Pagina:Il buon cuore - Anno XIV, n. 11 - 13 marzo 1915.pdf/5


IL BUON CUORE 85


prì a te gli occhi? Risposero loro: Ve l’ho già detto, e l’avete udito: perchè volete sentirlo di nuovo? Volete forse diventar anche voi suoi discepoli? Ma essi lo strapazzarono, e dissero: Sii tu suo discepolo, quanto a noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè parlò Dio: ma costui non sappiamo donde ei sia. Rispose colui, e disse loro: E qui appunto sta la meraviglia, che voi non sapete, donde ei sia, ed ha egli aperti itniei occhi. Or sappiatno, che Dio non ode i peccatori: ma chi onora Dio e fa la sua volontà, questi è esaudito da Dio, non potrebbe far nulla. Gli risposero, e.dissero: Tu sei venuto al mondo ricoperto di peccati, e tu ci fai il maestro? E lo cacciarono fuora. Sentì dire Gesù, che lo avevan cacciato fuora, e avendolo incontrato, gli disse: Credi tu nel Figliuolo di Dio? Rispose quegli, e disse: Chi è egli Signore, affinchè io in lui creda? Dissegli Gesù: E lo hai veduto, e colui che teco parla, è quel desso. Allora quegli disse: Signore, io credo. E prostratosi lo adorò. (S. GIOVANNI Cap. 8).

Pensieri. Fra i molti dolori provati da Cristo, uno dei più gravi, dei più intimi, dei più profondi, fu quello dell’ingratitudine degli uomini; far del bene agli uomini, e vedersi.da essi disconosciuto, negato, perseguitato: con qual senso di profonda angoscia, egli, guardando dal colle Oliveto a Gerusalemme, esclama: Gerusalemute, Gerusalemme, quante volte ho cercato.11 n:ceni/ 114-re i tuoi figli, e tu s•on hai voluto! E gli scendevan le lagrime dagli occhi. Ma Gesù Cristo ebbe pure delle consolazioni. h: fra queste, dolcissima, la riconoscenza di alcune anime beneficate, la prontezza, la schietezza, la costanza, la serenità, colla quale esse corrisposero ai suoi benefici, riconoscendoli in faccia a tutti, anche quando tale confessione poteva costare ad essi contraddizione, disprezzo, persecuzioni. Simile consolazione ha recato a Cristo il cieco dell’odierno Vangelo. Risanato miracolosamente da Cristo, ricevuto da lui il dono della luce, egli non nasconde’ il fatto glorioso, dinnanzi a chi lo crede e a chi non lo vuol credere; ma lo confessa francamente, costantemente, serenamente in faccia a tutti, di nulla ’preoccupato se tale confessione incontri indifferenza, dubbi, denegazioni, insulti; la sua preoccupazione è una sola: esser schietto dinnanzi alla verità, essere riconoscente dinnanzi al beneficio’. Qual lezione per noi, non meno del cieco beneficati da Cristo! Egli ebbe la luce del corpo, noi quella più preziosa dell’anima.

  • * *

Gesù Cristo incontrò sulla via un uomo cieco fin dalla nascita, e gli Apostoli chiedono a Cristo: di chi è la colpa per cui quest’uomo è nato cieco? sua o dei Parenti? L’osservazione degli Apostoli è giusta e falsa; è giusta nel ritenere che tutto il màle fisico e morale che trovasi sulla terra ha per causa una colpa; è falsa nel determinare di chi sia la colpa.

Gesù Cristo risponde, rilevando una delle norme più alte e sublimi nel governo della Provvidenza divina nel mondo, che è quella di permettere il male per cavare da essa il bene. Nè egli, nè i parenti suoi peccarono; ma ciò avvenne perchè in lui si manifestino, le opere di Dio. E alle parole seguì tosto il fatto. Cristo sputò in terra, fece collo sputo del fango e ne fece un impiastro sopra gli occhi di colui, dicendogli: Va, lavati nella Piscina di Siloè. E quegli andò, si lavò,, e tornò che vedeva. La bontà e la potenza di Cristo sono palesi. Non cercato, egli accorda un beneficio, uno dei più grandi benefici nell’ordine dei beni materiali, il dono della vista; e per compierlo non si arresta dal fare un miracolo. Quanti beni Dio ha fatto anche a noi! Non siamo noi, e nell’ordine materiale e nell’ordine morale, tutto un suo beneficio vivente? Fra i molti beni, Dio non ci ha fatto quello che è maggior di tutti, di esser nati in grembo della Chiesa Cattolica, la Madre dei santi, •immagine della città superna, la Chiesa che ha la certezza dei beni presenti, che ha la promessa dei beni futuri? Quale è la nostra condotta dinnanzi a questi benefici, la nostra condotta nell’apprezzarli presso di noi, la nostra condotta nel proclamarli francamente in faccia agli altri?

Al fatto evidente della vista riacquistata, i vici. ni e clúelli che avevano veduto prima il cieco mendicare, facevano le meraviglie, e alcuni dicevano che fosse desso, altri che fosse un altro. Dinnanzi al dubbio espresso,,che cosa fece il cieco? Tergiversa nel ri-. spondere, per paura che lo si metta in ridicolo, per timore che si neghi il fatto che a lui è realmente avvenuto? No; dichiara francamente: sono io quel desso. Siamo noi sempre, ed egualmente pronti, in faccio a tutti a dire: io sono cristiano? Dissipato il dubbio del fatto, nasce il dubbio sul modo col quale il fatto è compiuto. La disposizione avversa a riconoscere i miracoli è comune negli uomini„ specialmente in quelli che si credono istruiti: Nè neghiamo che sia disposizione pef sè riprovevole. Constatare se una cosa è vera, specialmente una cosa che esce dall’ordine comune, è dovere, è rispetto alla coscienza e alla verità. Ciò che è riprovevole è la esagerazione di questa disposizione, è il non ammettere a priori che i miracoli ci siano. Questa disposizione crea un ambiente di diffidenza, di incredulità, che rende assai difficile la pogizione del credente, perchè per credere e tenere.ferma e alta la propria fede deve combattere contro chi la mette in dubbio e la nega; ci vuol del coraggio, ci vuol della franchezza. E’ il coraggio, è la franchezza, che ebbe il cieco. La causa che lo rese veggente è miracolosa; egli non la discute; è un fatto: basta. I fatti si espongono per quello che sono. A Dio nulla è impossibile.