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28 IL BUON CUORE


Pensieri.

Gli orizzonti della fede sono immensi. E’ facile il_ comprenderlo; sono gli orizzonti di Dio. Questo riflesso ci corse alla mente nel leggere il Vangelo dell’3dierna Domenica. A prima impressione la parabola del padre di famiglia che invita i lavoratori a lavorare nella sua vigna, é dà loro la mercede, per alcuni pattuita, per altri in proporzione della sua bontà, rappresenta una scena semplice, comune: in realtà sotto questa parabola ricordansi i punti fondamentali dei rapporti di Dio coll’uomo, e appare intero l’ordine supremo della Provvidenza nel governo del mondo morale. E’ il concetto di Dio nel suo carattere preferito: Padre. E’ il concetto dell’uomo nell’esercizio della sua vita: lavoro. E’ il concetto del compenso che spetta di diritto all’uomo pel suo lavoro: giustizia. E’ il concetto del compenso che Dio si riserba di dare all’uomo in più del suo diritto: bontà.

Dio creatore, è padrone, è legislatore, è giudice. Ottesti attributi nascono dall’a sua natura e da’ suoi rapporti coll’itomo. Egli li ha esercitati e li eserciterà., Era padrone quando nel paradiso terrestre ingiungeva ad Adamo ed Eva che non mangiassero del frutto dell’albero della scienza del bene e del male; pena, se se mangiassero, la morte. Era legislatore, e legislatore autorevole fra i tuoni ed i fulmini sul Monte Sinai. tanto che. il popolo Ebreo, atterrito, pregava Mosè, nel proporre le leggi., che parlasse lui e non Dio. Sarà giudice nel Giudizio universale, e il suo aspetto, dolce coi buoni, sarà così ’terribile ai cattivi, che, per non sostenerlo, chiederanno ai monti di rovesciarsi sopra di loro. e seppelirli. Non è questo il carattere da Dio preferito. Quel giorno che egli vide il suo Figlio divino disteso sulla terra, che lo vide confuso cogli uomini divenuti suoi fratelli, per esprimere la verità, trovò che a lui non poteva convenire più che un Dirne solo, il nome di padre. E’ il dolce nome col quale Cristo ce lo preSenta nell’odierno Vangelo. Non è un nome sfuggito a modo di’iperbole dal labbro di Cristo; è il nome abituale sul suo labbro per indicare Dio. E nel chiamare suo padre Iddio associa noi con lui: quando vuole insegnarci a pregar Dio, come è bello, come è caro, come è soave il nome che ci pone sulle labbra; come par fatto apposta per destare in noi, per far esprimere a noi un’immensa fiducia: Padre nostro, che sei nel cielo! ’ E’ con questo nome oramai che noi dobbiamo chiamare Dio. • Questo nome, nell’odierno Vangelo, ad affermarsi ’maggiormente, ha un soave complemento: è un padre di famiglia. Non é un padre qualunque, un padre che pago, torne molti, di aver dato ai figli la vita, poco si cura dei loro bisogni, della loro educazione: no; è un padre che vive con essi, per essi, che fa propria con sè la loro vita. Per comprovare che

un padre è buono, che ’una madre è buona, nel linguaggio comune non ’si crede di trovare frase più espressiva, più perSuasiva di questa: è un buon padre di fdiniglia; è una buona madre di famiglia. NtRii conosciamo un popolo, che a dar risalto alle virtù della sua amata Regina, a rimarcare ciò che in Lei è degno del maggior rispetto e della maggior stima, a darle un pregio che vale da solo tutti i pregi, suole ripetere questa frase, accetta a chi la dice e a chi l’ascolta: che -buona madre di faMiglia! E’ col più bel nome della terra che vuoi essere chiamato, a nostro riguardo, colui che è Dio nel cielo!

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E che siamo noi con lui? Quale è il concetto che deve caratterizzare l’esercizio della nostra vita con la’ Ce lo dice l’odierno vangelo: il lavóro. Noi siamo al mondo per lavorare. Il lavoro rappresenta la chiamata di Dio, e di Dio padre: chiamata di Dio, ii lavoro ’è dovere, è dignità; chiamata di Dio padre: il lavoro è favore, è vantaggio. Iddio ci chiama a lavorare nella vigna sua. Qùale è la sua vigna? La vigna di Dio è rappresentata da due ordini che si completano e perfezionano a vicenda, l’ordine della natura, l’ordine della grazia, due ordini che formano due società in una, la società civile, la società religiosa, e, unite insieme, la società cristiana. Missione, sublime, noi dobbiamo lavorare in questi due ordini. • Dobbiamo lavorare nell’ordine naturale. L’ordine naturale è rappresentato da tre elementi essenziali, l’individuo, la famiglia, la società. Il primo dovere è il lavoro nel perfezionare noi stessi, negli elementi che ci costituiscono, l’anima, il corpo. Perfezionare l’anima nell’arricchire l’intelligenza di cognizioni varie, utili, utili per noi, per gli altri; nel destare, nell’inrobustire la nostra volontà, con sentimenti, con propositi, con intenti ’nobili, elevati, generosi; perfezionare il corpo, col tenere da noi lontano ciò che ne comprometta la salute, la robustezza, occuparci in quegli esercizi che ne accrescono, ne conservano le forze, condizione tanto importante e necessaria per continuare il bene ’per noi e per gli altri, ’praticando il noto adagio di sapienza, non solo umana, ma divina: mens sana in corpore sano. -- Il secondo dovere sono i doveri di famiglia, i doveri di genitori, di figli, di servi. I doveri dei genitbri che cominciano ad amarsi fra.di loro di amore intimo, fedele, paziente, generoso, costante, per ipensarc poi al sostentamento ed alla educazione dei figli. I doveri dei figli che pongono il loro studio nell’amare, nell’ubbidire, nel rispettare, nell’aiutare i genitori. i genitori quando son giovani, più ancora quando son vecchi, e chiedono a noi le cure che giovani essi hanno usate con noi. I doveri dei servi, complemento dei doveri di famiglia, umili nel loro esercizio, ma nobili nella loro necessità, e nella dignità dei sentimenti con cui possono e devono esercitarsi. — Il ter