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166 IL BUON CUORE


Una poesia del 1859

Rovistando in vecchie carte, trovai questa poesia, scritta nel 1859, che forse, per omogeneità (li circostanze, non è del tutto inutile il pubblicare adesso. E’ la poesia che il giovine prete Olivares Gioachino di Corbetta, fornito di ingegno poetico di non comune valore, morto di mal sottile due anni dopo, nel.1861, scrisse in occasione della mia Prima Messa, celebrata a Corbetta il 23 giugno 1859. Si era in piena guerra: il 4 giugno era avvenuta la battaglia di Magenta, ed il giorno dopo. 24 giugno, sarebbesi combattuta la battaglia di Solferino. La poesia risente l’ambiente, ed è bello il ricordare come in quell’epoca• vivesse ancora in pieno splendore raccordo tra il sentimento patrio e religioso; Sacerdozio e Italia erano come due note di una sola armonia: è fatto diretto accenno alla processione del Corpus Domini, nella quale col clero interveniva la rappresentanza dell’autorità civile, sanzionando in atto pubblico, solenne, l’unione delle due autorità: adesso per ordine del governo, allora per opera dei volontari, molte famiglie erano in ansia pei figli e fratelli arruolati sotto le armi: io aveva due fratelli garibaldini, l’uno nei Cacciatori delle Alpi, ferito poi gravemente a Rezzate, l’altro nei Cacciatori degli Appennini, che erano accorsi, varcando il Ticino, ad arruolarsi con molti altri giovani lombardi in Piemonte, non appena i primi rumori di guerra si erano uditi. Per di più il fratello sacerdote, don Enrico Vitali, il 20 maggio, tradito da una spia, era stato catturato dalla polizia pei suoi sentimenti patriottici, condotto nelle prigioni di S. Margherita, poi nel Castello, e da ultimo a Verona, lasciando i parenti per più di un mese nel dubbio angoscioso se fosse ancora vivo o morto. Queste circostanze son accennate nella poesia, ed era bene il ricordarle per la sua piena intelligenza.

Al Candidato Don Luigi Vitali in occaiioné della sua Prima Messa al Corpus Domini dell’Anno 1859 tii ODE. O Italia, o primogenita Figlia del Salvatore, Del Sacerdozio o Nobile Patria, Corona, Onore, L i potrà l’Ara ascendere. Senza pensar di Te? A Te fra tutti i popoli Sparsi per tutti i liti Come a lor madre 7.,olgonsi Gli sguardi dei Leviti: Solo da Te perpetuansi Del Sacerdozio i Re.

Cadono i troni e mutarmi Le stirpi dei Regnanti Ma in Te non cade, o mutasi La Gerarchia dei Santi, Per diciannove secoli In Te si eterna e sta. Invan la man dei Principi Tentò dal tuo bel seno Strappar d’Aron la florida Verga, che non vien meno; Dio la piantò; più nobile Terra per Lei non v’ha. D’un nome sol, d’un’anima Sparsi per tutti i liti, Sorgete, propagatevi O giovani!eviti; Roma immortal vi ’genera. Nèsteril mai sarà. Odi?... di guerra il turbine Copre la bella terra, Freman di guerra i popoli. Fremono i mar di guerra: Ella tranquilla, immobile Di se secura sta. Oh sacerdozio! oh splendida D’Italia mia corona, L’ora di nuova gloria Forse per Te già suona: Grandi destin.maturansi Per gli Itali e per Te. Oh come è bello, o placide Schiere del vero Dio, Vedervi degli eserciti Accompagnare il Dio, E dietro a noi confondersi I Popoli ed i Re. Ecco che nella polvere E lancie, e spade e Maglie Si chinano, e salutano Il Diò delle battaglie; Tuonano i bronzi ed i fulmini Imitano del Ciel. Curvami i Re, si piegano Le nobili bandiere; 11 Dio che de’ suoi spiriti Muove le immense schiere Passa fra loro in tacito Misterioso vel. Pace, o Signor dei popoli, Pacé alla bella terra, Che fu per tanti secoli Campo fatal di guerra; Guarda al tuo Cristo in faccia E pace sia per Te. Giovin lenita, avanzati Tu dell’Eterno al Trono, • Tu parla a Lui per gli uomini