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dustriae et religioni dicatum. Come a tanti altri — fra essi il dottor Mauser, l’inventore ed il fabbrica’ tore dei celebri fucili omonimi -- così anche al Brandts, lo scoppio del Kulturkampf additò la via giusta da seguire nel campo politico religioso; e gl’insegnamenti di mons. Ketteler, giunti a sua cognizione, e da lui studiati con intelletto e cuore, tracciarono la giusta via da seguire nel campo economico sociale. L’elevazione della classe operaia su base cristiana gli parve missione da abbracciare con animo risoluto e vi si diede con tutte le forze. Indusse altri industriali di sensi affini a fare altrettanto, e con essi istituì l’associazione Arbeiterwohl (Bene dell’operaio), chiamandone a segretario da Roma, dove aveva compiuto gli’ studi di perfezionamento, il sacerdote dottor Hitze, cui un libro su Lovoro e capitalismo aveva procurato fama molto discussa negli ambienti manchesteriani. Le opinioni, o meglio, le convinzioni dell’Hitze rispondevano pienamente a quelle del Brandts. L’Arbeiterwohl acquistò influenza e si fece largo, e più tardi scese in campo ancor più ampio, col titolo di «Società per il bene comune» ed ebbe parte non piccola nella fioritura splendida delle opere sociali che di Miinchen-Gladbach fecero — come già ho accennato — il cuore dell’azione economica cristiana in Germania.

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Il grande, l’imperituro merito di Franz Brandts consisteva nell’aver dimostrato come si possa far camminare di pari passo l’abilità commerciale ed industriale coll’affetto profondo e l’interessamento continuo, non solo d’ogni giorno, ma d’ogni ora, per il movimento cattolico, per l’azione a vantaggio morale e religioso degli individui e della società. Tale unione era avverata nella sua casa istessa, in quel quartiere che - a più d’un riguardo ricorda la Val de Bois di Leone Harmel. Al pianterreno il giardino d’infanzia pei figli degli operai; nel semisotterraneo la grande cucina per gli operai e le operaie, cui la lontananza dalle loro dimore rende malcomodo il ritorno a pranzo e li fianco al giardino d’infanzia lo spazioso refettorio. L’appartamento del Brandts e della sua famiglia, al primo piano. St. Josephshaus (’Casa di San Giuseppe), il nome dell’edifizio simboleggiante così suggestivamente l’armonia sociale ch’è lo scopo fondamentale dell’azione economico-cristiana. Lo schiamazzo dei ragazzi in ricreazione non ha mai urtato i nervi dell’industriale cattolico; l’andirivieni dei lavoratori non turbò mai minimamente i colloqui che quasi ogni giorno egli aveva con dotti e magistrati di Germania e d’altri paesi che a lui venivano. per informazioni e consigli. Il vasto parco ombroso era sempre aperto a tutti: una passeggiata pubblica preferita. Neppur l’ombra dell’egoismo, anche più legittimo, velava lo splendore sempre sorridente di quella casa e di quella contrada. Franz Brandts appartenne per più di trent’anni alla magistratura cittadina e fu rappresentante del

popolo esemplare; non ambì mai, invece, le cariche di deputato al Landtag od al Reichstag. Eppure era stoffa di politico e di parlamentare di prim’ordine. Bastava vedere la speditezia con cui disimpegnava ogni suo ufficio e le sue funzioni di presidente del Venksvercin e dei altre associazioni cattoliche. Carpe horarn, il suo motto: fatti, fatti e poi fatti ancora, il suo programma. Alle proteste preferiva l’azione; non comprendeva ancora, come in tanto bisogno di conquistar terreno per esercitare la migliore e maggior influenza nella vita pubblica, ci sia chi predichi lo starsi in disparte per tema di essere travolto; si scenda animosi nella pugna, ma naturalmente nulla si tralasci, prima, di quanto occorre di cognizioni, di mezzi e di armi per evitare sconfitte e riportar vittoria. Un uomo, insomma, interamente del suo tempo, che nessuna difficoltà poteva trattenere dal compiere il suo dovere, e che come dovere principalissimo considerava il riacquisto ai cattolici, in seno alla società presente. del posto che loro spetta per l’onore della bandiera e pel vantaggio della causa. Schivava gli onori. Rifiutò ripetutamente la dignità di consigliere di commercio offertagli e per aver la quale tantissimi altri spendono decine di migliaia di marchi; non nascose però la grata impressione avuta quando, istituito dal re ed imperatore l’ordine di Guglielmo egli fu tra i primissimi cui venisse conferito; e ciò non tanto per l’onore che a lui ne venisse quanto per la considerazione onde si avvantaggiava la causa alla quale egli si era consacrato. Leone XIII lo creò commendatore di San Gregorio Magno, ma il gran pubblico non ha saputo di tale onorificenza che ora, dopo la sua morte, avvenuta a quasi ottant’anni: egli li avrebbe compiuti il 12 novembre prossimo. Imperatore e Papa rendevano con ciò omaggio all’uomo i cui consigli e la cui opera, pur senza parere, erano,stati «pars magna» nella legislazione sociale e nei provvedimenti sociali che tant’altro avevano portato la Germania. Franz Brandts è morto mentre l’immane guerra scatenatasi sull’Europa devastante anche tratti dell’Asia e dell’Africa, sembra aver sospeso il battito dell’opera principe della vita sua il «Volksverein.» Ma sospensione non è rovina. Io son convinto che, passata la bufera orrenda — e voglia il Cielo che per opera specialmente di Papà Benedetto e dell’Italia penetrata della sua missione nel momento tremendo attuale, passi presto — il polso del «Volksverein» tornerà a battere più vivace e vigoroso di prima. Anche ora nel fervore della guerra, i cattolici di Germania formati alla scuola della quale il Brandts era uno dei maestri più influenti, danno prova di saper tenere con onore il loro posto. Lo riprenderanno con maggior slancio nella pienezza della vita civile, quando l’iride di pace sarà tornata sull’orizzonte, e nel riprenderlo guarderanno riconoscenti al ritratto di Franz Brandts; esso ricorderà sempre loro, nella via del progresso sociale secondo lo spirito del cristianesimo non darsi mai sosta. MONDADA.