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IL BUON CUORE si sono sorti in me, così associati, per la parola di un Papa, Pio IX. Io aveva nove anni, quando Pio IX eletto Papa il 16 giugno 1846, presentandosi sul balcone del Quirinale, dove si era fatto il. Conclave, sollevando le palme al cielo, gridò: Gran Dio, benedite PI talis. Quelle parole, in quel giorno, in quel momento, furono la scintilla del sentimento pWriottico in Italia. Quelle parole si sono infisseghell’animo mio, crearono un connubio tra l’amor di patria e l’anior di religione, che nessun avvenimento valse a sciogliere più mai. Quanti avvenimenti, quante lotte, accompagnarono lo svolgersi di quel programma! Oramai il programma è compiuto: il Papa è in Roma, e Roma è la capitale dell’Italia libera, indipendente ed una. Io sono sul declinare della mia vita: una felice combinazione ha fatto sì che io mi potessi allontanare dall’Istituto senza rimorso di trascurare l’indirìzzo e l’assistenza: una persona, ben nota, di ingegno, di cuore, di esperienza, mi ha sostituito: andiamo quindi a Roma: prima di morire, andiamo a tuffarci un po’ nell’ambiente della grande città, che per me è la più grande città del mondo; Roma, la capitale del mondo cattolico, Roma la capitale d’Italia. Vidi il monumento a Vittorio Emanuele, il padre della patria, destinato a ricordare appunto il grande avvenimento dell’unità e della libertà d’Italia; è un monumento che non sfigura in mezzo ai grandi monumenti della civiltà pagana e cristiana; è un monumento imponente a osservarlo dalla base, un monumento più imponente a osservarlo col salirlo e vederlo dall’alto. è un po’ come il Duomo di Milano: bello a vederlo dal basso, più bello a vederlo d’alto. Ho veduto il Papa. Io aveva già veduto altri tre Papi, Pio IX, due anni prima che morisse, nel 1876, l’anno del mio ingresso come Rettore qui nell’Istituto; Leone XIII, Pio X; volevo vedere l’ultimo papa eletto, Benedetto XV, anche perchè probabilmente sarà l’ultimo per me! Sua Eminenza, il nostro Arcivescovo, mi aveva dato una lettera di presentazione al Maggiordomo di S. Santità, per ottenere una udienza particolare: la ottenni particolare, con altre quattro persone, ma non individuale: un gran numero di Vescovi, ora venuti a Roma per la prima volta nell’attuale Pontificato, rendeva difficile la presentazione isolata di altre persone, che non avessero un motivo di importanza speciale. Che impressione mi ha fatto il Papa? Distinguiamo: l’impressione materiale, la impressione morale; l’impressibne materiale poca, l’impressione morale grande. E’ un uomo di piccola statura; ma una persona che si presenta franca, sciolta, che parla con parola pronta, precisa; si ha l’impressione di essere dinanzi ad una persona che sa, di una persona che vale. Ma quando dall’aspetto materiale si passa al ricordo della dignità, dell’autorità di cui quella persona è rivestita, si prova un’impressione di elevatezza che impressiona: direi che più la persona è piccola, più il concetto della dignità della persona si fa grande: egli è colui che nella persona di Pietro, Cristo ha detto: tu Pietro, e su questa pietra edifichérò •la mia chiesa; io ho pregato per te, o Pietro, affinchè tu un giorno in mezzo a tuoi confratelli, li confermi nella

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fede; pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle; è il successore di tanti papi che coll’ingegno, coll’autorità, colla santità, hanno dominato nei secoli, su tutta la faccia della terra; è il papa che anche al presente nel grande conflitto della lotta europea mondiale, ha fatto suonare la parola che a lui solo conviene, la parola pace, parola che fu ed è rispettosamente ascoltata. Il Papa era lì: entrato nelle sale senza alcun cerimoniale diplomatico, accompàgnato dal solo maggiordomo, più Pio X era Leone XIII. Eravamo solo quattro persone. Parlò colle altre, poi con me; io fui l’ultimo, e potei trattenermi più a lungo: aveva portato con me alcune pubblicazioni, che gli presentai in omaggio, e che egli, gradì, facendo alcune cortesi osservazioni. Poi gli chiesi la benedizione per me, pei miei parenti, per tutta la comunità, per le persone benefattrici dell’Istituto, da impartire nell’Oratorio dell’Istituto. Con paterna espansione d’animo me la diede; ed ora io son qui a portarvela. Ricevetela; è la benedizione del padre, del ’Santo Padre, del padre di tutti i fedeli; è la benedizione di colui, al quale Iddio ha ’concesso un’autorità speciale e suprema nella Chiesa: ricevetela con sensi di fede, di riconoscenza, di divozione; ricevetela per voi e per tutti i vostri cari: vi accompagni essa nei bisogni dell’anima e del corpo; e sia una benedizione che allargandosi da questo Oratorio abbracci tutta la nazione, l’Europa, il mondo, acqueti tutte le ire, ora scatenate, facendo gustare a tutti, col rispetto alla giustizia, i benefici della pace!

Un gentile onomastico all’Asilo Infantile dei Ciechi I n uno ilei passati giorni si celebrava nell’Asilo Infantile dei Ciechi di Milano una cara festicciuola. L’Ispettrice dell’Asilo, sig.na Matelda Cajrati, che coll’opera sua benemerita ha tanto contribuito nel passato alla fondazione e all’incremento del piccolo asilo. vedeva sorto il suo giorno onomastico. I piccoli bambini, come è loro consuetudine, vollero festeggiare il giorno sospirato coll’attestare alla loro benefattrice, i sensi della loro riconoscenza e del loro amore. La maestrina cieca dell’Asilo, signorina Lambrughi Armida, si assunse il gradito incarico di farsi interprete dei loro sentimenti, con un breve dialoghetto fra alcuni bambini, che qui riportiamo, e che sarà letto con compiacenza dagli abbonati del Buon Cuore, usi a considerare i bambini dell’Asilo, come una porzione della loro famiglia. Nella sala, che serve di scuola, stavano distribuiti sui loro banchini, le bambine colla divisa rosa, i bambini colla divisa bleu. Erano presenti i due Rettori, il Rettore. onorario Monsignor Luigi Vitali, il Rettore effettivo prof. sac. Pietro Stoppani, l’Ispettrice festeggiata signorina Matelda Cajrati, la Direttrice dell’Asilo signorina.Pollino Francesca, la Diréttrice dell’Istituto signora Emilia Avancini, le allieve che dall’Asilo erano in questi anni passati all’Istituto, ed altre allieve grandi e maestrine dell’Istituto. Due schiere di tre o quattro bambini e bambine, l’una di contro all’altra, erano venute nel mezzo,