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62 IL BUON CUORE


siderio di portare sollievo. Fratelli! Le grida vostre hanno una ripercussione universale e la preghiera è rintuzzata e la comunione di anime, sulle macerie di tanto disastro, è impedita; un punto nero, macchia politica forse, s’è interposto, ha voluto troncare le parole che doinandavano «Pace! Pace!». Perchè, perchè arrestare la spontaneità degli animi? S’inchinavano pure gli eroi della Grecia e di Troia ai loro Dei protettori ed i Romani, nel tempio di Giano, chiedevano tregua alle armi, gli imperatori stessi, nel triste periodo di raffinata corruzione, serbavano, debole luce rompente le tenebre fitte, un resto di culto a un Dio immaginario. I barbari, scesi a contendersi questa povera Italia straziata dagli ultimi rantoli dell’impero, non tentarono la repressione del sentimento religioso; ma ad esso si associaro... 414 414

Alt. 414 414 414

Att. 1

Oir0Viità

SCHIAVITÙNella solita signorile veste tipografica che usa per le proprie edizioni la casa Cogliati, ci appare dinanzi questo bel libro, che raccomandiamo vivamente a tutti i nostri lettori giovani e vecchi. E’ un romanzo? un racconto? Propriamente parlando nè l’uno nè l’altro. Si deve dirlo un racconto storico, per la fedeltà delle fonti da cui l’Autore ha attinto non solo la trama, ma anche i singoli episodi; e nello stesso tempo presenta tutte le vivacità delle tinte, l’emozionante e tragica potenzialità delle scene che si svolgono nei romanzi. L’occasione prossima a scrivere questo libro, l’Autore l’ebbe dalle parole, che sul finire della sua vita ripeteva il cardinale Lavigerie, l’apostolo infaticabile, il padre intelligente ed amoroso dei poveri negri, di questi infelici che gemono schiavi di meticci mussulmani. e Voi tutti, uomini e donne di lettere, poeti e romanzieri, storici e giornalisti, aiutatemi a far conoscere all’universo intero, la sorte miserabile dei miei povrei figli negri, ridotti alla più dura schiavitù.» L’Autore ha raccolto il grido angosciato di quel cuore paterno, e con abile penna ha tracciato queste pagine, in cui, pur conservando la massima sobrietà, sfuggendo anzi gli effetti melodrammatici, evitando le inutili descrizioni, ci ha dato un quadro di una realtà così emozionante, da eccitare, non solo un tenero sentimento di pietà, ma molto più un desiderio potente di venire in aiuto, secondo la propria possibilità, ai missionari, che con ogni genere di sacrifici, di patimenti, tentano di salvare quelle povere vittime della barbarie mussulmana. I caratteri dei tre protagonisti, Milo, Ghella ed 11 padre Reardaniel, sono modellati con cura intelligente, con una naturalezza ammirabile, e conservano sempre, ad ogni pagina la propria impronta caratteristica ed originale. Vi sono scene di un tragico impressionante, altre soffuse di una dolcezza indefinita; sempre però corrette, e fra loro collegate intimamente così da costituire un’unità armonica, e tutte raride e convergenti alla meta. Ottima la traduzione, fino a dare l’illusione che l’originale sia stato dettato nella nostra dolce favella. Auguri di ampia diffusione.

no. Carlo.Magno pregò nel tempio, mentre_la corona gli veniva posta sulla fronte in nome del Signore ed i cavalieri portarono, primo nome del motto protettore, quello di Dio. Nelle lotte fra la Chiesa e lo stato il popolo non dimenticò la preghiera ed i comuni ebbero il carroccio con un simbolo di fede, nè le signorie mancarono di templi e di culto. La preghiera fiorì sulle labbra del popolo allorchè una ascesa del pensiero e della parola iniziò la riforma dei costumi. Le repubbliche ebbero il loro santo protettore e nello svolgersi delle guerre di successione, pontefici di virtù e di dottrina, predicarono efficacemente la parola di Dio. La rivoluzione stessa, nella distruzione assoluta, serbò certe reliquie ed i nostri martiri dell’indipendenza caddero guardando il cielo e cercando l’ideale lassù. Mazzini, dall’esiglio, nelle ore grigie della sua vita, scrisse all’amico: «Ieri avevi una madre in terra, oggi hai un angelo in Cielo». Garibaldi, nell’ora suprema, vide, nelle due colombe posate sul davanzale, l’anima delle sue figliuole che lo chiamavano. E noi, nel pieno sviluppo di ogni progresso intellettuale e morale, noi avremo ancora uomini che domandano il pelichè della preghiera invocante la pace? Ma vi sono azioni nella vita che non hanno motivo; azioni compiute nell’ora d’ella necessità spontaneamente, con sacrificio se occorre a scopo di bene, il bene universale. L’Uomo dalla bianca stola, non si deve essere domandato chi era l’oppressore e chi l’oppresso; in uno slancio di sentimento paterno egli ha dettato le frasi che chiedono la fine dello sterminio, il ritorno dei padri ai figli, degli sposi alle spose; egli ha chiesto la pace degli spiriti, la vaticinata fratellanza universale del Divino Poeta. Perchè, perchè sofisticare sulle parole ’che forse per un attimo, dall’una all’altra Chiesa d’Europa, riunendo tutti gli animi nel medesimo pensiero, sedavano il triste rumore delle armi fratricide? Perchè? Mary Tavola Carnovali.


Beneficenza


Per l’Asilo Infantile dei Ciechi LUIGI VITALI

OBLAZIONI.

Donna Mercede Visconti pre un banco in Chiesa che porti il nome della marchesa Teresa Visconti Sanseverino Marchese Ermes Visconti, ricordando la madre diletta nel II anniversario di sua morte, offre

L. 200» 100

SOCI AZIONISTI

Signora Eugenia Radice Contessa Luigia Cicogna Contessa Amalia Gritti Morlacchi Signora Itala Anna Castellini Signora Nelly Pariani

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