimessa a S. E. l’ambasciatore Tittoni che assisteva a detta festa. — Dei - distintivi riproducenti la setta medaglia, ornai dai colori francesi ed italiani, sono stati distribuiti agli invitati. Un lato della medaglia rappresenta Vittorio Emanuele II, il grande artefice del Risorgimento, col suo énergico nipote Vittorio Emanuele III, la’ Stella d’Italia e lo scudo della Casa Savoia, con la dicitura «Noi vogliamo la più grande Italia» e. le date memorande del 1859 e 1915, in cui, Italiani e Francesi furono sono uniti per combattere lo stesso nemico. L’altro lato della medaglia contiene; assieme alla dedica, le parole seguenti:.«Noi _vinceremo per compiere l’opera di Vittorio Emanuele III.»

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