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212 IL BUON CUORE


prontamente deve rispondere a questo invito, perchè più l’uomo è grande, più l’uomo somiglia a Dio, e maggiormente deve sentire il bisogno e la grandezza di accostarsi a lui. Non deve credersi che l’uomo rifiuti di ascoltare l’invito di Dio per una deliberazione malvagia, con un rifiuto villano, che porti nella sconvenienza dei modi la condanna dell’atto; si danno pure questi esempi di aperta ribellione, di ributtante sconoscenza; ma sono esempi rari che formano eccezione. Nella pluralità dei casi il rifiuto è larvato da motivi apparentemente buoni; l’uomo non è cattivo per essere cattivo; è cattivo per un falso apprezzamento delle cose; stimando più una cosa di un’altra, seguendo una cosa buona colla esclusione di un’altra più buona; immagini di ben seguendo false che nulla promission rendono intera. Ciò stabilisce il maggior pericolo di questo rifiuto alla chiamata di Dio; non è che rifiutando di assecondare l’invito di Dio, l’uomo rifiuti di abbracciare il bene; è anzi per non perdere un bene, un bene che ha, un bene che già possiede, un bene che apprezza, un bene che ama, che si conduce al punto dii dare un rifiuto ’a Dio. Rifiuta un bene per seguire un bene. Sono tre i motivi che inducono gli uomini a non seguir l’invito di Dio; essi rispondono alle tre concupiscenze che l’apostolo San Giovanni afferma che riassumono tutte le cause della perversità umana, cioè la concupiscenza degli occhi, la concupiscenza della carne, la superbia della vita. Queste tre concupiscenze trovano il loro riscontro nei tre motivi addotti per non venire dagli invitati dell’odierno Vangelo. Il primo risponde: ho comperato una villa e non posso venire. La villa è un oggetto di lusso; meritamente essa è presa’come simbolo della superbia della vita. La superbia è certamente una delle cause che più contribuiscono a tener l’uomo lontano da Dio. La superbia prende mille gradazioni; mille atteggiamenti, conduce l’uomo. ad una. serie di giudizi, di sentimenti, di atti, sia nei rapporti con Dio, che segnano un muro di separazione tra l’uomo e’ la virtù. La superbia conduce alla vanità, per cui l’uomo dà valore più alle cose apparenti che reali: per seguire la vanità sciupa il tempo, sciupa i denari, sciupa la salute. La superbia conduce alla presunzione, per cui l’uomo crede di sapere più di quanto sappia, per cui non accetta consigli, non obbedisce a comandi. Il superbo non riconosce nessuna autorità; non l’autorità dei genitori; non quella dei maestri, non quella delta chiesa, non quella stessa di Dio. Il superbo non ha che un Dio solo, e questi è se stesso. La superbia conduce al disprezzo ed all’invidia. degli altri. Egli considera gli•altri come da meno di lui. Egli si cruccia del bene che hanno gli altri; egli’ si compiace delle umiliazioni che gli altri possono subire. Se non può negare il bene che gli altri fanno, cerca di demolirlo coll’intaccarne le intenzioni. Tutti devono

sacrificarsi alle esigenze del superbo; ’il superbo non si sacrifica per nessuno. La superbia, nella sua essenza intrinseca, viene qualificata il maggiore dei peccati, perchè mette l’uomo direttamente di fronte a Dio: il superbo, come tutti, ha ricevuto tutto Dio, ed è come non avesse ricevuto nulla; prende i doni di Dio come. un argomento per far senza di lui, per ribellarsi contro• di, lui.

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Il secondo invitato risponde che non può venire perchè ha comperato cinque paia di buoi, e deve andare a provarli. Evidentemente qui è simboleggiata la concupiscenza degli occhi, cioè la concupiscenza idei beni esteriori, l’amore dei beni terreni, l’amore delle ricchezze. L’origine di questo amore non è cattivo. I beni della terra sono un dono di Dio: amarli, cercarli, è un omaggio alla liberalità della divina Provvidenza. Il conservare i beni terreni può anche essere l’esercizio d’una preziosa qualità morale, la sobrietà, l’economia; questa conservazione, può assumere anzi il carattere di giustizia, se abbiamo il doVere di conservare i beni per provvedere alla sorte e all’avvenire di figli.; può assumere il carattere di carità, se ti beni che ’si conservano e si accumulano, vengono. meglio in vita, o dopo la vita, adoperati pel sollievo delle miserie e delle sventure umane. Qual grande bene sono le ricchezze, quanti berli si possono fare colle ricchezze! Ma per ciò che le ricchezze sono un bene, per ciò che il possesso dei beni terreni può procacciarci mille utili soddisfazioni, si arriva al punto di credere che nel possesso dei beni terreni stia il segreto di ogni felicità. E all’acquisto di questi beni si sacrifica tutto. Si sacrifica il tempo: per accumular roba e denari non si ha più tempo di sorvegliare- e di educare i figliuoli, non si ha. ttnipo di dir le preghiere. non si ha tempo di ascoltare la 1Viessa alla domenica, di cevere i Sacramenti; nella vita dell’uomo interessato, l’anima, la perfezione dell’anima, la salute dell’anima non contano niente: lavorare, ammassare, è tutto l’uomo, tutta la vita. Se dovesse andar di mezzo anche la salute, si rovina anche la salute. Se non va di mezzo la salute nostra, non si ha alcun riguardo a fare andar di mezzo la salute degli altri, coll’obbligare i dipendenti ad un lavoro che è soverchio o per i pesi o per la durata; rovinare la salute degli adolescenti, delle donne, anche delle madri, non è nulla se quel lavoro serve, a crescere il patrimonio, a riempire le casse. Se per conseguire un maggior guadagno è necessario passar sopra le esigenze della ‘giustizia, si offende la giustizia colle frodi. cogli’ inganni, coi furti. La rovina degli altri non è ritegno all’interessato se quella rovina; può tornare di vantaggio a lui: il suo cuore è chiuso a ogni senso di liberalità, di carità: anzichè adoperarsi,a sollevare le altrui strettezze, approfitterà di queste strettezze per migliorare le sue speculazioni con intelligenti usure: Nella coscienza di essersi arricchito con mezzi ingiusti, non sentirà rimorso, o se lo sente tosto lo soffoca; o se non riesce a soffocarlo, non ha però la forza (li riparare la giusti’