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60 IL BUON CUORE


gere all’uso della ragiofie che si spiega, che si attua. E’ allora che vien dato il sacramento che porta in sè appunto il carattere di lotta, è allora che nel sacra’ mento della Confermazione diventiamo soldati di Gesù Cristo. Con questo titolo noi ci affacciamo alla responsabilità della vita; è questa la missione alla quale ci chiama Iddio.

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Dopo quaranta giorni di digiuno, Gesù Cristo ebbe fame. Noi non siamo angeli. Siamo chiamati a divenirlo, ma ora non lo siamo; ora siamo anime unite ad un corpo: noi non possiamo prescindere dai bisogni del corpo: l’avvertimento deve essere nel non permettere che nel nostro giudizio e nella nostra vita pratica le esigenze del corpo debbano essere soddisfatte prima, e considerate di maggior importanza che non siano quelle dell’anima. Cristo sentì gli stimoli della fame, ma prima digiunò; prima si raccolse nella solitudine e nella preghiera; pensò prima ad alimentare la vita dell’anima;’ alla vita del corpo pensò poi. Sta qui la grande differenza della concezione della vita tra la religione ed il mondo. Il mondo, sentendosi sotto l’impero d’elle esigenze della vita del corpo, dinnanzi allo spettacolo dei beni materiali che lo circondano, e che rappresentano a un tempo uno stimolo ed una soddisfazione, arriva a persuadersi che tutta la vita sia lì, e alla vita materiale subordina fogni altro triteresse. Quando il corpo si accorge di rappresentare la medesima preoccupazione dell’uomo, si forma allora quella schiera infinita degli adoratori della carne, che San Paolo definì con una frase energica e quasi brutale, quorum Deus venter est, raccogliendo sotto questa frase tutta la serie delle crapule e delle dissolutezze volgari o rafr finate, che costituiscono la vita del mondo. La tentazione è grave, perchè ha principio in una giusta esigenza, ed è provocata dall’esempio si può dire universale: è giusta l’esigenza della conservazione della vita col cibo, è giusta l’esigenza della riproduzione della vita colla famiglia: ma bisogna vegliare perchè queste due esigenze non oltrepassino il limite del bisogno e del dovere. Al di qua c’è la sobrietà e l’amore vero e santo; al di là c’è la crapula e la dissolutezza. E’ nella soddisfazione di un giusto bisogno che il demonio si insinua per la prima tentàzione. Se tu sei figlio di Dio, dice il demonio a Cristo, di’ a queste pietre che diventino pane. Non si può negare che questa proposta sia cortese, ispirata dall’amore verso Cristo, dalla stima nella virtù e nel potere di Cristo. Quante tentazioni sono incominciate in questo modo! Sono anzi queste le più seducenti, le più fatali! La proposta diretta di • un atto, che apparisse, evidentemente, una colpa, farebbe arretrare; bisogna incominciare con proposte che rivestano un carattere di interessamento e di stima: il demonio sa quanto efficacemente riesca a suoi scopi questo sistema: lo ha provato, e quanto bene gli è riuscito, coi nostri

infelici ptogenitori, là, nel paradiso terrestre: mangiate; diverrete simili a Dio! Il secondo Adamo ripara colla sua franca re’ sistema la debolezza del primo. Cristo non nega la necessità di alimentare convenientemente il corpo: panem nostrum quotidianum da nobis hodie; ma afferma altamente che oltre il pane materiale del, corpo, più importante di esso, è il pane spirituale dell’anima, rappresentato spiritualmente dalla parola di Dio, luce, guida, vita dell’anima. E’ l’affermazione solenne dell’ordine spirituale di fronte all’ordine materiale: al mondo, che non pensa che al secondo, al mondo che pone le sue compiacenze e le sue speranze nelle cose materiali, al materialismo invadente, imperante, Cristo oppone l’autorevole afferma’ zione della esistenza, della spiritualità, della eccellenza dell’anima. E’ la prima tentazione che ci vien fatta; è la prima lotta che dobbiamo sostenere: non sgomentiamoci: chi cí precede ha detto: ego vici nzundum: la sua vittoria sarà pur la nostra.

Allora il demonio portò Cristo nella città santa di Gerusalemme, e lo posò sul pinnacolo del Tempio. E’ la tentazione dell’orgoglio, l’andare in alto, credere di essere in alto, non soltanto nelle cognizioni che riguardano la natura, ma in quelle pure che riguardano ’la religione; è il razionalismo, che giudica superbamente tutto, non escluse le verità e i fatti della rivelazione divina, è un pretendere che Dio faccia, e insegni, non quello che vuol lui, ma quello che piace a noi. Se tu sei figlio di Dio, dice il demonio a Cristo, gettati giù dal Tempio, ed egli, come sta scritto, manderà i suoi Angeli e ti sosterranno, e tu non inciamperai. Pare un’affermazione di fede in Dio, quasi un’ostentazione di fiducia nella sua potenza e nel suo amore. Dove è l’orgoglio? E’ nel non seguire l’ordine di ragione, è nella pretesa di fare più di quello che l’uomo possa fare, o di imporre a Dio che operi lui in vece di noi. Pare umiltà, ed ’è orgoglio del la specie più raffinata, orgoglio che si riscontra non soltanto nelle persone che dicono di seguire solo la ragione, ma anche in quelle che dicono e credono di seguire la fede. Cristo risponde, e ci dà la formula giusta per confutare questo doppio orgoglio: sta anche scritto: non tenterai il Signore Lddio tuo. All’orgoglio dell’uomo razionalista, Cristo dice: non tenterai il Signore Iddio tuo, col voler restringere nell’ambito del-. le tue cognizioni le sue dottrine e i suoi misteri, col voler piegare a seconda de’ tuoi voleri le norme della sua Provvidenza. E’ Dio -che è sopra di te, non sei tu che sia. sopra di lui. -- E all’orgoglio dell’uomo di fede, che dice di volersi inspirare solo alle disposizioni di Dio, Cristo risponde: non tentare il• Signore Iddio tuo, nel pretendere ch’egli corregga le fatali conseguenze dei tuoi errori e delle tue imprudenze; non pretendere che egli agisca dove tu dovresti e potresti agire, non pretendere che egli faccia dei