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2 IL BUON CUORE



cielo, ad osservare una bella coppia stellare: Milzar Alkor, nella costellazione dell’Orsa Maggiore. Vedo due- puntini luminosissimi t nitidi, l’uno poco distante dall’altro, 4ei quali quello più a nord è a sua volta accompagnato da un’altra piccola stella. Ecco ora le Pleiadi, il famoso e classico gruppo di stelle. conosciuto pur dagli agricoltori. Esso si ed Algol, la trova a mezza via tra le stelle Aldebaran _ celebre variabile. I contadini chiamano questo gruppo la Pulcinaia, ovvero la gallina con i suoi pulcini. Anche questo gruppo, visto nel campo del cannocchiale, costituisce uno spettacolo sorprendente. Il prof. Emanuelli mi annunzia che, quale ultimo numero... del programma, mi farà vedere un gruppo di stelle nella costellazione del Perseo. lie stelle piP lontane.

’ Immaginate un formicaio di piccole stelle, le une vicine alle altre, splendenti e nitide. Chi mai potrebbe contarle? Quelle piccole stelle sono altrettanti soli, forse circondati da pianeti come il nostro bel sole, che potranno forse avere degli abitanti che noi non supponiamo e con i quali certamente non avremo mai nulla da dire sulla vita! Cosa ci deve apparire questa minuscola nostra terra, di cui siamo tanto orgogliosi, quando la mente spazi per un poco, come in un’oasi dello spirito, in questa immensa visione di bellezze di meraviglie? Siamo usciti sul piccolos terrazzo che circonda il padiglione: il cielo è trapunta più che mai di stelle che l’occhio non si stanca mai di contemplare, dopo che per un attimo ha potuto se non comprenderne in. dovinarne la grandezza. — Quella stella — mi dice l’amica voce della guida cortese quasi per accrescermi le impressioni che mi turbinano nella mente — è Vega: eccola là situata quasi al disotto dello zenit, quella laggiù Arturo: quella da presso la costellazione di Perseo è Capella la quale dista dalla terra 257 trilioni di chilometri. La sua luce impiega circa 27 anni prima di giungere a noi, pur viaggiando con la velocità di 300.000 chilometri al minuto secondo. Ma questa è una delle stelle più vicine: le più lontane sono talmente distanti dalla terra che la loro luce impiega qualche milione di anni prima di arrivare nel nostro globo; di modo che, se una di esse, per esempio, si spegnesse in questo istante, noi la vedremmo risplendere ugualmente ed i nostri posteri pure la vedrebbero per migliaia e migliaia di anni ancora, fino a che l’ultimo raggio partito dalla stella in questo momento non fosse arrivato alla terra....

Sono al termine della mia visita notturna alla Specola Vaticana, che mi ha lasciato cosi incancellabili impressioni. La notte avanza rapidamente: la città eterna che scintilla ai miei piedi delle sue mille luci gaie, si è fatta ora silenziosa. Solo dalla sottostante Valle dell’Inferno sale di tanto in tanto, a rompere il silenzio misterioso, il canto stridulo d’un qualche carrettiere vagante nella notte.

Scendo dalla Specola in compagnia del prof. Emanuelli, al quale rivolgo i più vivi ringraziamenti per l’amabile cortesia usatami. E, attraverso il cortile di S. Damaso, esco sulla piazza di S. Pietro deserta: eccomi nuovamente solo, a tu per tu con le stelle, con l-,ouali però ora-ho acquistato una certa famigliarità. LELIO ANTONIONI.


"Auspice Te!

Eminenza, E’ sacra l’attuale cerimonia, sacra a rito santo: alla venuta Vostra nella Cattedra ’di AMbrogio e di Carlo, quattro lustri or fanno appunto, Principe dì Santa Chiesa, acclamato Antiste della nostra Dioce,si, csannati le turbe pie, benedicenti al fausto avvento, da Voi paternamente benedette; sacra a commemorare la fondazione di Questa Casa, il sessantennio pasato, Madre di molte Case Marcelliniane -nella nostra Città e in altre d’Italia, e in Francia e e nelle Arneriche, tutte fatte segno al plauso universale; sacra commembrazione della dedicazione di tutta là Pia Famiglia della Vergine, l’anno decimo dalla proclamazione del domma della Immacolata Concezione: «Dal padre dei lumi, illustrato con la suprema dignità del suo spirito e col divino alito ispirato:! gloria del suo santo nome, onore a Maria e utilità della Chiesa». (*). Epperò, Ottime Suore, altamente lusingato di co_nribuire alle onoranze e al gaudio delle menti e de’ cuori, in un’occasione tanto solenne, invito che accettai quale anziano del personale insegnante esterno, in queste loro Scuole Superiori, che cosa mai, io, maestro di lettere umane, che posa potrei aggiungere, alla santa ed ispirata parola del Reverendissimo Monsignore Dottor Ermenegildo Pogliani, teste udita? unica parola che a tanto tripudio si addicesse, parola dell’uomo di Dio! Ma, da che appunto non è cotest’ora, e non è proprio questa un’aula d’accademia, sibbene è ritrovo d’anime, in un devòto rinnovellarsi di assensi, in un canto di grazie a Colei, che, Madre d’Infinito Bene, che Regina del mondo, che vate a Sè stessa di gloria: Dio lodando, sclamiò": Tutte le genti Mi chianieran beata! perchè «io, soltanto, pur traboccando a me nel cuore il culto-- qual io mi sia! — di Te, Maria, vorrò deh! lo potrei? — appartarmi, ed anche venir meno ad una promessa fatta e rinnovata, con tanta esultanza di Fede e di tenerezza mistica? O Regina delle Vergini, non pur tra le Variopinte ed olezzan(ir) Lettera Enciclica ai Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi di tutto l’orbe cattolico. Gaeta, 2 Febbraio 1849.

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