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golesi no; quel che resta non può essere considerato che come un primo periodo di maturazione del suo ingegno, sino allo «Stabat» il quale inizia, e purtroppo compiè, periodo della maturità. Non mai la morte compì opera di maggiore devastazione. Mentre in Gemania il culto della forma si andava sviluppando rapidamente per opera dei sinfonisti e degli scrittori di cembalo, quali i figli di Sebastiano Bach, e si preparava la riforma gigantesca di Cristoforo Gluck nel campo drammatico teatrale, e in Italia l’èra dei sinfOnisti si iniziava,coi due Sanmartini. il Locatelli, il Porpora; Pergolesi avrebbe potuto sviluppare chi sa quanti germi della sua produttività e rappresentare chissà quale fulgida eccezione in mezzo a tanto fulgore di ingegni. Ma egli moriva fanciullo e il suo «Stabat» il quale come interpretazione drammatica di testi sacri, può esser avvicinato ai salmi del grande contemporaneo Benedetto Marcello (ma con tutt’altro spirito) rimane ancora oggi come un dono votivo di morte offerto all’ammirazione e al rimpianto degli uomini. Ammirazione e rimpianto s’infuturano nel tempoche rinsalda la tempra del suo nome, vittorioso questo contro le forze nemiche, morte •e oblio, tra loro discordi. VITTORIO GUI.

Religione


Domenica seconda d’Avvento

Testo del Vangelo.

Nell’anno quintodecimo dell’iMpero di Tiberio Cesare, essendo procuratore della Giudea Ponzio Pilato, Tetrarca dela Giudea Erode, e Filippo suo fratello Tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania Tetrarca dell’Abilene; sotto i pontefici Anna e Caifa il Signore parlò a Giovanni figliuolo di Zaccaria, nel deserto. Ed egli andò per tutto il. paese intorno al Giordano, predicando il battesimo di penitenza per la remissione dei peccati, conforme sta scritto nel libro dei Sermoni di Isaia profeta: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore; raddrizzate i suoi sentieri, tutte le valli si riempiranno, e tutti i monti e le colline si abbasseranno; ed i luoghi tortuosi si raddrizzeranno; ed i malagevoli si appianeranno, e vedranno tutti gli uomini la salute di Dio. Diceva adunque (Giovanni) alle turbe, che andavano per essere da lui battezzate; Razza di vipere, chi vi ha insegnato a fuggire l’ira che vi sovrasta? Fate dunque frutti degni di penitenza e non vi mettete a dire: Abbiamo Abramo per padre. Imperocchè già anche la scure è alla radice degli alberi. Ogni albero adunque che non porta buon frutto. sarà figliata e gettato nel fuoco. E le torbe lo interrogavano, dicendo: Che

CUORE abbiamo noi dunque a fare? Ed ei rispondeva loro: c.hi ha due vesti ne dia a chi non ne ha: e il simile faccia chi ha dei commestibili. E andarono anche dei pubblicani per essere battezzati, e gli dissero: Maestro, che abbiamo da fare? Ed egli disse loro: Non esigete più di quello che vi è stato fissato. Lo interrogavano ancora i soldati dicendo: Che abbiamo da fare anso noi? Ed ei disse loro: non togliete il suo ad alcuno per forza, nè per frode, e contentatevi della vostra paga. Ma stando il popolo in aspettazione e pensando tutti in cuor loro se mai Giovanni fosse il Cristo, Giovanni risposi, e disse a tutti: Quanto a;ne, io vi battezzo con acqua, ma viene uno più possente di me, di cui non sono io degno dì sciogliere le corregge delle scarpe: Egli vi battezzerà collo Spirito Santo e col fuoco: Egli avrà alla mano la sua pala, e pulirà la sua via, e radunerà il frumento nel suo granaio, e brucerà la paglia in un fuoco inestinguibile. E molte altre cose ancora predicava al popolo istruendolo. S. LUCA, ca p 3

Pensieri. La parola di Dio venne:la Giovanni, figlio di Zaccaria; ed egli andò intorno per le rive del Giordano predicando la penitenza.e la conversione. Questo del predicare la conversione e la penitenza 4 l’ufficio dei Sacerdoti; ma quando non la predicassero i Sacerdoti, ognuno di noi dovrebbe predicarla a sè stesso. Dobbiamo vedere come Giovanni predicava la conversione, e quale importanza aveva questa predica. Giovanni predicava con efficacia grande, straordinaria. Dobbiamo dicercare il segreto di questa sua efficacia, perchè predicatori dal più al meno siamo tutti, sacerdoti, genitori, maestri. Giovanni adunqúe; predicava la penitenza. Cominciamo a metter per base che l’uomo non ama il male, il disordine, per il disordine; ma ama il male per il piacere che vi è congiunto, che da questo deriva. Evidentemente è Cosi. Se fuggiamo la virtù, non è perchè non piaécia il bene, ma perchè il bene, la virtù costano •sacrificio. E’ chiaro come il sale. Ora se il predicatore vuol operare la conversione, se vuole essere efficace, deve elidere il piacere inerente al male morale; allora soltanto riesci rà a migliorare l’uomo, e fargli amare la virtù. Questo è il segreto dell’eloquenza. Se riusciamo a ciò, la predica sarà efficacissima. Vediamo come riesciva Giovanni ad elidere il piacere annesso al male morale. Guardate, diceva Giovanni, certo voi operate il male, per il piacere che vi è congiunto, che il male vi procura. Ma badate che al male è annesso un piacere che non dura, e al contrario porta con sè un dolore più grande del piacere. Ogni albero clic non reca frutto, sarà tagliato e gettato al fuoco. E’ un paragone scelto magnificamente! Immagini stupende! Il fuoco è il più terribile dei tormenti. C’è da tremare; paragonate il pia cere che il male vi procura, ai fuoco che vi attende! E’ certo un buon argomento: par che dica Gio