chismo, quegli arretrati, che, ancora griclano la fede
e la Chiesa nemiche della scienza! E non vedete, calunniatori insipienti, che la scienza, lungi dall’esserci vietata, ci è imposta per primo dovere e ci è esplicitamente dichiarata parte del nostro fine e scopo
della nostra esistenza, e che poi il campo delle ricerche e del sapere per noi non ha angustie di confine,
re,-:n. limitazioni di nessuna sorta, tanto che, piccolo
per noi e poca cosa, l’universo, innanzi ci si apre e.ci si propone, ad argomento di studio e di scienza,
l’infinito, Dio? E che sono gli stessi misteri, contro i
quali stridono i miopi profani, che sono se non la
evidente dimostrazione della vastità immensurabile
del campo aperto agli studi nostri, ai quali, appunto
coi misteri, è detto che, per quanto si spingano innanzi, per ogni via, con ogni sforzo, ai confini non
arriveranno mai? Chi dice che la fede vieta la scievza. dica il nome di una scienza vietata dalla fede;
non la troverà, mentre noi, su qualunque ramo del
sapere, gli additeremo le protezioni ed i conforti della. Chiesa e della fede. Dagli abissi della terra e del
mare alle inconcepibili profondità dei cieli, dal palpito della materia ai moti dello spirito, dalle leggi
dei pensiero alla storia della parola e delle lingue,
dalla vita dell’individuo allo svolgersi della intera
umanità, tutto è campo di studio, di ricerche, di conquiste per noi, campo, nel quale non soltanto possiamo, Ma nel quale dobbiamo entrare per comando’ c
colla benedizione e colla guida della nostra fede, che,
colle prime righe del catechismo, a ciascuno di noi
lo dichiara e intima: Tu sei fatito per conoscere
Iddio!
Il calechismo e la libertà.
Nè si giudichi poi offuscata la corona nostra
dal terzo fine, che ci è stabilito, di servire il Signore:
in questa servitù anzi è proclamata ed assicurata la
nostra e l’altrui dignità e libertà.
«Servire il Signore! Dunque nessuna creatura,
nessun uomo, per quanto in alto nel potere e nella società, può imporsi a me, nè ad altri io mi posso imporre — ed affermata così la libertà mia e la libertà
che in altri io debbo rispettare, eccoci tutti condotti
a far norma delle nostre azioni la bontà, la santità, i
voleri di Lui, cui servire regnare est, nel servire cl
Quale sentiremo di essere sovrani, perchè sentiremo
— sotto di noi, frenate ed impotenti, le passioni, le
cupidigie, la corruzione, la colpa — di fronte e pari
a noi i fratelli, non tiranni, non padroni, e, se con
una parola e con un raggio di autorità, con una parola e con un’autorità mutuate da Dio — e sopra di.
nei Dio solo, alla sua volta così geloso del maggior
dono, della libertà
di che le creature intelligenti
e tutte e sole furo e son dotate,
da non gradire, in omaggio, degli atti nostri, che
quelli sorti liberi e spontanei dalla nostra volontà!
Martiri santi, che davanti ai tiranni avete proclamata
la inviolabilità della vostra coscienza e dai carnefici
vì siete lasciata strappar la vita, non l’anima; anaco
reti penitenti, che ai corrotti del mondo, se.hiavi deVe
riù basse ambizioni e delle turpitudini, gettate in
faccia, a rimprovero e sconfitta, l’eroismo della vostra virtù, che a niuno si prostra, che tutto domina
e così sublime si leva, al gregge amorfo dei vili, prono ai pregiudizi, alle mode, alle passioni, alle tirannidi della mala popolarità, ditelo, ditelo voi, liberi
qua libertate Christus nos liberavit (Gal. IV, 31)
neri della libertà, per la quale noi signoreggiamo
i tempi e Io spazio, i secoli e l’universo, e siamo non
i servi, non gli schiavi di nessuno, ed invece siamo i
liberi figli di Dio.»
Il catechismo e l’ordine della vita.
«Ma non tutte uguali le creature; chè se
la gloria di Colui che tutto move
Per l’universo penetra e risplende,
penetra però e risplende
in una parte più, e meno altrove.
Di qui un ordine, che, come dev’essere ed è tra le
cose, così, e tale, deve riflettersi nel loro uso, per
non sovvertir natura e sviare le creature dal fine loro;
di qui, per chi ben le stima, l’uso delle creature come
di scala al Creatore e non l’abuso di imporsele so’rane: di qui, anche nella nostra persona, il dovere
di nulla trascurare, nè del corpo, nè dell’anima, ma
in pari tempo il precetto e la regola di non permettere alla materia di soverchiare lo spirito, al corpo di
avvilir l’anima, e la norma fondamentale e gene ala
di coordinare ogni atto al nostro fine supremo di
bontà, di virtù, di santità! Chi ha d’etto che la dottrina cattolica avvilisce la scienza; chi ha detto che
la morale cattolica uccide il corpo ed intristisce l’ejistenza; chi ha detto che l’ascetismo cattolico fa squallida la vita e fa dal mondo un cimitero, ha detto falso
ed ha calunniato: secondo la nostra dottrina noi
nulla possiamo, nulla dobbiamo trascurare: soltanto
dobbiamo e le scienze e le cose, e il corpo e l’anima.
e la materia e lo spirito, e i piaceri leciti del senso e
i godimenti della ntelligenza tra di loro confrontare,
ed, a seconda del rispettivo e relativo valore, apprezzare, coordinare ed usare.»
E qui il dotto Cardinale dopo aver ricordato
con quale arte sottile ma persistente siasi lavorato
per escludere il catechismo dal vivo insegnamento
della scuola e dai libri, prosegue.
Col catechismo escluso dalla vita Dio.
«E non bastò aver cacciato il libro di Dio dalla scuola e Dio dai libri di scuola; Dio lo si volle
cacciare — sempre col pretesto, colle attinenze e col
mezzo delle scuole — anche dalle pratiche della vita, e dalle case e dagli istituti di educazione, che
proprio al catechismo dovevano e devono la loro origine e la loro ragione! — Così sono nate le passeggiate scolastiche, ottime in se e che anche nelle scuole di catechismo si concedono a premio e ristoro, ma
che diventano una propaganda antireligiosa se fatte
nelle ore che impediscono ai bambini di -andare alla
messa ed ai doveri religiosi! Così sono nati dei pa