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118 IL BUON CUORE


chismo, quegli arretrati, che, ancora griclano la fede e la Chiesa nemiche della scienza! E non vedete, calunniatori insipienti, che la scienza, lungi dall’esserci vietata, ci è imposta per primo dovere e ci è esplicitamente dichiarata parte del nostro fine e scopo della nostra esistenza, e che poi il campo delle ricerche e del sapere per noi non ha angustie di confine, re,-:n. limitazioni di nessuna sorta, tanto che, piccolo per noi e poca cosa, l’universo, innanzi ci si apre e.ci si propone, ad argomento di studio e di scienza, l’infinito, Dio? E che sono gli stessi misteri, contro i quali stridono i miopi profani, che sono se non la evidente dimostrazione della vastità immensurabile del campo aperto agli studi nostri, ai quali, appunto coi misteri, è detto che, per quanto si spingano innanzi, per ogni via, con ogni sforzo, ai confini non arriveranno mai? Chi dice che la fede vieta la scievza. dica il nome di una scienza vietata dalla fede; non la troverà, mentre noi, su qualunque ramo del sapere, gli additeremo le protezioni ed i conforti della. Chiesa e della fede. Dagli abissi della terra e del mare alle inconcepibili profondità dei cieli, dal palpito della materia ai moti dello spirito, dalle leggi dei pensiero alla storia della parola e delle lingue, dalla vita dell’individuo allo svolgersi della intera umanità, tutto è campo di studio, di ricerche, di conquiste per noi, campo, nel quale non soltanto possiamo, Ma nel quale dobbiamo entrare per comando’ c colla benedizione e colla guida della nostra fede, che, colle prime righe del catechismo, a ciascuno di noi lo dichiara e intima: Tu sei fatito per conoscere Iddio! Il calechismo e la libertà. Nè si giudichi poi offuscata la corona nostra dal terzo fine, che ci è stabilito, di servire il Signore: in questa servitù anzi è proclamata ed assicurata la nostra e l’altrui dignità e libertà. «Servire il Signore! Dunque nessuna creatura, nessun uomo, per quanto in alto nel potere e nella società, può imporsi a me, nè ad altri io mi posso imporre — ed affermata così la libertà mia e la libertà che in altri io debbo rispettare, eccoci tutti condotti a far norma delle nostre azioni la bontà, la santità, i voleri di Lui, cui servire regnare est, nel servire cl Quale sentiremo di essere sovrani, perchè sentiremo — sotto di noi, frenate ed impotenti, le passioni, le cupidigie, la corruzione, la colpa — di fronte e pari a noi i fratelli, non tiranni, non padroni, e, se con una parola e con un raggio di autorità, con una parola e con un’autorità mutuate da Dio — e sopra di. nei Dio solo, alla sua volta così geloso del maggior dono, della libertà di che le creature intelligenti e tutte e sole furo e son dotate, da non gradire, in omaggio, degli atti nostri, che quelli sorti liberi e spontanei dalla nostra volontà! Martiri santi, che davanti ai tiranni avete proclamata la inviolabilità della vostra coscienza e dai carnefici vì siete lasciata strappar la vita, non l’anima; anaco reti penitenti, che ai corrotti del mondo, se.hiavi deVe riù basse ambizioni e delle turpitudini, gettate in faccia, a rimprovero e sconfitta, l’eroismo della vostra virtù, che a niuno si prostra, che tutto domina e così sublime si leva, al gregge amorfo dei vili, prono ai pregiudizi, alle mode, alle passioni, alle tirannidi della mala popolarità, ditelo, ditelo voi, liberi qua libertate Christus nos liberavit (Gal. IV, 31) neri della libertà, per la quale noi signoreggiamo i tempi e Io spazio, i secoli e l’universo, e siamo non i servi, non gli schiavi di nessuno, ed invece siamo i liberi figli di Dio.» Il catechismo e l’ordine della vita. «Ma non tutte uguali le creature; chè se la gloria di Colui che tutto move Per l’universo penetra e risplende, penetra però e risplende in una parte più, e meno altrove. Di qui un ordine, che, come dev’essere ed è tra le cose, così, e tale, deve riflettersi nel loro uso, per non sovvertir natura e sviare le creature dal fine loro; di qui, per chi ben le stima, l’uso delle creature come di scala al Creatore e non l’abuso di imporsele so’rane: di qui, anche nella nostra persona, il dovere di nulla trascurare, nè del corpo, nè dell’anima, ma in pari tempo il precetto e la regola di non permettere alla materia di soverchiare lo spirito, al corpo di avvilir l’anima, e la norma fondamentale e gene ala di coordinare ogni atto al nostro fine supremo di bontà, di virtù, di santità! Chi ha d’etto che la dottrina cattolica avvilisce la scienza; chi ha detto che la morale cattolica uccide il corpo ed intristisce l’ejistenza; chi ha detto che l’ascetismo cattolico fa squallida la vita e fa dal mondo un cimitero, ha detto falso ed ha calunniato: secondo la nostra dottrina noi nulla possiamo, nulla dobbiamo trascurare: soltanto dobbiamo e le scienze e le cose, e il corpo e l’anima. e la materia e lo spirito, e i piaceri leciti del senso e i godimenti della ntelligenza tra di loro confrontare, ed, a seconda del rispettivo e relativo valore, apprezzare, coordinare ed usare.» E qui il dotto Cardinale dopo aver ricordato con quale arte sottile ma persistente siasi lavorato per escludere il catechismo dal vivo insegnamento della scuola e dai libri, prosegue. Col catechismo escluso dalla vita Dio. «E non bastò aver cacciato il libro di Dio dalla scuola e Dio dai libri di scuola; Dio lo si volle cacciare — sempre col pretesto, colle attinenze e col mezzo delle scuole — anche dalle pratiche della vita, e dalle case e dagli istituti di educazione, che proprio al catechismo dovevano e devono la loro origine e la loro ragione! — Così sono nate le passeggiate scolastiche, ottime in se e che anche nelle scuole di catechismo si concedono a premio e ristoro, ma che diventano una propaganda antireligiosa se fatte nelle ore che impediscono ai bambini di -andare alla messa ed ai doveri religiosi! Così sono nati dei pa