Pagina:Il buon cuore - Anno XIII, n. 42 - 24 dicembre 1914.pdf/19


il buon cuore 347

ti sia con parecchi rappresentanti dell’autorità, che gli raccomandavan prudenza... per salvare la pelle; sia con burbanzosi militi della guardia nazionale, che credettero d’imporgli con delle proteste e con minaccie di sollevazione. Il commissario del Triumvirato rincorò gli uni, licenziò sdegnosamente gli altri, avvertendoli che la voce paura non esisteva nel suo dizionario, nè egli avrebbe mai tollerato si menomassero i poteri conferitogli dal governo centrale, a cui solo intendeva render conto. La sedizione della plebe anconetana, che si annunciava inevitabile per gli arresti dei facinorosi, non si verificò nè punto nè poco: bastò, a soffocare ogni velleità di rivolta, l’ordine daío ad un capitano di artiglieria di dirigere occorrendo qualche cannonata a mitraglia verso Borgo Pio (ricettacolo dei più esaltati). Nessuno degli accoltellatori arrestati tentò recalcitrare alla forza pubblica:.prova evidente, osserva Orsini, che chi vibra a tradimento le pugnalate nell’ombra, non ha poi il coraggio di affrontare la morte alla luce del sole! Orsini estese anche alla provincia la sua autorità seni dittatoria; minacciò di destituzione parecchi alti ’funZionari (fra cui il fratello di Gacomo Leopardi, direttore delle poste) che trascuravano nè adempievano all’obbligo della residenza.

“Mandai subito ordine che si recassero al loro dovere, sotto pena d’immediata destituzione. Obbedirono.» I funzionari pubblici che volessero esimersi dal, l’incarico pericolóso di seder come giudici nelle corti marziali, furono• avvertiti che la lettera di nomina equivaleva ad una «destituzione dall’impiego» in caso di rifiuto. Per un altro importante episodio si, distinse la missione d’Orsini in Ancona. «Mi trovai pure in obbligo (verbale 3 febbraio) di tenere i fratelli di mons. Bedini e i coniugi Arsigli ( io) tutti di Sinigaglia in custodia, per la sicurezza loro poiché fuggivano le minaccie degli assassini di Sinigaglia: e di tenerli anche in ostaggio per la liberazione del Conte Aldovrandi di Bologna, il quale nell’assalto dato dagli austriaci alla medesima città, essendosi recato al campo come parlamentario fu rattenuto contro il diritto delle genti da mons. Bedini, commissario del pontefice al campo austriaco, come prigioniero. Il Conte Aldovrandi fu subito posto in libertà: e il maresciallo Wimpffen recatosi all’assedio di Ancona mandò subito al comando della fortezza l’atto di sua liberazione. In seguito di che furono restituiti i fratelli Bedini ed i coniugi Arsigli: ma io avevo già lasciato Ancona da parecchi giorni, e mi ero recato a Roma.»

(I) Dal volume Felice-Orsini di Alessandro,Luzio uscito quest’anno coi tipi della Casa Editrice L. F. Cogliatr (L. 4.75) 11 turpe scherano, che la caduta di Roma salvò dalla giustizia della Repubblica. In M. a. A. p. 95 Orsini narra un diverbio avuto più tardi a Genova con lo Zambianchi, che gli rimproverava di non aver agito... da liberale L.. Verbale 3 febbraio. Per opera di Garibaldi, che Mazzini perciò disgustato redarguì, biasimandone l’improvvido ottimismo: cfr. la mia conferenza su Mazzini (Milano, Treves, 1905, p. 144). Lo Zambianchi gli disse che solo per miracolo, non essendo esplosa la capsula d’una pistola, Orsini era sfuggito ad un attentato predisposto contro lui, da parte dei fautori degli assassini anconetani. Beghelli, La Repubblica romana del 1849, •Lodi, 1874, vol. 11 p. 13. Anche il Bonopera, Sinigaglia nel 1848-49 e il processo di Gerolamo Simoncelli, lesi, tip. lesina, 1912, vol. 1, p. 13, ammette che i due eccellenti Commissari «male si apposero anche per consiglio di qualche buono» nel voler soffocare il male «più con la persuasione che con la repressione». Tra i documenti (vol. Il, p. 234) riporta una interessante lettera di G. B. Niccolini, che, mentre inveiva con parole di fuoco contro l’organizzazione dell’assassinio, suggeriva di «rimettere le cose in ordine» più «con le insinuazioni, con le amicizie che con l’autorità»!!! Nel Bonopera si possono trovare già riferiti i brani più notevoli delle opere precedenti che parlano della missione Orsini in Ancona: il Del Vecchio (fase. 13 de’ Documenti della guerra Santa); C. A. Vecchi (Storia di due anni, 1848-49); il Gabussi (Memorie per servire alla storia della rivoluzione degli Stati romani, ecc.) Il Bonopera trascura soltanto i volumi del Beghelli, forse i più importanti per la loro impronta di apologia diretta del Mattini e del San Beghelli, II, 16-18. In M. a. A., p. 81, riferisce Orsini che, sdegnato per l’uccisione d’un prete irlandese, il governo britannico minacciava estreme misure contro la canaglia d’Ancona, con una nave da guerra. ( 9) Orsini, nelle Memorie italiane, sorvola sull’opera sua nel 48-49; ma è strano che rimproveri Mazzini di avergli dato la facoltà di ricorrere allo stato d’assedio: «formole del vecchio dispotismo, che non si sarebbero dovute mai usare» (p. 84). Tanto l’ira contro il Mazzini lo rendeva ingiusto e... smemorato della •vera responsabilità che s’era addossato, nobilmente, egli stesso. (IO) Cfr. Lettere ed. e ined. di F. Orsini, G. Mazzini, G. Garibaldi, ecc., Milano, Sanvito, 1862: p. 418. Tutti gli atti concernenti la missione d’Ancona son tradotti in inglese, in M. a. A.; parte, intercalati nel testo; parte, prodotti tra documenti di appendice. Non m’è riuscito di vedere l’opuscolo raro: Memorie e documenti intorno al governo della repubblica romana per Felice Orsini, Nizza, tip. Caisson e Compagnia, 1850, recante l’epigrafe «cui non piace la verità non legga queste pagine». Il suo contenuto però ci è rappresentato, ad esuberanza, dalle altre pubblicazioni successive di Orsini. (Ne possiede un esemplare la V. Emanuele di Roma). (I I) Nipote di Pio IX: soggiunge in M. a. A., p. 89; cfr. Bonopera, vol. I, p. 45 sg.; vol. Il, p. 206 sg.