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IL BUON CUORE 107


e nell’errore, la morte del cuore nell’impurità, nella avarizia, nell’odio, la morte dei sensi nella crapula e nella corruzione, la morte di tutta la vita dello spitito nella perdita della grazia di Dio, grazia che co3tituisce la vita dell’anima, il merito sopranaturale dell’anima, la liberazione della morte eterna. La nostra risurrezione, come quella di Cristo, deve essere vera, cioè noi dobbiamo essere tutti differenti da quello che eravamo prima. La colpa ci aveva rapita la grazia: il pentimento, accompagnato ríalla Confessione, coll’assoluzione del sacerdote, ce la deve dare: eravamo increduli, diventiamo crec;enti; da ignoranti, istruiti; da superbi, umili; da disonesti, puri; da vendicativi, indulgenti, generosi; da pigri, laboriosi; da crapuloni, sobri; da avari, cari tatevoli; da maldicenti, benevoli.... l’anima nostra sia come quella di Cristo, libera, agile, luminosa, che non trova alcun ostacolo al bene, che pensa al cielo, che vive già nel cielo, prima di andarvi: nostra conversatio in coelis est.

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La risurrezione di Cristo è stata palese. Come i Giudei furono gli esecutori, gli spettatori, i testimoni della morte di Cristo, così furono i primi a constatare la sua risurreìione, a divulgarla. Cristo apparve poi, in circostanze diverse, a moltissime al-trt persone. Apparve prima di tutto a Maria Madea’t na, e quella apparizione privilegiata, fu il premi( all’amore della Maddalena, che -la portava a non biPLcarsi dal sepolcro di Cristo, a versare lagrime intorno ad esso quasi volesse strapparne la salma; aptarizione che si concretò nello scambio di quelle due semplici parole, più eloquenti di ogni discorso: Rabboni... Cristo apparve ini seguito agli Apostoli insieme radunati, non presente Tomaso; e noi ancora ad essi, quando Tomaso era presente; e pci ’più volte in Galilea, al lago di Genezareth; e poi sul Monte Oliveto, quando, presente anche Maria la sua madre, si tolse dai loro occhi e salì al cielo.... e. poi in modo di visione a Stefano, quando veniva lapidato, a Saulo, quando, sulla via di Damasco, lo convertì, gridando: Saule, Saule, quid me persequerisr Palese così deve essere pure la nostra resurre?ione spirituale. Non basta che la nostra risurrezione sia interna, nel dolore dei peccati, nel proponimento di non più commetterli; deve essere esterna; non basta che sia compiuta soltanto nel segreto con Dio, deve esserlo anche cogli uomini; non soltanto in Chiesa, ma in casa, alla scuola, al negozio, coi parenti, coi conoscenti, cogli amici... tutti devono accorgersi che noi siamo risorti, riscontrando in noi (Nell’acquisto, quel possesso di qualità spirituali, che caratterizzano la persona di Cristo dopo la sua risurrezione. Non solo non dobbiamo più rubare, ma restituire il mal tolto; non solo non dobbiamo più calunniare, ma ritirare la calunnia fatta; non solo non dobbiamo più odiare, ma perdonare le offese ricevute,

chiedere perdono delle offese fatte: non solo non dobbiamo più continuare in una vita di scandali, colle parole, coi cattivi esempi, ma riparare gli scandali coi buoni consigli, cogli esempi buoni; peccatori palesi prima, palesi nella conversione poi.... Quanti esempi la storia evangelica, la storia ec— clesiastica ci presentano di queste persone, prima peccatrici e poi penitenti, e poi sante, e quanto sante! Maddalena, Pietro, Paolo, Agostino, Pelagia, Maria Egiziaca, Margherita da Cortona... Qual gioia, qual consolazione, se in questi giorni, nella nostra famiglia, si verificasse il caso di una di queste risurrezioni vere e palesi; un marito indifferente che diventa praticante, una figlia insolente che diventa docile, un figlio discolo che rompe una relazione disonorante, uno scialacquatore della sostanza dei figli, che si toglie al gioco....

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La risurrezione di Cristo è stata costante. Cristo, una volta risorto, non muore più. Egli è salito alla destra del Padre;.è là assiduo avvocato a patrocinare la nostra causa, e discenderà un giorno sulla terra per giudicare tutti gli uomini, gli uomini allora tutti risorti. Tale deve essere pure la nostra risurrezione spirituale, deve essere costante. Molti in questi giorni pasquali, all’appello amoroso della nostra madre la Chiesa, preparati dalla predicazione di eloquenti e zelanti oratori, scossi al ritorno delle solenni memorie dei dolori di Cristo, si sono lasciati attrarre dall’impulso interno della grazia, e sono corsi alla Chiesa, hanno ricordato, hanno pianto le loro colpe, si sono presentati al sacerdote, si sono accusati, hanno potuto udire con intima gioia del loro cuore la parola: it ti assolvo. Sono partiti dal tempio, infervorati, risoluti a far bene, a mettere la legge di Dio a norma suprema, esclusiva della loro vita... Questo è bene; questo è molto: ma è tutto? Questo spettacolo di ritorno a Dio, di conversione e di risurrezione, avvenne altre volte; ma poi? Non basta incominciare, bisogna continuare, bisogna perseverare. Nella vita di Gesù Cristo dopo la sua risurrezione, si nota una circostanza che porge un utile, un importante insegnamento per conservare presso di noi la grazia riconquistata, per rendere la nostra risurrezione costante. Mentre Cristo nel suo apostolato precedente si era rivolto a tutte le classi di persone, pubblicani e Farisei, senza distinzione di buoni e di cattivi, anzi accentuando una propensione verso i peccatori, dopo la sua risurrezione, le sue apparizioni sono fatte preferibilmente alle persone buone: una sola eccezione è ricordata da San Paolo, quando dice che Cristo comparve una volta a più di cinque-- ’ cento persone insieme radunate, molte delle quali vtvevano ancora al suo tempo. Perchè questo riserbo delle apparizioni di Cristo dopo la sua risurrezione nei circolo delle persone buone? Forse è per inculcarci una grande, una importante verità, che il modo m:giiore, più efficace per conservare la grazia riconqui