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età corrotta, in una casa principesca corrottissima. Non commise mai alcuna colpa, fosse pur leggerissima, contro la virtù della purità: parve anzi quasi esagerato nel modo di custodire questa virtù. O giovani, che passerete di qui, aprite il vostro cuore alle sante ispirazioni-del suo esempio,.e, se la tentazione si aggirasse intprnin di voi, pregate S. Luigi che vi aiuti a conservare una virtù che gli fu tanto cara, da meritargli il titolo di Angelo. in carne.

La rinuncia ai beni del inondo. Tutti desidetano di star bene, di migliorare la propria condizione: è un desiderio naturale. Voi, qui a Colico, avete una tradizione d’emigrare in altri paesi, d’andare specialmente in America a far fortuna. E molti ritornano colla fortuna fatta. Fanno del bene a sè, possono far del bene agli altri. Ma questa smania del far fortuna, quasi solo nei beni terreni fosse la felicità, porta degli inconvenienti. Molti che potrebbero far la fortuna qui,.vanno a trovar la fame, la morte, la perdita della salute, della fede, bene ancor maggiore della salute. Cercate di star bene, ma non esagerate: non spregiate la vita modesta, tranquilla, che potete aver qui, per correre dietro i fanta.s.tni della ricchezza. Guardate Luigi era ricco, era principe: poteva godersela in tutti i modi, esser felice, secondo il mondo. Eppure, lascia il mondo, i comodi di una vita principesca, e si ritira in un chiostro a pregare e far penitenza. Vile, umana grandezza, a che mi tenti? A che uno scettro, a che mi mostri un trono? Sono parole che gli inette in bocca il poeta, Vincenzo Monti. • Mi pare che Luigi fosse preso da quel disdegno contro i comodi della vita da cui fu preso il Pastore ricordato dal Tasso, che cosi narra ad Erminia il suo passato. Qtfi, in mezzo ai campi, vien bene questo racconto. Tempo fu già quando l’uotn.più vaneggia Nell’età prima che ebbi altro desio,.E disdegnai di pasturar la greggi-a E fuggii del paese a me natio: E vissi in Menfi un tempo e nella reggia Fra i ministri del Re fui posto anch’io: E benchè fossi guardian degli orti, Vidi e conobbi pur le inique sorti. E lusingato da speranza ardita Soffrii lunga stagion ciò che più spiace: Ma poi che insieme coll’età fiorita Mancò la speme e la baldanza audace Piansi i riposi di questa umil vita, E sospirai la mia perduta pace.: E dissi: o Menfi, addio: così agli amici Boschi tornando, ho tratto i di felici. Luigi, a far la rinuncia del mondo, non aspettò.di far l’esperienza del mondo: ne comprese subi to la vanità: pose per programma della sua vita: la stupenda frase, spesso da lui ripetuta: non è grande se non quello che è eterno.

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E’ stato dunque un egoista? Lo dice bene il inondo talvolta contro le persone religiose, che non pensano che a sè; e, dopo aver condannato la religione perchè colla sua penitenza rende la vita uggiosa, la condmannano poi perchè favorisce la vita tranquilla e allegra, quasi fosse vita oziosa e ghiottona. Luigi rinuncia ai comodi del mondo, ma per incontrarne i pericoli e i sacrifici: lascia il mondo nei comodi, per ritornare poi nel mondo a soccorrerlo ne’ suoi bisogni. Egli è a Roma novizio nella Casa dei Gesuiti: scoppia la peste. Potete immaginare lo sgomento generale all’apparire del morbo, allora specialmente che mancavano le difese, ora preparate dalla scienza. Chi si nasconde, chi fugge. I religiosi Gesuiti decidono di dedicarsi all’assistenza degli appestati. Luigi è gracile di salute e ì suoi Superiori non pensano neanche di slanciarlo a quella cura faticosa, pericolosa. Ci pensa ben lui: va dai Superiori e chiede e tanto insiste di essere mandato fra gli appestati che i Superiori cedono. Ecco i sublimi egoismi della religione, della carità! Luigi, nell’assistere gli appestati, contrae la febbre della peste, e a 23 anni, muore! Quest’ultimo atto della sua vita si potrebbe, in un certo senso, chiamare l’atto caratteristico, riassuntivo della sua vita. Un distinto scit!rore milanese, incaricato di fare una statura di S. Luigi che lo ritraesse nel punto più culminante della sua vita, scolpì W Santo nell’atteggiamento di raccogliere un giovane appestato.

Per timore che l’umido della Cappelletta, appena restaurata, entrando nella stagione invernale, potesse danneggiare la statua, Lino alla stagione primaverile la statua verrà riportata e custodita nella Chiesa parrocchiale. Nel frattempo, perchè la Cappelletta non resti priva di un emblema religioso, sulla parete dell’altare verrà appesa un’immagine della Madonna di Lezzeno’: quest’immagine della Madonna non è senza rapporti con questa Cappelletta: la,Mradonna di Lezzeno è la Madonna del celebre Santuario di Bellano, patria a un tempo di chi è proprietario e del restauratore della Cappella. La Madonna poi ha un’intima relazione con S. Luigi: la divozione alla Madonna si può dire l’in, )iratrice e la tutela delle sue virtù. In Firenze, io mi sono inginocchiato dinnanzi all’immagine della Madonna nella Chiesa dell’Annunciata: è ai piedi di quell’altare che Luigi, a 9 anni, fece il voto di virginità: il fiore della virtù che Luigi collocò su quell’altare non fu più tolto via da lui: non fu tolto che dagli Angeli, che lo trovarono intatto alla morte di Luigi e lo portarono in cielo" - Maria, Luigi, purità;