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Anno XIV. 24 Aprile 1915. Num. 17.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Il palazzo di un faraone egiziano.
Religione. —Vangelo della terza domenica dopo Pasqua.

Necrologie: Conte Angelo Gambaro, Donna Rita Cajrati Crivelli Mesmer

— Mosaico — Per i soldati accecati in guerra.
Beneficenza. —Per l’Asilo infantile dei Ciechi Luigi Vitali. — Opera Pia Catena — Provvidenza materna.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.


Educazione ed Istruzione


Il Palazzo di un faraone egiziano


I Faraoni egiziani costruivano i loro palazzi con materiali molto meno resistenti di quelli con cui erigevano le «case eterne» delle loro divinità; perciò mentre dei templi egiziani si trovano ancora avanzi abbastanza considerevoli, ben poco rimane dei palazzi nei quali abitavano i sovrani di quel paese.

Uno dei più completi, fra questi palazzi, o meglio quel tanto che di questo palazzo resta, torna un po’ per volta alla luce, grazie agli scavi che vi stanno facendo.

Esso fu esplorato per la, prima volta nell’inverno del 1888 - 89, e gli scavi regolari cominciarone nel 1900, diretti dall’inglese Newberry e dall’americano Tytus.

Oggi molte delle costruzioni di cui esso si componeva, sono state liberate dalla sabbia che li copriva, e i pochi visitatori che la curiosità richiama sul luogo di quegli scavi, possono visitare a loro agio la residenza favorita di uno dei più illustri sovrani della decimottava dinastia.

Il palazzo sorge in prossimità della riva sinistra del Nilo, a sud di Medinet, nella provincia di Faium (Alto Egitto), su di un terreno alluvionale, che presentemente è coperto dalla sabbia, ma che in quell’epoca lontana era ben irrigato e si prestava all’impianto di bei giardini.

Risiedendo colà, Amenotis III si trovava ad un’ora di distanza da Tebe, così vicino da potervisi recare da un momento all’altro, quando fosse ne-

cessario, e nello stesso tempo così lontano da evitare il chiasso della turbolenta capitale.

Intorno al palazzo reale s’era formata una piccola città, abitata da principi e alti funzionari, nonche da artefici scelti che per quella ricca e brillante popolazione lavoravano e delle cui botteghe si vedono ancora qua e là gli avanzi, sopratutto delle fabbriche di vetro e di smalti multicolori che allora erano in gran voga. Questi prodotti dell’industria vetraria — coppe, ampolle, vasi d’ogni sorta, amuleti, perle, ecc., — sono notevoli, e formano la nostra ammirazione per la vivacità dei colori, per l’eleganza della forma e per la finezza dell’esecuzione.

La pianta del palazzo era rettangolare; lo cingeva un muro di mediocre spessore, con poche porte, dalla facciata completamente liscia e nuda. Entrando per una di queste porte, si penetrava in un vero labirinto di stretti cortili, di sale con colonnati, di camere, di corridoi. Oggi gli avanzi dei muri superano di poco l’altezza di m. 1.50; ma una volta arrivavano all’altezza di circa 5 metri. I frammenti dei soffitti, che sono stati messi in luce dagli scavi, conservano le traccie di pitture di color chiaro, del tipo di quelle che si vedono nelle tombe e nei templi; quelle sale avevano dipinti nei soffitti degli aveltoi, colle ali spiegate, e altri uccelli; lungo le pareti danzavano delle figure di donna; i pavimenti imitavano degli stagni o delle paludi con piante acquatiche, in mezzo alle quali guizzavano dei pesci, mentre tra i fiori di loto volteggiavano e scherzavano vaghi uccelli.

I ruderi che sinora sono stati messi allo scoperto, non ci permettono ancora di distinguere in tutto e per tutto la ripartizrone dei locali; ma già si può fare una divisione fra gli appartamenti destinati alle pompe ufficiali e quelli che servivano ai bisogni quotidiani della vita.

Due grandi sale rettangolari, con due file parallele di colonne, servivano indubbiamente ad accogliere nei giorni d’udienza o di festa, i funzionari di Corte, gli ambasciatori stranieri, che venivano a recare al Sovrano i doni e i tributi dei loro principi, i generali che tornavano da qualche spedizione vittoriosa. I notabili di Tebe e di tutto