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IL BUON CUORE 61


miracoli, per supplire alle tue colpevoli deficienze, ch’egli faccia dei miracoli per assecondare i tuoi capricci, le tue pretese, i tuoi interessi, le tue ambizioni, talvolta le tue vendette ed i tuoi odii. La retta ragione per tutti deve andare innanzi a tutto, la ragione che non fissa a Dio i limiti della sua rivelazione e della stia azione, la ragione che sotto il pretestb del trionfo della causa di Dio, non dispensa dalle leggi della prudenza e della carità. Tanto per gli uomini che vogliono seguire la sola ragione che per gli uomini di fede, le virtù cardinali sono il fondamento di una seria condotta, umile e coraggiosa a un tempo: giustizia, prudenza, temperanza, fortezza. Dio non si tenta; a Dio non si comanda; nè per respingere, nè per pretendere; per respingere ciò che piace a lui, per pretendere ciò che piace a noi: rationabile sit obsequium vestrum. E’ la seconda tentazione che dobbiamo vincere, è la seconda lotta che dobbiamo sostenere; lotta difficilissima, perchè è la doppia lotta della ragione contro il razionalismo e contro la superstizione; il razionalismo che si presenta difensore della ragione, la superstizione che si nasconde sotto il manto della fede.

E’ la terza tentazione; vinciamola: la innumerevole ecatombe dei vinti, fa più bello e meritorio il trionfo dei vincitori.

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Vinto in tutti i suoi ripetuti assalti, il demonio confuso si ritirò. Siate franchi; chi ha il coraggio delle proprie convinzioni incute rispetto anche ai nemici. Si fecero allora innanzi gli Angeli buoni, e si posero a servire Cristo. E’ un idillio dopo una tragedia. E’ il frutto confortante che aspetta ogni anima buona che combatte intrepida le battaglie della vita per la conservazione della fede, per la fuga del vizio e la pratica della virtù. La lotta può essere lunga, pertinace, dolorosa: che importa! Sul vessillo che dispiega sono scritti tre nomi, i nomi che attestano, col loro acquisto, la sua vittoria: li guardo, esulto, li bacio: anima.... retta ragione.... Dio!... L. V. •

Perché? Perchè?

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La brama dei beni terreni, delle ricchezze, l’avarizia, è l’ultima delle tentazioni colla quale il demonio assale Cristo. Egli lo porta sovra un alto monte, gli fa vedere tutti i regni del mondo e la loro magnificenza, e gli grida: tutto questo io ti darò, se prostrato mi ’adorerai. Il quadro è grandioso, la tentazione è seducente; quale potente attrattiva per l’uomo il veder dinnanzi a sè tutti i beni della terra, colle loro soddisfazioni, coi loro comodi, colla loro bellezza, e dire: possono essere miei! Quale fascino fatale questi beni esercitano nell’attirar a sè il cuor dell’uomo, lo si vede apertamente nella brama smoderata colla quale la grande maggioranza del genere umano si affanna per acquistare, per possedere, per accrescere sempre più presso di sè questi beni. La caccia ai beni della terra si può dire la professione universale degli uomini: a questa ricerca si sacrifica tempo, salute; per questo acquisto non si rispettano le leggi della fede e della onestà; si calpestano talvolta i più sacri vincoli della parentela e dell’amicizia! A questa corsa sfrenata nella ricerca dei beni della terra, per arrestarla, una parola solenne contrappone Cristo: Va indietro, satana; sta scritto: adora il Signore Iddio tuo, e servi lui solo. Iddio, per l’uomo, è ben qualche cosa di più di tutti i beni del mondo. I beni del mondo quanto sono -«minori di lui, e Dio di lui quanto è immensamente più grande! Dio si è degnato di offrirsi all’uomo come oggetto del suo amore, come suo possesso inainissibile ed eterno. Sarebbe fare suprema’offesa alla sua ragione, al suo retto apprezzamento, se postq fra la scelta di questi due oggetti, il mondo e Dio, l’uomo dicesse: scelgo il mondo, respingo Iddio!

Riposate! riposate voi derelitti, che vedeste il macello umano, che forse languiste, dolorando dell’estrema ferita, lungo un fossato, fra il mucchio di compagni, che imploravano come voi e come voi ritorivali(’ con fiamme sinistre negli occhi. Riposate! la immane strage di cui la storia non registra l’uguale, vi straziò gli occhi e l’anima e la pace dei giusti scenda ora su di voi. Dei giusti che se colpe umane vi / macchiarono, il sacrificio vi redense. Vi redense l’ultima dipartita dalla casa paterna, l’addio ai vecchi genitori la cui veneranda canizie profanò forse una parola d’imprecazione ai coronati, che volevano sangue e morte; vi redense lo strazio delle spose, dei figli, delle sorelle, delle fidanzate; vi redensero i giorni triplicati dalle ansie dell’attesa, dal terrore della strage, dallo spettacolo di una immensa rovina. E siate benedetti ora che la pace è scesa con voi nell’avello dimenticato; siate benedetti per quell’ultimo rantolo ch’era preghiera, per quell’ultima visione degli assenti, che vi raggiò nelle pupille semispente; per quell’ultimo, supremo strazio che la parola immiserisce. Ah, se le cure d’ogni giorno, se la vita colle sue necessità non ci distogliesse dall’atroce carneficina d’oltr’alpe! Forse la Provvidenza stessa fa sì che la lontananza ci salvi dall’incubo, il quale ci prostrarebbe forse fino all’abbattimento dell’inazione. Sono pur essi nostri fratelli! Fratelli non perchè destinatici da un angolo di terra comune; ma perchè posseggono, come noi, un corpo ed un’anima; un pensiero ed una volontà. Fratelli benchè sconosciuti, meglio ignorati; fratelli per quel grido ribelle che da noi s’alza e protesta contro le loro sofferenze: fratelli per quella voce benevola e pietosa la quale, dai penetrali segreti del nostro io, piange di pietà e di -dea