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IL BUON CUORE 181


verso gli increduli, i viziosi, i libertini, il sentimento dal quale sono animati quelli che si dicono buoni, quelli che nella Chiesa rappresentano la purezza della dottrina, la severità della condotta, come intende6no di rappresentarla i Farisei presso il popolo Ebreo? Leggendo specialmente certi giornali, dal modo col quale parlano dei nemici, veri o presunti della religione, della Chiesa, vedendo i fulmini che invocano dalle autorità superiori, da chi rappresenta Cristo, non si direbbe che si ripeta in mezzo di noi la scena ricordata nell’odierno Evangelo? Perchè, si grida da questi soverchiamente zelanti, perchè tanta indulgenza da.parte dei superiori, verso... verso... Ah, come giustamente Cristo dovrebbe’ ripetere a noi le parole rivolte un giorno agli apostoli, invocanti le fiamme sulle.città incredule: Nescitis cuius spiritus estis! Certo nei rapporti di Dio coi cattivi, e nei rap.porti che noi, ad imitazione di Dio, dobbiamo avere con essi, si devono fare due osservazioni. Dall’amore così vivo, così incondizionato di Cristo, verso i poveri peccatori, male si indurrebbe che Cristo ami meno i buoni. Cristo ama tanto i buoni, e è appunto per farli diventar simili ad essi che ama tanto i peccatori. Cristo ama la Maddalena: sarebbe conseguenza sbagliata il pensare che ami meno la sua santissima madre, Maria. Cristo ama Pietro’ che lo ha r;nnegato: si dirà che ami meno Giovanni, il casto, il fedelissimo? Cristo ama Agostino, Pelagia, Margherita di Cortona; si potrà temere che ami meno le anime innocenti e pure, Agnese, Caterina di Siena, Teresa, Luigi? Il vero è che Cristo ama tutti. Una seconda considerazione. Bisogna avvicinare i peccatori, mescolarci con essi per attrarli, per convertirli. Come si concilia questo invito coll’altra raccomandazione di Cristo, che bisogna star lontani dai cattivi, che non bisogna mettersi nelle occasioni del male? Il punto intermedio c’è per poter avvicinare come Cristo i peccatori, i cattivi; senza. pericolo che il loro contatto ci torni di pregiudizio. bisogna cercare di essere prima anche noi, ad esempio di Cristo, buoni e santi. Esisteva il pericolo che Cristo, avicinandosi ai peccatori divenisse peccatore? Nessuno può. pensarlo. Rendiamo la virtù in noi vera, profonda, disinteressata, serena, incrollabile, coll’aiuto della grazia che Dio mai non nega, e poi innanzi con fiducia, con coraggio: omnia munda mundis; omnia possuni in co qui me canfortat. C’è il fango, c’è il sole. Può,nascere il pericolo che il sole si imbratti posando il suo raggio purissimo sul fango? Nel contatto non è il sole che si infanga, è il fango che si asciuga. Nella virtù siate il sole: nel contatto col vizio, il vizio non potrà non risentire la benefica influenza del vostro raggio che illumina é purifica. Voi vincerete il vizio, non il vizio voi.

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Un’ultima soavissima pennellata a dar rilievo al quadro dell’amor di Cristo, alla sua abituale propensione a rendere soave e dolce il servizio di Dio, la pratica della virtù.

Si accostarono a lui i discepoli di Giovanni gli chiesero per qual motivo essi e i Farisei digiunassero frequentemente, mentre i suoi discepoli tion digiunassero. Gesù disse loro: Possono forse i compagni dello sposo essere in lutto fintanto che lo sposo è con essi? Ma verrà il tempo, che sarà loro tolto lo sposo, e allora digiuneranno.

La convivenza di Cristo cogli Apostoli era una convivenza di gioia, era una specie di sposalizio morale tra l’anima sua e la loro: la nota caratteristica di questa unione doveVa essere la pace, la gioia: servite Dominum iaa laetitia, avrebbe detto San Paolo, il più entusiasta continuatore dello spirito di Cristo. Era anche una specie di preparamento che Cristo voleva formare presso gli Apostoli: la frase no:: potestis portare modo, detta da Cristo agli Apostoli, promettendo loro lo Spirito Santo, come colui che li avrebbe istruiti in tutto, non si riferiva soltanto alle verità da credere, ma anche ai doveri da pratica re. La Croce, come fu l’ultimo punto della vita di Cristo, così doveva essere l’ultimo nel periodo della vita degli Apostoli. E il giorno della Croce venne, e quanto fu han go, quanto fu terribile! Il Calvario si è ripetuto nella vita dei discepoli, come si era compiuto nella v; ta del Maestro. Dopo l’Ascensione di Cristo, dopo la sua partenza della terra, incomincia l’epoca delle persecuzioni. lo sposo non c’era più; ecco il digiuno!

Sorge però qui spontanea una domanda: cenate può dirsi in modo esatto, assoluto, che dopo l’A • scensione di Cristo non ci sia più lo sposo nella Chiesa? Cristo non ha detto: io sarò sempre con oi fino alla consumazione dei secoli? Se non è più presente sulla terra, colla sua persona in figura umana, Cristo non è forse ancora presente colla sua persona divina sotto le specie sacramentali? Nella Eucaristia, all’infuori delle specie mutate, Cristo non è meni. Cristo di quello che fosse nella sua vita mortale nella terra di Palestina e collo stesso fine di con:’ortare, di aiutare. Lo sposo c’è ancora... e pure c’è il digiuno, eppure ci sono le persecuzioni! Malgra:lo il digiuno, malgrado le persecuzioni, si può sostenere che lo nozze continuano; non nell’esclusione delle prove di sacrificio, ma nello spirito di amore col quale, queste prove possono essere accompagnate, sopportate, rendendole in tal modo non solo tollerabili, ma dolcissime, soavissime. Agostino ha detto una grande parola, una parola formata di genio e di ’santità: Amor,non laborat, vel si laborat, labor amatur; l’amore,non sente pesi; e se vi è un peso, l’amot=e fa amare quel peso. Si lavora, si soffre, si lagrima, ancorchè ci sia lo sposo... ma se si ama.lo sposo, diventa gioia anche il dolore, anche la lagrima diven ta tripudio nuziale... Secondo una pia leggenda Cristo un giorno chiese a Caterina -di Siena se,prete • risse una corona di oro o una di spine; e gliele pre sentava, lasciandola libera nella scelta. L’amor dello