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194 IL BUON CUORE


momenti di dolore vedere attorno a.sè ufficiali:• soldati che chiedono l’assoluzione, una benedizione! Tutti mi cercano una medaglietta; i feriti parecchie volte mi abbracciavano piangendo conm fossi la loro buona mamma. Arrischiare la vita per la salvezza delle anime non è eroismo per un prete, ma una esigenza, un conforto dell’anima. Eminenza, io ho bisogno tanto di preghiere: mi raccomandi a tante anime buone. Le unisco due piccoli ricordi di guerra. La prego consegnarli a mons. De Giorgi, perchè li recapiti alla mia buona mamma: Domani forse, in un nuo-vo combattimento, la morte potrebbe chiudere i miei 23 anni di vita. li Signore sarebbe troppo buono con me per finire i miei giorni in mezzo a tanto bene. Domani andrò a visitare i miei feriti, poi ritorneremo alla vita d’apostolo sul campo di battaglia. Godo un’ottima salute. Il Signore mi benedice e conforta in mezzo ai pericoli. Sono sempre allegro. La prego a riverire e ringraziare.mons. De Giorgi, Superiore del Seminario. Sarei felicissimo se potesse comunicare ad essi le mie notizie. Saluti a don Giovannino. BadandoLe caldamente la mano, con affetto di figlio Sac. Edoardo Gilardi. Capp. 12° bersaglieri. Mi mandi la sua benedizione coll’indulgenza plenaria in articulo mortis, qualora morissi. Perdoni il mal scritto. Il Cardinale è stato costretto a:.ostare nella lettura dalla commozione intensa. A questo documento, ne facciamo seguire un altro non merlo prezioso. La buona madre del sacerdote Edoardo Gilardi, cappellano militare del 12° bersaglieri, di cui abbiamo pubblicato sopra la bella e patriottica lettera diretta a S. Em. il card. Ferrari, ha fatto all’Italia tenere uno dei preziosi ricordi speditole dal campo. Si tratta della lettera del colonnello De Rossi (ora promosso generale e decorato dal Re per meriti di guerra), scritta a don Gilardi in seguito agli episodi di valore avvenuti negli scontri del 2, 3, 4 giugno. Ecco i1 documento: Cividale, 6 giugno 1915. Caro Don Gilardi, Il suo calmo e sereno coraggio ha valso tanto, forse quanto la mia, volontà, a ricordare a tutti il proprio dovere. i-Io potuto, ammirare in lei il prete e l’uomo. Non- mi dimenticherò mai di lei che ha saputo trarmi in salvo e apprestarmi le prime cure nel momento del maggior pericolo. Vorrei scrivere al capitano medico per esprimere anche a, lui quanto altamente io abbia. apprezzato la sua fredda condotta al posto di medicazione verso gli, altri feriti, malgrado i proiettili nemici. Vorrei scrivergli ancora che alle sue cure ed alla sua, pronta decisione debbo certo la vita. La pre go di esprimergli questo mio pensiero. di ringraziare altresì il sottotenente medico, assicurandoli che sarà per me una gioia se potrò rivederli ed averli presso di me. Mi dico di loro e mi tenga, reverendo, di lei obblig.mo e riconoscente Colonnello E. De Rossi. Quanto bene questi documenti devono fare,sullo spirito pubblico! Come il sentimento antipatriottico del clero, vero o supposto, aveva determinata l’avversione del pubblico, con tutte le perniciose conseguenze di questa avversione; principalissima, fra tutte, l’affermazione della scuola laica, coll’esclusione dell’insegnamento del catechismo dalle scuote, così è a sperarsi che la rinnovata amicizia del clero riconduca al ravvicinamento degli antichi rapporti col laicato; l’Italia ritorni l’Italia col programma ttadiizionale di patria e religione, che, come ha fatto la sua grandezza nel passato, la confermerà e la farà crescere sempre più nell’avvenire. L’Italia escirà (la questa guerra non solo redenta ed unita politicamente, ma in condizioni assai migliorate anche religiosamente. Si avvererà forse quanto • io vado ripetendo spesso: l’Italia, sinceramente cattolica, è la migliore guarentigia delle guarentigie. Chi ha fatto liberamente la legge, si trova nelle più sincere ed efficaci condizioni per farla rispettare. L. VITALI.

Religione


Vangelo della domenica IVa dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù disse ai Farisei: Eravi un certo uomo ricco, il quale. si vestiva di porpora e di bisso, e faceva ogni giorno sontuosi banchetti; ed eravi un certo mendico, per nome Lazzaro, il quadle, pieno di piaghe, giaceva• alla. porta di lui, bramoso di satollarsi dei minuzzoli che cadevano dalla mensa del ricco, e niuno gliene dava; ma i cani andavano a leccargli le sue piaghe. Oro avvenne che il mendico morì, e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco, e fu sepolto nell’inferno. E alzando gli occhi suoi, essendo nei tormenti, vide da lungi Abramo, e Lazzaro nel suo seno, esclamò e disse: Padre Abramo, abbi.misericordia di me, e manda Lazzaro che intinga la punta del suo dito nell’acqua per rinfrescare la mia lingua, imperocchè io sono tormentato in questa fiamma. E Abramo gli disse: Figliuolo, ricordati che tu hai ricevuto del bene nella tua vita, e Lazzaro similmente del male: adesso egli è consolato, e tu sei tormentato. E oltre tutto questo, 1422 grande abisso è posto tra noi e voi: onde chi vuoi passare